In principio venne la A dei femminili, poi l’asterisco per essere più inclusivi, infine la scwha in nome della fluidità. La famiglia non è più soltanto famiglia, non è solo allargata, ora è queer. E il sesso non si chiama più sesso, bensì genere. Ma i generi quanti sono? Uno, nessuno, centomila, tanto si può sempre cambiare. L’utero invece, oggi come ieri, “è mio e me lo gestisco io”, però all’occorrenza si può anche affittare. Il male nel mondo è causato dal patriarcato, ma guai a parlare di peccato. Quando si parla di donne c’è una sola voce socialmente accettabile, se si vuole essere considerati dalla parte giusta della storia. Eppure c’è un’altra campana, che forse, per una volta, varrebbe la pena ascoltare.
Raffaella Frullone, giornalista, classe 1981, bergamasca con sangue campano. Lavora per Tv2000 e Inblu2000 e collabora con il mensile Il Timone. E’ sposata, felicemente e indissolubilmente, e vive a Milano.
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