Sabato 25 Ottobre 2025

Una città senza Dio è una città contro l’uomo: l’attualità del messaggio di Fatima

Oggi 13 ottobre, anniversario del celebre “miracolo del sole” a Fatima del 1917, offriamo ai lettori uno straordinario contributo di Giovanni Cantoni (1938-2020), fondatore di Alleanza Cattolica, pubblicato sul Timone n. 17/febbraio 2002

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La vita storica è per l’uomo il tempo utile per meritare e per costruire responsabilmente la propria vita eterna; così, posto che l'uomo è un “essere vivente sociale”, la vita delle società è una delle condizioni principali grazie alle quali l'uomo persegue il proprio fine naturale e soprannaturale. Di qui l'importanza della storia della società come un modo d'accostamento alla conoscenza dell'uomo stesso — “Dimmi che cos'hai fatto e ti dirò chi sei” — nonché alla conoscenza di qualche tratto del piano di Dio sul mondo e sul tempo, cioè della Provvidenza.

“La storia del genere umano, delineata dalla Sacra Scrittura, anche dopo la caduta nel peccato è una storia di realizzazioni continue, che, sempre rimesse in questione e in pericolo dal peccato, si ripetono alla vocazione divina, assegnata sin dal principio all'uomo e alla donna (Gen. 1,26) e impressa nell'immagine, da loro ricevuta”. Così Papa Giovanni Paolo II — nell’enciclica Sollicitudo rei socialis (1987) — conferma l’indicazione preferenziale del Magistero della Chiesa cattolica per sant’Agostino e per la sua “filosofia della storia”, che il vescovo d’Ippona, nel libro XIV de La città di Dio, sintetizza in questi termini:

“Due amori hanno costruito due città: l'amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio ha costruito la città terrena, l'amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé la città celeste.”

Sulla base di questa prospettiva — versione “sociale” delle “due porte” o delle “due vie” evangeliche (cfr. Mt 7,13-14; e Lc 13,24) — sempre il Pontefice regnante, nell’enciclica Dominum et vivificantem (1986), sostiene che:

“Da un lato, come si esprime sant'Agostino, c'è l’‘amore di sé fino al disprezzo di Dio’; dall'altro, c'è l’‘amore di Dio fino al disprezzo di sé’ [...] la Chiesa di continuo innalza la sua preghiera e presta il suo servizio, perché la storia delle coscienze e la storia delle società nella grande famiglia umana non si abbassino verso il polo del peccato col rifiuto dei comandamenti divini ‘fino al disprezzo di Dio’, ma piuttosto si elevino verso l'amore, in cui si rivela lo Spirito che dà la vita.”

Dunque, gli uomini costruiscono nel tempo Città più o meno dissimili dalla Città di Dio; e quando la dissimiglianza si fa diametrale — per così dire e nella misura del possibile, poiché l’immagine e la somiglianza di Dio non sono radicalmente cancellabili nell’uomo — quando la Città degli Uomini è ampiamente assimilabile alla Città del Demonio, la vita in essa si fa invivibile: lo stesso vivere in questa città diventa un castigo.

Proprio in relazione al segreto di Fatima — e in genere alle rivelazioni private — si è talora pensato che si trattasse dell’annuncio di castighi misteriosi e soprannaturali, miracolosi, dimenticando — ma l’ha ricordato Papa Giovanni Paolo II nel discorso ai giovani al Parc-des-Princes (Francia, 1980) — che una città costruita senza Dio, quando non contro Dio, è destinata a rivelarsi necessariamente una città contro l’uomo.

Nel 2000, nel messaggio di Papa Giovanni Paolo II al card. Antonio María Javierre Ortas in occasione del convegno per il 1200° anniversario dell’incoronazione imperiale di Carlo Magno (notte di Natale dell’anno 800), si legge:

“La grande figura storica dell’imperatore Carlo Magno rievoca le radici cristiane dell’Europa, riportando quanti la studiano ad un’epoca che, nonostante i limiti umani sempre presenti, fu caratterizzata da un’imponente fioritura culturale in quasi tutti i campi dell’esperienza.”

