Separare i cattolici dal Vaticano. Fingere di tutelare i primi e colpire la sede di Pietro. È l’auspicio di Pannella. Una strategia che coincide con quella della Massoneria risorgimentale, fiera avversaria della Chiesa. Un punto in comune: farla finita con la fede di Pietro.
In un’intervista comparsa su El Pais del 13 maggio, Pannella sembrava abbandonarsi ad affermazioni deliranti. Al giornalista che gli domandava se la posizione del Vaticano e della Chiesa italiana sull’astensione ai referendum contro la legge 40 non avesse impoverito il dibattito, Pannella rispondeva testualmente: «Qui non stiamo parlando del cattolicesimo, ma del Vaticano, uno Stato con potere temporale, impegnato a guadagnare più potere a scapito degli altri Stati. A mio parere, boicottando il referendum la gerarchia cattolica incorre nel peccato di simonia, vale a dire nella compravendita di beni spirituali».
Il Vaticano definito uno Stato “impegnato a guadagnare più potere a scapito degli altri Stati”? Ma, veniva da chiedersi, all’onorevole Pannella è rimasto ancora qualche senso della realtà?
Purtroppo sì, è la risposta. Per trovare la razionalità nascosta in un pensiero all’apparenza così insensato, oltre che così violento, forse conviene analizzare una circolare inviata dal Grande Oriente d’Italia alle logge sparse per la penisola nel lontano 1886, venticinque anni dopo che in nome della libertà, della monarchia costituzionale, dell’indipendenza e dell’unità d’Italia, i Savoia ed i liberali avevano messo la parola fine al più che millenario Stato della Chiesa, avevano soppresso tutti gli ordini religiosi e tutte le opere pie (della “religione di stato”, come l’articolo primo dello Statuto definiva la Chiesa cattolica!), si erano appropriati dell’ingente patrimonio ecclesiastico frutto di millecinquecento anni di donazioni, avevano lasciato senza vescovi un numero di diocesi incredibilmente alto, avevano ridotto il Papa a “prigioniero” in Vaticano.
Ebbene, in questo contesto di feroce persecuzione, la circolare così scriveva: «Sono da encomiarsi i lavori che si sono fatti in passato, in nome della politica e della finanza italiana». Cosa merita il plauso del Grande Oriente? «Principalmente la soppressione degli ordini religiosi, l’incameramento dei beni ecclesiastici, la distruzione del potere temporale. Sono tre grandi fatti storici che costituiscono la base di granito del movimento massonico in Italia». Dopo aver accennato all’opera meritoria dei governi europei «impegnati in lavoro grandioso, cioè la distruzione delle potenze cattoliche», la circolare proseguiva invitando i fratelli a stare bene attenti all’uso delle parole: non si doveva parlare di anticattolicesimo, ma di anticlericalismo. La persecuzione anticattolica in atto doveva, come tale, essere negata.
Queste le parole della circolare: «Anzitutto devesi far entrare nel popolo l’idea che la massoneria non ha fine politico, ma solo di beneficenza e di pace, di libertà e di affrancazione dai vincoli degli spiriti, aggravati dalle religioni [cattolicesimo] di dogmi e di precetti. In secondo luogo dimostrare che la massoneria non combatte i cattolici, ma i clericali, che sono corruttori del cattolicismo, e lo disonorano, trascinandolo sulla piazza e nelle gare politiche».
C’è un’analogia possibile fra il comportamento del Grande Oriente che, nell’Ottocento, invitava a passare sotto silenzio l’anticattolicesimo per limitarsi a parlare di anticlericalismo, e l’allusione del leader storico dei radicali italiani al Vaticano invece che ai cattolici?
