9° premio per la libertà religiosa di ACN
Papa Leone XIV: nomine, enciclica e un documento non firmato
Dopo i primi tre mesi di pontificato i primi bilanci del primo papato americano: c’è un nuovo slancio «cristocentrico» e un forte appello all’unità e alla pace in Gesù. Il bivio delle nomine e della prima enciclica
13 Agosto 2025 - 00:10
Dopo i primi tre mesi di pontificato di Leone XIV, molti osservatori hanno tentato un primo bilancio sul nuovo pontefice statunitense (ma non troppo).
Alla ricerca di una direzione, di un indirizzo, di una nuova rotta impressa alla barca di Pietro dal Papa agostiniano già missionario in Perù.
Il segno forte: un rinnovato cristocentrismo
Il primo punto essenziale è senza dubbio quello di un rinnovato cristocentrismo, emerso con forza fin dalla primissima omelia di papa Prevost davanti ai cardinali in Cappella Sistina.
Quello «sparire perché rimanga Cristo» che poi è risuonato come una costante nella predicazione e nel magistero di questi primi tre mesi.
Dal suo motto episcopale, di esplicita provenienza agostiniana – «In Illo Uno Unum», ovvero «nell’Unico Cristo siamo uno» – emerge un’altra nota chiara di questi mesi: unità nella Chiesa e pace. Non unità e pace qualsiasi, ma appunto «in Cristo».
Il Giubileo dei giovani: Cristo come stella polare
L’elemento cristocentrico è risuonato con forza nel recente Giubileo dei giovani a Tor Vergata.
Durante la veglia con un milione di ragazzi il Papa ha scandito senza posa la parola «Cristo», indicato come «stella polare» e vera «fonte di speranza».
Andando sul concreto, papa Leone ha detto ai giovani «studiate, lavorate, amate secondo lo stile di Gesù».
E poi ha guidato l’adorazione eucaristica, che richiama senza possibilità di fraintendimenti il punto focale con cui traguardare l’esistenza, le relazioni e la stessa vita della Chiesa.
Uno stile mite e prudente
Anche le cose non dette e non sottolineate spiegano lo stile di questi primi mesi di pontificato.
Pur essendosi presentato come il pontefice che vuole percorrere la via della dottrina sociale, sulle orme del predecessore Leone XIII, da maggio ad oggi non si registra nessun riferimento particolare a slogan alla moda o di parte, nessuna insistenza su cavalli di battaglia di qualche agenda mondana; quando papa Prevost si incammina sui temi "sociali" lo fa di sponda al continuo richiamo al fondamento di tutto.
In generale emerge quello che era chiaro fin dall’8 maggio: la personalità di papa Leone è quella di un uomo mite, riflessivo, prudente. Un carattere che dice molto anche sullo stile di governo che ci si attende dal nuovo Papa, una guida capace di ascolto, servizio e rispettosa di norme e uffici (su questo pesa senz'altro anche la sua formazione in diritto canonico).
Il nodo della sinodalità
Resta aperto il tema della sinodalità, una macchina avviata da papa Bergoglio e che ha un suo organismo forte nella Segreteria del Sinodo capeggiata dai cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich.
Le spinte per le novità, dalle diaconesse alle benedizioni gay, sono arrivate e arrivano soprattutto da qui, insieme a qualcosa di più radicale e cioè l’interpretarsi della Chiesa in uno stato di sinodo permanente, quello che alcuni vedono come opportunità di comunione e altri come il rischio di trasformare la Chiesa in una specie di parlamento tra vescovi.
Papa Leone ha detto che proseguirà l’approccio sinodale, ma resta da capire come lo interpreterà e come lo guiderà, se la Segreteria del Sinodo diventerà una specie di «magistero parallelo» oppure no.
Le spinte sinodali tedesche sono le più forti e le aveva già avvertite anche papa Francesco quando chiese proprio all’allora cardinale Prevost, insieme al cardinale Pietro Parolin, di intervenire per frenare le corse in avanti del sinodo tedesco.
