Quando si dice “predicare bene e razzolare male”. Ci si cade dentro un po’ tutti, a giro, impastati di male e di bene come siamo noi, “esuli figli di Eva”, certo però colpisce se a razzolare male è chi delle sue prediche fa una battaglia politica e civile. A scivolare sulla buccia di banana, o forse meglio dire sulla china dell’ipocrisia è Alessandra Durante, lecchese, classe 1984, laurea cum laude alla Cattolica in Marketing e comunicazione d’impresa, un master a New York, due figli e una passione per la politica che la ha portata a far parte della squadra di Mauro Gattinoni, primo cittadino di Lecco dal 2020 per il centro sinistra.
La Durante è assessore alla Famiglia, ai Giovani e alla Comunicazione, o meglio è assessora, come la neolingua impone, perché nell’epoca dell’inclusività il minimo sindacale è declinare i ruoli al femminile, con la A, per poi poterli declinare con la shwa, l’asterisco e chi più ne ha più ne metta, l’importante non discriminare. Un tema che ha portato l’assessore a battersi in prima linea contro il cosiddetto cyberbullismo, perché nella piazza virtuale si sa, bisogna muoversi con la stessa delicatezza e il rispetto dovuti nella piazza reale. Peccato che dalla teoria alla pratica sia saltato qualcosa.
Di fronte ad un cittadino che, in un post su Facebook, si lamentava delle piastrelle mal messe in una zona della città, l’assessore Durante ha ben pensato di rispondere nascondendosi dietro uno pseudonimo e lasciandosi andare a esoressioni tipo: “Scrive solo per avere un senso…polemiche da alunno di terza elementare” , “frustrato”, “ritardato”, “analfabeta” e molto altro. Toni che hanno alzato la visibilità del post e che hanno portato l’amministratore del gruppo a chiedersi – e a scoprire, con sua grande sorpresa, chi ci fosse dietro lo pseudonimo, proprio quell’assessore – o come piace al politicamente corretto, assessora – che tra le altre cose detiene anche la delega dei Rapporti coi cittadini.
Una donna per giunta. Che sulla sua pagina Facebook, poco tempo fa, parlando di leadership al femminile scriveva: “Abbiamo tutti un grande bisogno di esempi di leadership differenti. Soprattutto in questo periodo storico dove la prepotenza e la voce grossa stanno minando dinamiche di pace salvaguardate faticosamente per decenni. Non esiste solo la leadership tipicamente maschile a cui siamo abituati e a cui molte donne si sono dovute adeguare per ottenere credibilità. Esiste una leadership gentile, educata, aperta al confronto. Una leadership che non vede nell'attacco all'avversario il senso della politica ma lo trova nei contenuti, negli esempi, nell'impegno. In una concretezza pratica, non strillata”.
Che dire, sulla teoria sicuramente ci siamo. Nella pratica la Durante, messa di fronte all’impossibilità di negare l’evidenza, ha fatto l’unica cosa che sensata, ovvero ammettere le proprie colpe e scusarsi, presentando al contempo le dimissioni. Il Sindaco dovrà ora decidere se accettarle o meno, sarà interessante capire se prevarrà la coerenza con quei valori tanto sbandierati soprattutto a sinistra o se si preferirà sorvolare, in nome della realpolitik. Perché “cyberbullissimo” è una bella parola da usare come slogan, quando poi ce la si trova di fronte, nella vita reale, come tutte le parole, ha un peso. Soprattutto se riguarda il pulpito da cui viene la predica (Foto: Pexels.com)