Sabato 25 Ottobre 2025

C’è voglia di figli ma non le condizioni? «Non banalizziamo», replica Morresi

La vocazione alle genitorialità in Italia c’è, secondo la Fondazione per la Natalità. Ma i dati vanno presi con le molle

Progetto senza titolo - 2025-06-04T092208.327
Secondo il Dossier 2025 Cambiare Paese o cambiare il Paese: dai numeri alla realtà - prodotto dalla Fondazione per la Natalità in collaborazione con Istat, e presentato all’università Luiss Guido Carli di Roma - in Italia si fanno sempre meno figli, ma non manca la vocazione a diventare genitori bensì le condizioni materiali per realizzare tale vocazione. Una lettura criticata da Assuntina Morresi, moglie, mamma, docente universitaria e componente del Comitato nazionale di Bioetica che, peraltro, ha scritto un contributo sul nuovo numero di giugno del nostro mensile, che ha già invitato ad evitare semplificazioni economiciste sulla denatalità. A seguire, le considerazioni critiche della professoressa Morresi. ***** Leggo surreali commenti ai dati presentati dalla Fondazione Natalità in collaborazione con ISTAT, secondo i quali il 70% dei giovani vorrebbe figli in Italia (e fra questi l’80% due o più) ma non può farlo per il rischio di povertà.  Quindi, secondo questi “esperti”, la nostra è una nazione affamata di bambini, che ne vorrebbe spasmodicamente fare tanti ma non se lo può permettere economicamente. Dovrebbe essere evidente a tutti che non è così. Basta leggere a questo link, ad esempio, la classifica del tasso di natalità nelle province italiane, dove la prima è Bolzano, e poi, in ordine, abbiamo Caserta, Napoli, Ragusa, Catania, Reggio Calabria, Palermo, Crotone - province non certo note per la ricchezza pro capite e per le opportunità di lavoro - mentre ad esempio Milano – fra le province più ricche e dinamiche d’Italia - è al venticinquesimo posto. Ma non basta. La famosa inchiesta sul desiderio dei figli è fatta su una popolazione di adolescenti e giovani, fra gli 11 e i 19 anni. Forse sarebbe più utile chiederlo a persone fra i 20 e i 30 anni, cioè a chi quei figli, volendo, li potrebbe anche fare, o comunque sarebbe senz’altro più utile vedere quei bambini di 11 anni, una volta cresciuti, se mantengono lo stesso desiderio, e se no, perché. Nessuno, invece, che sottolinea mai il crollo dei matrimoni, specie di quelli religiosi, cioè di quelli che tendono ad essere più stabili e all’interno dei quali sono sempre nati i figli. Oppure – il tabù dei tabù – nessuno che vada a vedere il trend delle spese per cani e gatti, ma su questo, si sa, si rischia il linciaggio. E siccome a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca sempre, il dubbio è che si vogliano piegare i numeri a proprio piacimento per non voler affrontare questioni valoriali e culturali, indubbiamente più scomode, urticanti. Ma che poi, cacciate dalla porta rientrano dalla finestra quando, per esempio, si parla di disagio e violenza giovanile. Sarà questione economica pure quella? Oppure sono tutti malati, questi giovani, magari tutta colpa del Sistema Sanitario? La denatalità è una piaga internazionale, e molto seria. Non è accettabile banalizzarla così. E’ facile cercare visibilità per ambizione personale. Ma bisogna saperlo fare, altrimenti si cade nel ridicolo. E non si può più essere considerati affidabili. (Foto: Imagoeconomica) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

LE ULTIME NOTIZIE

Cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

Acquista la copia cartacea
Digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Acquista la copia digitale