Perciò — continua il Pontefice regnante — “la commemorazione dello storico evento ci invita a volgere lo sguardo non soltanto al passato, [...] invita a riflettere sul valore che anche oggi conserva la riforma culturale e religiosa promossa da Carlo Magno [...]”.

“È la grandiosa sintesi tra la cultura dell’antichità classica, prevalentemente romana, e le culture dei popoli germanici e celtici, sintesi operata sulla base del Vangelo di Gesù Cristo, ciò che caratterizza il poderoso contributo offerto da Carlo Magno al formarsi del Continente. Infatti, l’Europa, che non costituiva un’unità definita dal punto di vista geografico, soltanto attraverso l’accettazione della fede cristiana divenne un continente, che lungo i secoli riuscì a diffondere quei suoi valori in quasi tutte le altre parti della terra, per il bene dell’umanità. Al tempo stesso, non si può non rilevare come le ideologie che hanno causato fiumi di lacrime e di sangue nel corso del XX secolo siano uscite da un’Europa che aveva voluto dimenticare le sue fondamenta cristiane.”

Ebbene, l’Europa — il mondo occidentale e cristiano — sul punto di portare tragicamente a termine l’itinerario iniziato con l’umanesimo, sul punto di dimenticare completamente le proprie fondamenta cristiane, l’Europa alla vigilia della Rivoluzione socialcomunista del 1917 in Russia è la destinataria del messaggio di Fatima.

Questo messaggio, accanto all’immancabile richiamo personale — la visione dell’inferno come castigo per chi non rispetta la legge di Dio — affianca una dimensione sociale: l’inferno del totalitarismo socialcomunista attende le nazioni che non rispettano la legge di Dio.

Così, il messaggio di Fatima è non solo applicazione, ma certificazione della filosofia della storia del Magistero della Chiesa cattolica e del comportamento sociale che esso suggerisce attraverso la predicazione della morale sociale cattolica, la dottrina sociale della Chiesa: si tratta di un comportamento sociale a lode di Dio e orientato al rispetto della sua legge, il cui esito è una civiltà cristiana; e non offensivo di Dio e della sua legge, quindi qualificabile come peccato sociale.

Per evitare l’esito disastroso, a Fatima vengono poste condizioni: sono richiesti comportamenti sostanziali e formali, conversione individuale e sociale, pratiche di pietà e affidamento: “la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati”.

Quanto delle richieste sia stato soddisfatto si può arguire da quanto a tutt’oggi realizzato: il fallito attentato a Papa Giovanni Paolo II nel 1981 e il crollo del sistema imperiale socialcomunista nel 1991. Rimangono irrealizzate parti della promessa, ugualmente condizionate; dunque — dopo la pubblicazione della terza parte del segreto — si evidenziano le condizioni ancora da compiersi.

La prima parte della promessa condizionata è indicata esplicitamente con la frase: “[...] la Russia si convertirà”, la cui condizione è “la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati”.

La seconda parte della promessa condizionata è quella nota con la formula: “Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà”; la condizione è pure nota: “Penitenza, Penitenza, Penitenza!”.

L’esistenza di queste due promesse non ancora realizzate e delle rispettive condizioni rende il messaggio di Fatima nel suo insieme aperto e non esaurito. E, attraverso la Nuova Evangelizzazione, la Chiesa continua a innalzare:

“[...] la sua preghiera e presta il suo servizio, perché la storia delle coscienze e la storia delle società nella grande famiglia umana non si abbassino verso il polo del peccato col rifiuto dei comandamenti divini ‘fino al disprezzo di Dio’, ma piuttosto si elevino verso l’amore, in cui si rivela lo Spirito che dà la vita.”

Cioè, la Chiesa ripropone le condizioni per la costruzione di una nuova civiltà cristiana nel terzo millennio, una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio, di cui il trionfo del Cuore Immacolato costituisce figura e promessa condizionata.

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