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12.12.2024

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Aborto & scomunica
31 Gennaio 2014

Aborto & scomunica

 

 

 

Una bambina rimane incinta dopo una violenza, e i medici la fanno abortire.
La Chiesa annuncia la scomunica, e scoppia la bufera mediatica. Ecco tutti i perché di una giusta e doverosa condanna.

 

 

I medici fanno abortire una bambina di nove anni e la Chiesa li scomunica. È accaduto qualche settimana fa in Brasile, e la notizia ha fatto subito il giro del mondo. Suscitando le reazioni scandalizzate di mezzi di comunicazione, politici e opinionisti. La bambina era stata violentata dal patrigno, e secondo i sanitari la gravidanza avrebbe comportato dei rischi per la sua salute.
L'unico rimedio ragionevole, secondo il mondo, doveva essere l'aborto. Ma non l'ha pensata in questo modo José Cardoso Sobrinho, il vescovo cattolico di Olinda e Recife, che subito ha resa pubblica la pena canonica della scomunica per i medici che hanno praticato l'aborto e per la madre della bambina, la quale invece non è stata colpita dal provvedimento. «Si spera che queste persone, in un momento di riflessione, si pentano» ha detto il presule. La legge brasiliana consente l'aborto proprio nel caso di stupro o di pericolo per la salute della gestante. Ma il coraggioso vescovo Cardoso Sobrinho non ha esitato a ricordare che l'aborto volontario è sempre un crimine e che «la legge di Dio è al di sopra della legge umana. Quando una norma promulgata da legislatori umani va contro la legge di Dio perde qualsiasi valore». Uno dei medici responsabili dell'aborto, la dottoressa Fati ma Maia, ha commentato: «Sono cattolica ma sono contenta di essere stata scomunicata: odio la violenza sessuale, rifarei quanto ho fatto».

Un diritto o un delitto?
Questa vicenda ha tutti gli ingredienti ideali per far vacillare le convinzioni di molti cattolici. L'immagine di una bambina che, in uno scenario di allucinante squallore morale, subisce violenza e resta incinta di due gemelli ci colpisce tutti violentemente. Le preoccupazioni legittime per la salute della gestante fanno il resto, e spingono molti a concludere che l'unica soluzione ragionevole sia, "almeno" in un caso simile, l'aborto. L'emotività e il conformismo dominante sono però dei pessimi consiglieri. Occorre vagliare ogni atto umano, compreso questo caso estremo, alla luce della retta ragione e – per chi è cattolico – della fede.

 
Che cos'è l'aborto. Abortire volontariamente significa provocare intenzionalmente la morte di un essere umano innocente. È giusto affermare che una bambina di 9 anni non dovrebbe diventare madre. Ma il punto è che in questo caso lo è diventata nel momento in cui è avvenuto il concepimento. È giusto affermare che ogni uomo dovrebbe essere procreato con un atto d'amore. Ma il valore di un uomo non dipende dal modo in cui è stato concepito. Quindi, anche se frutto di una violenza, ogni figlio merita di essere accolto e rispettato, e nessuno ha il diritto di ucciderlo per "vendicare" una colpa commessa da altri. Lo stupro è una violenza.
L'aborto procurato è un'ulteriore violenza che uccide il figlio e colpisce nuovamente la madre.
Un delitto non è mai una soluzione umana.
Ci sono eccezioni? Provocare intenzionalmente un aborto è un atto illecito che non ammette eccezioni. L'uccisione dell'innocente non è mai giustificabile. Inoltre: chi deciderebbe quali situazioni meritano una deroga?
Perché sì al caso di violenza, e no all'ipotesi di pericolo per la salute della donna? O al caso di malformazione? È proprio in questo modo che le democrazie moderne hanno legalizzato l'aborto senza reali limitazioni.
Importanza delle circostanze. Sul piano oggettivo, un aborto volontario produce sempre lo stesso esito: l'uccisione di un innocente. Sul piano soggettivo, abortire per una gravidanza pericolosa non è la stessa cosa che abortire per non rinunciare alle vacanze già prenotate. È giusto tener conto quindi delle circostanze nel valutare colpe e responsabilità, sapendo però che nessuna circostanza può trasformare un atto malvagio in un'azione lecita.
Una situazione incerta? Alcuni se la cavano dicendo che casi come questi sono incerti, che bisogna "sospendere il giudizio", che è meglio non esprimersi e tacere di fronte "al dramma e al dolore". Ciò è astutamente falso. O si è in grado di dimostrare con ragioni solide che questo aborto è lecito; o si riconosce che rimane un delitto:
tertium non datur.
Che cosa direbbe Gesù. Se poi si esamina il fatto nell'ottica della fede cattolica, allora bisogna aggiungere: "Che cosa direbbe e farebbe Gesù in questa situazione?". È lui il nostro metro di giudizio, è il suo sguardo sulla realtà che dobbiamo assumere come guida. Nessuna persona sana di mente potrebbe dimostrare che il Figlio di Dio vorrebbe la morte di un povero figlio innocente. " Re dei Re non ragiona come Erode.