Il paragone sembra più che lecito anche perché è lo stesso Pannella a collegare la politica anticattolica del governo Zapatero a quella del risorgimento. Ecco cosa dichiara a El Pais: «Zapatero mi ricorda un antico presidente del governo francese, Emile Combes, che nel 1905 espropriò una serie di beni ecclesiastici e rispose alle proteste con una frase: il Vaticano, dopo essersi allontanato dal cattolicesimo, si vuole anche allontanare dallo Stato… La posizione di Zapatero si inserisce nel contesto di una tradizione democratica e laica, radicalmente europea, imparentata con fenomeni come il risorgimento e l’unificazione italiana del 1870». Pannella insiste: Zapatero è «una boccata d’ossigeno per l’Europa impegnata a fronteggiare la Controriforma».
Per capire meglio l’analogia fra il comportamento dei radicali di oggi e quello della massoneria italiana di ieri, converrà ricordare che papa Pio IX vedeva nell’attacco al potere temporale un mezzo per eliminare quello spirituale. Ecco cosa scrive, per fare un esempio fra i tanti, il 20 giugno 1859 nell’enciclica Ad gravissimum: «I nemici della Chiesa Romana, qualora questa fosse spogliata del suo patrimonio, potrebbero deprimere ed abbattere la dignità e la maestà della Sede Apostolica e del Romano Pontefice, e più liberamente arrecare grandissimo danno e muovere asperrima guerra alla santissima Religione, e abbattere dalle fondamenta questa stessa Religione, se fosse possibile. A tale scopo, in verità, mirarono sempre e tuttora mirano le inique macchinazioni e frodi di quegli uomini che cercano di abbattere il dominio temporale della Chiesa Romana».
All’inizio del terzo millennio possiamo dire che gli auspici dei liberali non si sono avverati. La Santa Sede è confinata in un territorio simbolico, eppure il potere spirituale del Papa è saldissimo. Soprattutto fra i giovani. Soprattutto, impensabile fino a qualche anno fa, fra i leader mondiali e, in modo tutto particolare, fra i presidenti di quegli Stati Uniti d’America che, paese massonico e protestante per eccellenza, si sono recati ai funerali di Giovanni Paolo II arrivando ad inginocchiarsi davanti al suo cadavere.
Di più: dopo un secolo e mezzo, in occasione dei funerali di un Papa, la Roma cattolica è tornata caput mundi.
È questo il contesto in cui a Pannella è venuta in mente l’urgenza di distinguere fra Vaticano e cattolici. Non c’è chi non veda come, se qualcuno togliesse ai cattolici e al Papa il Vaticano (come Pannella va predicando da anni, per ora inascoltato), i cattolici finalmente smetterebbero di fare notizia perché i Papi diventerebbero invisibili. Senza San Pietro e il Vaticano come farebbero a celebrare messe, funerali, canonizzazioni, concili? Come farebbero a recitare l’Angelus della domenica e l’udienza del mercoledì?
Non anticattolici, ma antivaticani. Il ragionamento obbedisce ad una logica ferrea: quella di chi non rinuncia a sperare di farla finita con la fede di Pietro.
RICORDA
«Nessuno poi ignora a cosa principalmente mirino sempre codesti odiatori del Principato civile della Sede Apostolica, né ciò che essi vogliono né ciò che desiderano. Certamente tutti sanno come, per singolare consiglio della divina Provvidenza, è avvenuto che in tanta moltitudine e varietà di Principi secolari, anche la Chiesa Romana avesse un dominio temporale soggetto a nessun’altra potestà, affinché il Romano Pontefice, Sommo Pastore di tutta la Chiesa, senza essere sottoposto a nessun Principe potesse con assoluta libertà esercitare in tutto l’Orbe il supremo potere e la suprema autorità, a lui data da Dio, di pascere e reggere l’intero gregge del Signore, e nello stesso tempo propagare più facilmente di giorno in giorno la divina Religione, e sopperire ai vari bisogni dei fedeli, e prestare opportuni aiuti a coloro che chiedono, procurare tutti gli altri beni, i quali secondo i tempi e le circostanze fossero da lui riconosciuti capaci di portare maggiore utilità a tutta la repubblica cristiana».
(Pio IX, Ad gravissimum, 20 giugno 1859)
IL TIMONE – N. 46 – ANNO VII – Settembre/Ottobre 2005 – pag. 26 – 27