Sabato 25 Ottobre 2025

Giugno per Martin sa di pride, per il cardinal Leo di Sacro Cuore

Due modi molto diversi di intendere questo mese. Per il padre gesuita ci vorrebbero gli arcobaleni in sacrestia, il porporato esorta a non confondere i simboli

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Puntuale con giugno arriva il mese dell’orgoglio Lgbtq. E con questo anche l’ennesima esortazione gay friendly di padre James Martin. Il gesuita ha infatti espressamente invitato le parrocchie a celebrare il Pride - ripubblicando un suo articolo del 2022 -, perché, afferma, «gran parte del rifiuto che le persone Lgbt hanno subito è stato motivato dal cristianesimo, o perlomeno da ciò che molti credono il cristianesimo insegni». Per padre Martin «questo mese è anche un promemoria che le persone Lgbtq sono figli di Dio amati. Il mese dell’orgoglio ricorda ai cattolici di trattare le persone Lgbtq con il “rispetto, la compassione e la sensibilità” che il Catechismo comanda», con tanto di chiese “addobbate” per l’occasione. Padre Martin precisa poi che in questo caso essere “orgogliosi” non c’entra con il peccato di vanità, bensì con i «diritti umani fondamentali. […] il diritto a vivere in sicurezza, […] di essere trattati come uguali e il diritto di essere pienamente accolti nella società». Riguardo poi alle comprensibili obiezioni di chi afferma che sia quanto meno “strano” celebrare il pride in un mese in cui i cattolici celebrano il Sacro Cuore di Gesù, Martin arriva a dire che le due cose «sono complementari. […] Il Sacro Cuore ci insegna come Gesù ama; il mese dell’orgoglio ci ricorda chi Gesù ci invita ad amare oggi», definendo «provvidenziale» la coincidenza dell’evento Lgbtq con il Sacro Cuore di Gesù ed elencando le «sorprendenti risonanze tra la storia del Sacro Cuore e la storia del mese del pride». In fondo, affermava Martin in un altro articolo, «queste commemorazioni hanno a che fare con l’amore. Il Sacro Cuore ci ricorda come Gesù amava: pienamente, apertamente, radicalmente, fino al punto di morire. […]  Anche il pride riguarda l’amore. Non semplicemente l’amore che le persone Lgbtq hanno l’una per l’altra, ma l’amore che la società ha per loro e l’amore che Dio ha per loro». Tutto chiaro… Intanto, a Toronto, il cardinale Leo scrive una lettera ai fedeli in occasione del mese del Sacro Cuore di Gesù, invitandoli a viverlo come «un promemoria che nessuno può sostituire Dio». Spiega: «Il Sacro Cuore di Gesù, inteso come una fonte di nuova vita, ci aiuta a evitare di divinizzare qualsiasi cosa in questo mondo poiché c’è solo l’unico vero Dio e l’idolatria è un viale a senso univo per la schiavitù spirituale. Il pericolo è quello di rimettere la nostra fede in un Dio impersonale e distante […]. Il risultato di questa falsa credenza è che ci permettiamo di vivere in qualsiasi modo perché alla fine non importa. Niente può essere più lontano dalla verità». Il cardinale Leo avvisa di porre attenzione ai simboli che «mostrano quali sono i nostri valori, cosa è importante per noi e come intendiamo vivere la nostra fede». Senza fare nomi di associazioni particolari, il Cardinale invita ad assicurarsi che «i simboli che usiamo siano coerenti con la nostra fede cattolica e non siano presi in prestito da forum ideologici, promossi da lobby e approvati dai movimenti politici. Dovremmo onorare e rispettare le nostre tradizioni a non compromettere l’integrità della fede usando simboli contrari alla rivelazione divida di Dio». Mentre padre James Martin vorrebbe le sagrestie dipinte di arcobaleno, noi rivolgiamo a ogni cattolico l’invito  del Cardinale canadese a non far nostri simboli «alla moda, fuorvianti e inadeguati» che contribuiscono a creare «confusione, distorsioni e ambiguità su ciò che la fede cattolica insegna veramente riguardato alla persona umana, alla natura umana e alla legge morale naturale». (Foto: Screenshot America - The Jesuit Review, YouTube/Imagoeconomica) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA! 

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