Dopo la promulgazione dei dieci Comandamenti, furono date a Mosè numerose leggi sia relative agli atti di culto e all’istituzione del sacerdozio che a tutte le possibili difficoltà della convivenza dei figli d’Israele. Veniamo così a conoscere che vi erano allora gravissimi pervertimenti morali contro i quali viene prescritta la pena di morte.
Sia santo Stefano (Atti degli Apostoli) che san Paolo (Lettera ai Galati e Lettera agli Ebrei) seguivano una tradizione secondo la quale tutte queste norme furono date a Mosè per mezzo di angeli. Vi è poi un evento di grande rilievo che suggella l’alleanza di Dio con il popolo d’Israele. È detto, infatti, che «Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: “Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!”. Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole”».
Questo rito verrà definito Antico patto (in latino Testamentum) che doveva suggellare l’appartenenza perpetua dei figli d’Israele al Dio di Abramo, l’unico vero Dio. Uno stesso sangue era stato asperso da Mosè sul popolo e sulle pietre dell’altare che rappresentava Dio. Vi è una relazione un po’ misteriosa nel libro del Levitico (XVII capitolo) riguardo al sangue. È scritto con insistenza che «il sangue espia in quanto è la vita» e ancora che «la vita di ogni essere vivente è il suo sangue, in quanto sua vita». Dunque una stessa vita doveva tenere unito il popolo ebreo al suo Dio. Questo il significato profondo del rito compiuto da Mosè. Quasi tredici secoli dopo questo evento, Dio farà un “Nuovo patto” (Nuovo Testamento) non più con un solo popolo, ma con tutto il genere umano.
Vi sarà ancora una vittima, vi sarà ancora del sangue. La vittima sarà il Figlio di Dio, Gesù il Cristo. Egli verserà il suo sangue negli spaventosi supplizi della sua passione fino alla morte di croce. Un giorno prima della sua passione, Gesù volle cenare per l’ultima volta con i suoi discepoli e, dopo aver preso un pane e averlo spezzato, disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi». Prese poi un calice di vino dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi». Così scrive Luca e così scrive san Paolo ai Corinzi. Un’alleanza è un patto di appartenenza reciproca. Qualcuno vorrà escludersi da questo patto. Infatti Gesù dice che il suo sangue sarà versato per molti in remissione dei peccati, secondo quanto scrivono Matteo e Marco. Egli sapeva che una parte di umanità non avrebbe mai creduto in lui. Ecco dunque spiegato il significato dei due grandi titoli della Bibbia cristiana: Antico e Nuovo Testamento: antico patto di Dio con il solo popolo ebreo e nuovo patto di Dio, in Gesù Cristo, con tutta l’umanità. Si è detto che nel sangue è la vita. Il Dio vivente vuole essere vita della nostra vita.
E poiché gli esseri umani di tutti i tempi, dall’antico popolo d’Israele all’immenso popolo dei credenti in Cristo Gesù, sono continuamente soggetti a peccare e poiché il peccato è quell’unica tremenda realtà che impedisce all’uomo di avere comunione con Dio, ecco che nel nome di Gesù, e in forza del suo sacrificio, ogni peccatore può ottenere la remissione dei suoi peccati.
Ma torniamo ai fatti dell’Esodo. Dopo il rito della prima alleanza del popolo d’Israele con Dio, il Signore ordinò a Mosè di salire sul monte e disse: «Io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli. Mosè salì dunque sul monte e la nube copri il monte (…) la Gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna (…). Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti». In quel tempo il Signore dà a Mosè tutte le norme che gli Israeliti dovranno seguire per il culto a lui dovuto. Vi sarà nel deserto un piccolo tempio smontabile: la Dimora nella quale Aronne, costituito sommo sacerdote, offrirà sacrifici al Signore e tutto sarà fatto con magnificenza. È scritto ancora che «Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio».
IL TIMONE – N.50 – ANNO VIII – Febbraio 2006 – pag. 60