Nomine e possibili cambiamenti in Curia
Per capire meglio quale sarà la direzione del pontificato probabilmente ci sono due passaggi più cruciali di altri che dovranno essere valutati: le nomine in Curia e il primo documento del magistero di Leone. Entrambi potranno trovare già a settembre le prime risposte.
Sulle nomine ci si attende una sostanziale conferma degli uomini attualmente a capo dei vari dicasteri, salvo la nomina del prefetto dei Vescovi, visto che proprio l'allora cardinale Prevost aveva questo ruolo nella curia di papa Francesco. I rumors rimandano alla scelta del cardinale filippino Luis Antonio Tagle oppure a un agostiniano, tra quelli più vicini al Papa già superiore generale dell'ordine che si richiama alla spiritualità del santo di Ippona.
Poi ci sono alcuni capi dicastero che sono in età da pensione, e cioè hanno passato i 75 anni, tra cui il cardinale Farrell (77 anni), il cardinale Semeraro (77 anni), il cardinale Czerny (78 anni) e il cardinale Koch (75 anni), e qui bisognerà vedere se il Papa vorrà prorogarli nell’incarico ancora per qualche tempo, oppure procedere subito a un rimpasto.
Se il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin dovrebbe restare al suo posto, non è chiaro se l’attuale prefetto all’ex Sant’Ufficio, il cardinale argentino Victor Manuel Fernandez, rimarrà a capo della Dottrina della fede (è in sella dal luglio 2023, quindi ben lontano dal chiudere un ipotetico quinquennio).
Il caso del documento mariologico
In questi giorni tra le vie di Borgo Pio è circolata una voce secondo cui il Papa non avrebbe firmato un documento presentatogli proprio dal cardinale Fernandez.
Nel gennaio scorso il prefetto dell’ex Suprema aveva dichiarato che documenti sul «valore della monogamia, la schiavitù nella storia e le varie forme di schiavitù odierne, il ruolo delle donne nella Chiesa, alcune questioni mariologiche», erano in preparazione al suo dicastero.
Ebbene, secondo alcune fonti, proprio il documento su alcune «questioni mariologiche» sarebbe stato rimandato indietro da papa Leone.
Questo documento metterebbe a tema alcuni aspetti interpretativi riguardanti il «nulla osta» pastorale che viene concesso di fronte a presunti fenomeni soprannaturali (è quello concesso, per esempio, nel caso del fenomeno spirituale di Medjugorje) e altri punti chiave come le note di «mediatrice» e «corredentrice» attribuite alla Vergine Maria; questioni che accendono il dibattito teologico.
Secondo le voci che si rincorrono in questi primi giorni di agosto il Papa avrebbe rimandato questo documento al mittente chiedendo modifiche sostanziali.
L'episodio non indicherebbe necessariamente un possibile cambio al vertice della Dottrina della fede, piuttosto mostrerebbe la volontà del nuovo pontefice di valutare bene anche i testi (come questi) che risalgono a una preparazione che rimanda al precedente pontificato.
La prima enciclica: sociale, spirituale o entrambe?
Infine, c'è l’attesa per la prima enciclica di papa Leone, quella che solitamente rappresenta un po’ il documento programmatico del papato.
Potrebbe essere un documento "sociale", il Papa stesso ha parlato in più occasioni di voler intervenire su quella che identifica come la grande “rivoluzione” dei nostri giorni, l’Intelligenza artificiale.
Oppure potrebbe essere un documento che riprende un tema già in fieri con Francesco, ossia un testo sulla “povertà”.
Una cosa potrebbe non escludere l’altra, così come, invece, la prima enciclica potrebbe centrarsi sul tema «cristocentrico» e spirituale, secondo le note più forti di questi primi tre mesi di regno del primo Papa americano ma non troppo.










Facebook
Twitter
Instagram
Youtube
Telegram