Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

12.12.2024

/
Alcune obiezioni…
31 Gennaio 2014

Alcune obiezioni…

 



Come rispondere alle critiche che vengono sollevate quando si parla di “valori non negoziabili”? Intervista a Francesco Belletti, presidente nazionale del “Forum delle associazioni familiari”


“Irrinunciabile” può essere al massimo l’ultimo modello di telefonino; “non negoziabile” è semmai l’offerta di un venditore d’auto… Già: ci sono termini che associamo volentieri ai messaggi pubblicitari di generi esclusivi o riteniamo normali nei templi del consumo; però – se i «valori» cui alludono sono invece la famiglia, la difesa dei non nati, la tutela degli anziani non più sufficienti a se stessi, la vita dei disabili gravi – sono ritenuti eccessivi e c’è il fondato rischio che suscitino antipatie. E infatti le obiezioni sui cosiddetti «principi non negoziabili» non sono poche, anche – diciamolo – in ambiente cattolico. Ne passiamo in rassegna le più correnti con il sociologo Francesco Belletti, direttore del Centro internazionale studi famiglia di Milano nonché presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari.

Professor Belletti, una delle obiezioni principali ai “valori irrinunciabili” è quella che sono parziali; andrebbero infatti dichiarati “non negoziabili” anche altri princìpi, come la pace, la giustizia internazionale e sociale, la difesa del creato, l’onestà, eccetera. Che cosa si può rispondere?
«La prima risposta sta nell’idea, riaffermata recentemente anche da Benedetto XVI, che la questione sociale è diventata “questione antropologica”. Si tratta cioè oggi di difendere prima di tutto la dignità e l’inviolabilità della persona umana, direi “senza se e senza ma”, in una società che apparentemente vuole liberare l’uomo da ogni limite, ma di fatto – in un contesto individualistico supportato da uno scientismo incapace di riconoscere la realtà – rende proprio la persona stessa “a dignità limitata”: se non hai consapevolezza, se non sei ancora nato, se “ormai” sei al termine della vita… qualcuno deciderà per te. Questa società cancella i diritti di chi non ha potere: da una società no limits si è arrivati a una “a dignità limitata”. E quest’espressione – tipica dell’economia – descrive anche un’altra pecca della società contemporanea, che ha ridotto a merce persino la dignità e il valore della persona; in effetti all’origine degli squilibri mondiali tra ricchi e poveri (tra nazioni, ma anche all’interno di ciascuna nazione) sta un’apparente vittoria del profitto come unico criterio di successo e di giustizia. Per esempio, tutti gli allarmi sulla sovrappopolazione e sulla cosiddetta bomba demografica, che continuano a ripetere le false verità del Club di Roma, sono espresse da chi non denuncia con chiarezza il fatto che anche oggi, con 7 miliardi di abitanti, il vero problema del pianeta non è che siamo troppi, ma che qualcuno consuma troppo e molti non hanno di che sopravvivere. Allora, anche in questo ambito la questione sociale è prima di tutto antropologica; infatti, tra le popolazioni che muoiono di fame ci vanno i missionari della Chiesa e delle altre confessioni cristiane, e non gli esperti di demografia e del Fondo Monetario Internazionale!».

Un’altra obiezione corrente è che la Chiesa sarebbe attenta solo ai temi della bioetica; qualcuno in modo un po’ colorito sostiene che i cattolici si occupano solo della vita all’inizio (aborto e fecondazione) e alla fine (eutanasia), ma poco di quello che ci sta in mezzo… La cosa non corrisponde certo a verità. Tuttavia ciò significa che l’opinione pubblica non coglie il valore fondamentale, direi anzi fondante, della questione bioetica come la intendono i cattolici. Cosa si potrebbe fare in merito?
«Le battaglie culturali si vincono con la testimonianza, con l’amore alla verità e con la capacità di dialogo con tutti; a ogni cattolico spetta la responsabilità di testimoniare con coerenza l’amore alla vita, nella propria realtà quotidiana, ma anche nella responsabilità pubblica. In questo non bisogna aver paura di annunciare verità scomode, nella convinzione che la dignità della persona è un valore che ogni uomo di buona volontà può condividere, se non rimane accecato dalle ideologie. Solo così il dialogo è fertile, nel riconoscimento e nel rispetto reciproco delle diversità, ma a partire da un’identità chiara, affermata con tranquilla serenità. Solo così le inevitabili mediazioni della politica e delle regole giuridiche possono essere a servizio della verità. Serve tuttavia una “voce” più forte, strumenti di comunicazione moderni, in rete, che condividano il grande annuncio della dottrina sociale della Chiesa. Rispetto poi a quanto sta nel mezzo, tra inizio e fine vita, le opere di carità e di presenza sociale e culturale del mondo cattolico testimoniano un amore all’uomo inesauribile e in ogni stadio della sua esistenza. Certo, queste opere non godono dei riflettori dei mass media…».

Una terza obiezione riguarda la politica: può sembrare infatti che i “valori irrinunciabili” della Chiesa siano stati stabiliti in base alle leggi oggi in discussione in Italia, dunque per un interesse solo strumentale.
«In questo prevale un certo provincialismo del dibattito culturale e politico del nostro Paese: quando figure autorevoli come Giovanni Paolo II o Benedetto XVI indirizzano al mondo intero grandi riflessioni sull’uomo, sui poveri, sulla custodia del creato, nelle pagine dei nostri giornali e in televisione nelle dichiarazioni dei politici capita di trovare quasi sempre quelle due righe che possono essere strumentalizzate nel dibattito pubblico. Inoltre, è capitato spesso che dei discorsi di denuncia dell’ingiustizia globale dell’attuale modello economico i nostri mass media citino solo le parti in cui si ricorda la tutela della vita e del matrimonio, senza inserirli nella denuncia più generale delle “strutture di peccato” che la politica e l’economia oggi ferocemente determinano a livello globale. Se poi in Italia viene discussa una legge sul fine vita, è evidente che come cattolici non possiamo non pronunciarci!».

Ancora un’ultima obiezione, la più antipatica e forse insidiosa: i «princìpi non negoziabili» sono stati trattati troppo spesso dai politici come una merce, proposta implicitamente in “scambio” con l’appoggio elettorale della Chiesa. Come non cadere in questa trappola senza abdicare alla difesa dei propri valori?

«Questa obiezione francamente ha del paradossale. Faccio un esempio: chi si occupa seriamente di libertà di educazione nel nostro Paese sa che quasi settimanalmente una scuola non statale chiude, perché costretta a sostenersi solo con la capacità di spesa delle famiglie che vogliono sceglierla; in questo tra l’altro l’Italia è nazione ferocemente statalista, al contrario della maggior parte – la più moderna – dei Paesi europei. Beh, se questo è lo “scambio” politico ottenuto, non mi sembra un grande risultato! In termini più seri, è vero che il progetto culturale e antropologico dei cattolici nel nostro Paese ha bisogno di un rinnovato slancio, in accordo con le indicazioni del Magistero e nel grande flusso della dottrina sociale della Chiesa. Con uno slogan: servono più unità e più verità, per contribuire da cattolici al bene comune del nostro Paese, che non può che essere costruito a partire dalla dignità della persona, sempre e comunque; quindi proprio dai “valori non negoziabili”. Che non sono “della Chiesa”, ma per la verità e la dignità di ogni uomo».

 

Dossier: I PRINCIPI NON NEGOZIABILI

IL TIMONE  N. 108 – ANNO XIII – Dicembre 2011 – pag. 42 – 43

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista