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11.12.2024

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“Amen”
31 Gennaio 2014

“Amen”

 

 

 

 

Amen: così sia, cosi è, così credo.
Il nostro antico Simbolo della Fede termina, come del resto anche la Bibbia, con la parola ebraica Amen, la cui radice si rifà alla stessa radice della parola credere. L’Amen finale della nostra Professione di Fede richiama quindi la stessa parola con cui inizia: Credo. Credere significa dire Amen alle promesse di Dio, fidarsi totalmente di Lui, essergli solidale e fedele (CCC 1064). Gesù Cristo stesso è l’Amen, come scrive l’apostolo Giovanni nel libro dell’Apocalisse: «Così parla l’Amen, iI Testimone fedele e vera ce, il Principio della creazione di Dio» (Ap 3,14).
L’Amen ci rimanda quindi al principio della creazione, per riconoscere le nostre radici e ripercorrerne la storia della salvezza.
Oltre alla nostra fiducia in Dio, l’Amen esprime anche la sua fiducia in noi, la sua fedeltà, la speranza che quanto promesso si realizzi. La virtù cristiana della speranza non è un semplice desiderare o auspicarsi, ma attesa certa. Quando Maria riceve l’annuncio dell’Incarnazione, ella non vive la speranza come semplice desiderio di una probabilità, ma attende, sa.
Allo stesso modo il cristiano, col suo Amen, attende in modo certo che tutto si compia, perché già «tutto è compiuto» (Gv 19,30). Fecondato dal Credo anch’egli attende e, portando in grembo Cristo, sa che Egli viene.
Tutta la Chiesa, anzi tutta la creazione, Lo ha in gestazione, vivendo continuamente le doglie del parto (Rm 8,22).
Il Dio dell’Amen non manca alla parola data. Questo lo crediamo e lo speriamo. «Spe salvi facti sumus», nella speranza siamo stati salvati, scrive San Paolo (Rm 8,24). «Speranza, di fatto, è una parola centrale della fede biblica, al punto che in diversi passi le parole “fede” e “speranza” sembrano interscambiabili» (Enciclica Spe Salvi, 2). E questa speranza noi cristiani la esprimiamo col nostro Amen a Cristo. Scrive San Paolo ai Corinzi: «Tutte le promesse di Dio in lui sono diventate “sì”, Per questo sempre attraverso di lui sale il nostro “Amen” per la sua gloria» (2Cor 1,20).
Il momento liturgico in cui facciamo nostre queste promesse, e ci impegniamo a realizzarle anche con la nostra vita, è il Credo, il nostro Amen a Dio. «La vita cristiana di ogni giorno sarà allora l’Amen all'”lo credo” della professione di fede» (CCC 1064). Riconoscendosi nei contenuti del Credo, il cristiano ne assume la forma, incarna la missione di Cristo nella sua storia.
Sant’Agostino (354-430), la cui vita è attraversata proprio dal Concilio di Costantinopoli del 381 che regala alla cristianità la formula definitiva e completa del Simbolo della Fede, scrive nei suoi Sermoni: «Il Simbolo sia per te come uno specchio. Guardati in esso, per vedere se tu credi tutto quello che dichiari di credere e rallegrati ogni giorno per la tua fede» (Sermones, 58,11,13).
E se davvero il cristiano, col suo Amen, dice questo sì a Dio, allora tutta la sua vita proclama: «Grazie Signore per avermi pensato fin dagli inizi, per aver creato l’Universo, e, in esso, gli uomini a immagine di te; grazie per il tuo piano di salvezza che fin dal giorno della prima caduta ci ha mostrato i segni della tua misericordia; grazie per i patriarchi ed i profeti da Te inviati, per il dono delle Scritture che nei secoli ci hanno illuminato e guidato; grazie per la Tua venuta sulla Terra, per le parole di luce e di vita con cui ci hai ammaestrati, per come ci hai amati e fatti tuoi discepoli; grazie per la Tua opera di redenzione che hai attuato attraverso la Croce e la tua Risurrezione; grazie per l’immenso dono della Chiesa, in cui hai riposto ogni tesoro di salvezza; grazie per la saggezza donata ai suoi Padri, per mezzo dei quali lo Spirito Santo ha continuato a parlarci; grazie per il mistero di sapienza custodito nella Tradizione, che attraverso il Magistero giunge fino a me; grazie per il dono di tutti i santi e sante che nei secoli hanno riflesso la tua immagine ed il tuo volto; grazie per il dono della vita, naturale e spirituale, per i miei talenti innati e per tutti i carismi dello Spirito; grazie per il dono soprannaturale dei tuoi Sacramenti, nei quali hai racchiuso, coi tuoi meriti, la Grazia santificante; grazie per avermi reso compartecipe al tuo disegno di salvezza, perché tu ami attraverso di me, annunci attraverso di me, salvi attraverso di me; nella speranza della vita eterna. Amen».


IL TIMONE N. 70 – ANNO X – Febbraio 2008 – pag. 61

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