Le ragioni della condanna canonica
In questa vicenda, l'altro motivo di "scandalo" risiede nella severità della Chiesa di fronte all'aborto, che si materializza nella scomunica latae sententiae. Una pena troppo dura – pensano in molti – di fronte a un atto che le leggi degli Stati e il pensiero dominante considerano tormentato e proprio per questo lecito. A queste reazioni occorre reagire con solidi argomenti.
Funzione della pena. La scomunica è definita dal Concilio di Trento "il nerbo della disciplina ecclesiastica", è una extrema ratio cui la Chiesa ricorre di fronte a delitti particolarmente gravi. Per esempio, la scomunica colpisce automaticamente, senza bisogno di una sentenza (latae sententiae), il confessore che viola direttamente il segreto (C. 1388), l'apostata l'eretico e lo scismatico (C. 1364), il vescovo che consacra un vescovo senza mandato pontificio (C. 1382), chi usa violenza fisica contro il Papa (C. 1370), chi spregia le specie eucaristiche (C. 1367). Per essere punibili bisogna sapere quel che si fa: il Codice di Diritto Canonico prevede che il minore di 16 anni non è passibile di alcuna pena, ed ecco perché in ogni caso la bambina brasiliana non poteva essere in alcun modo scomunicata.
Peccato e peccatore. La scomunica è una pena cosiddetta "medicinale" (C. 1312), e il suo scopo non è l'annientamento del reo, ma al contrario il suo recupero attraverso il pentimento e il perdono. Essa viene minacciata per difendere il bene tutelato, e per avvertire gli uomini di quanto grave sarebbe la violazione della norma. La durezza contro il peccato si accompagna sempre alla misericordia nei confronti del peccatore. Dopo il Vaticano" diverse voci chiesero la soppressione del diritto penale nell'ambito canonico, in nome di una malintesa bontà della Chiesa. I canoni che contengono delle pene sono effettivamente stati ridotti in modo drastico: erano 219 nel codice del 1917, sono diventati 88 nel codice del 1983.
Ma il diritto coattivo è proprio di qualunque società perfetta, e non può essere tolto proprio alla Chiesa, che ha «il diritto nativo proprio di costringere con sanzioni penali i fedeli che hanno commesso delitti» (C. 1311)
Aborto, le ragioni della scomunica. " Canone 1398 ha una formulazione perentoria: «Chi procura l'aborto ottenendo l'effetto incorre nella scomunica latae sententiae». In virtù del Canone 1329 § 2, la stessa pena colpisce i complici «senza i quali il delitto non sarebbe stato commesso». Ecco perché nel caso specifico la scomunica riguarda la madre della bambina e i medici. Come mai l'aborto porta alla scomunica e l'omicidio no? Si possono suggerire almeno tre motivazioni:
a. in senso oggettivo (fatto salvo cioè il giudizio sulla colpa di chi agisce) l'aborto è la forma di delitto contro la vita più grave e abominevole;
b. l'assoluta debolezza, la invisibilità della vittima, le leggi abortiste rendono il nascituro particolarmente indifeso: occorre una protezione giuridica eccezionale;
c. con l'omicidio si vuole di solito uccidere una persona conosciuta e determinata, mentre la vittima dell'aborto ci è ignota; si dice no alla vita tutta quanta, ci si ribella al progetto procreativo di Dio. Vengono in mente le parole che Chesterton dedica al suicidio: «L'uomo che uccide un uomo uccide un uomo; l'uomo che uccide se stesso, uccide tutti gli uomini: per quanto lo riguarda, annulla il mondo. Il suo atto (simbolicamente parlando) è peggiore di qualsiasi stupro o attentato dinamitardo: abbatte tutti gli edifici, offende tutte le donne» (Ortodossia, p.100) .

 
 
 
 
 
 


IL TIMONE  N. 82 – ANNO XI – Aprile 2009 – pag. 12 – 13

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