Educazione
Domanda-risposta
Fai la domanda corretta alla persona giusta
“Chiedilo al don!”, un estratto dal nuovo libro di Enzo Vitale. Perché di domande ne abbiamo tante, ma vanno poste a chi può risponderci con umiltà e verità
13 Dicembre 2025 - 12:00
(Enzo Vitale)
Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo un estratto del libro “Chiedilo al don! Le risposte di un sacerdote alle domande che avresti sempre voluto fare, Editrice Punto Famiglia, Angri (SA) 2025, € 13,00.
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«La dialettica domanda-risposta deve essere immaginata come un’antica bilancia in cui l’esatto equilibrio è dato dal desiderio di conoscere su un piatto e dalla Verità sull’altro.
Ai sacerdoti – che fanno il mestiere di don Abbondio (e si spera con un pochino più di coraggio!) – di domande ne sono poste tante. Se, poi, vai in giro con indosso la tonaca, allora proprio te le cerchi. Possono essere sincere, provocatorie o nascere da una sofferenza. E i contesti sono i più disparati: nel segreto di un confessionale, sull’autobus quando sei ancora mezzo assonnato, in treno, in aereo oppure a cena tra amici (che ti hanno invitato proprio per farti incontrare quella persona che, per qualche ragione, ce l’ha a morte con Dio, con la Chiesa e, ovviamente, con i preti!). E che si fa? Si può scappare? Assolutamente: in questi casi bisogna stare. E bisogna decidere come: puoi controbattere, abbozzare, cambiare discorso… ma ne vale la pena? No. È l’occasione – e ogni prete sa che Dio agisce proprio attraverso le occasioni – per arrivare al cuore di quella persona. Forse la reincontrerai; magari non la rivedrai più. Certo è che puoi, in quel momento, provare ad aprire una breccia.
I Vangeli sono pieni di domande poste a Cristo il quale, dalla Sua, guadagna l’ammirazione delle guardie dei capi dei sacerdoti: «mai un uomo ha parlato così» (Gv 7,46).
La risposta non deve abbagliare l’ascoltatore al fine di legarlo a se esercitando fascino sui sentimenti o assecondando i desideri del momento. Si tratta di dare una luce, indicare una strada, aprire il percorso verso una possibilità che non si esaurisce nel momentaneo ma proietta verso l’eterno. Si tratta, paradossalmente, di far capire che le fondamenta del nostro vivere e del nostro essere, sono ancorate nei Cieli.
Porre domande corrette e porle alle persone giuste non è cosa scontata. Ognuno di noi, ad esempio, se deve fare un corso di aggiornamento (cercando risposte a domande che ha dentro), si rivolge a chi è degno di fiducia: cerca maestri in grado di farlo crescere.
A questo si aggiunga la necessità di porre le domande giuste per avere le risposte corrette: ogni giornalista sa che una domanda ben posta vale più di una risposta brillante perché spinge a pensare. E se la domanda è animata da sincero interesse, il gioco è ancora più interessante. Sia chiaro: non esistono domande inutili o banali: le migliori, personalmente, le ricevo dalla mia nipotina di sei anni… E diciamocelo: rispondere ad una bambina è più difficile che replicare ad un adulto.
L’uomo contemporaneo appare sempre più incapace di fare a meno dell’intelligenza artificiale; e, ancor peggio, sembra inabile nel far sintesi. Pone domande con una ingordigia scioccante e si accontenta con facilità di risposte non sedimentate. Circa un anno fa, rivolgendo una interrogazione ad uno dei sistemi di intelligenza artificiali più diffusi (confesso: era la prima volta che lo facevo!) feci un’esperienza a dir poco illuminante. Stavo preparando una conferenza sul Catechismo della Chiesa Cattolica per i seminaristi e volevo mostrar loro (commentando il numero 67 del CCC) quali erano state, nel corso dei secoli, le apparizioni mariane ufficialmente riconosciute dalla Chiesa: l’intento era presentarle indicando luogo, data e veggente. Il tutto per inserire una slide in più nella presentazione. Con mio grande stupore, la risposta fu: «dieci» e seguiva l’elenco. Alla mia richiesta di chiarimento «sei sicuro che siano 10?» la replica fu: «hai ragione: sono 12». Continuando: «sei sicuro che siano 12?» mi fu controbattuto: «hai ragione sono…» e via discorrendo. Insomma: l’unica informazione certa avuta nell’aver interrogato la pseudo intelligenza artificiale fu che conviene chiedere ai sistemi di intelligenza artificiale solo cose che già conosci e, magari, solo per fartele mettere in ordine.
Cosa è mancato all’intelligenza artificiale? Quello che, tornando all’immagine iniziale della bilancia, si chiama giogo: il pezzo di ferro a cui sono appesi, tramite catenelle, i due piatti della bilancia. Il giogo, nella dialettica domanda-risposta è una virtù non più di moda: l’umiltà, centrale nella vita cristiana, del tutto bandita nella società contemporanea.
È per umiltà che, quando non si conosce la risposta, ci rivolgiamo ai giganti del passato: santi, dottori della chiesa, uomini di scienza, cercatori di verità di ogni luogo e di ogni tempo. Siamo «nanos gigantum humeris insidentes» (nani seduti sulle spalle dei giganti) diceva Giovanni di Salisbury: ed è grazie a loro che possiamo sapere e vedere più lontano. Ed è da folli pensare di farne a meno.
Santa Teresa d’Avila, maestra d’altri tempi, dando il proprio autorevole parere su qualcosa di analogo, affermava: «Io ho sempre amato di aver confessori istruiti, perché dai semi-dotti, a cui in mancanza di altri dovetti ricorrere, ebbi sempre del danno. So per esperienza che quando si tratta di uomini virtuosi e di santa vita, è meglio che siano del tutto ignoranti piuttosto che dotti a metà, perché allora né essi si fidano di sé, ricorrendo ai competenti, né io mi fido di loro. I veri dotti non mi hanno mai ingannata» (S. Teresa d’Avila, Libro della vita, cap. 5,3). Bastassero queste parole a spingerci verso una formazione che bandisca il seme dell’approssimazione! La tentazione di dire la propria senza avere le necessarie competenze e abbozzando risposte su argomenti per sentito dire solletica costantemente il mostro della superbia che allontana ogni uomo da Dio, dalla Verità. «La Verità è forte in sé stessa» ci ricorda S. Tommaso d’Aquino (Summa contra Gentiles 4, 10): l’importante è coltivare il desiderio di cercarla ed è per questo che facciamo nostra la preghiera della Chiesa: «A quanti cercano la verità, concedi la gioia di trovarla, e il desiderio di cercarla ancora, dopo averla trovata» (vespri del lunedì della III settimana del T.O.)».
ENZO VITALE è sacerdote e religioso dei Servi del Cuore Immacolato di Maria










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