Parlando a Pompei il 19 ottobre scorso, davanti a 30.000 cattolici, Benedetto XVI ha voluto ricordare, fra tanti altri temi, che una certa tendenza all'anticlericalismo si manifesta anche ai nostri giorni.
Com'era prevedibile, le sue parole hanno suscitato reazioni contrastanti. C'è chi ha dato al Papa del "visionario", del "fissato", c'è chi ha voluto – al contrario – difenderlo e dimostrare la verità della sua affermazione.
A me pare che soltanto chi non voglia guardare le cose come stanno, o chi ha certi interessi che non vuole confessare, può negare l'evidenza. Perché esistono – le vediamo – realtà (vale a dire: uomini, forze politiche, movimenti culturali, lobbies più o meno nascoste, etc.) che sono schierate su posizioni decisamente avverse a quelle sostenute dalla Chiesa e operano, spesso con notevole efficacia, per raggiungere i loro scopi.
Parliamoci chiaro: queste realtà sarebbero ultrafelici, se potessero "levarsi dai piedi" il Sommo Pontefice, i suoi vescovi e cardinali, le strutture ecclesiastiche e le opere realizzate dai cattolici. Non lo dicono, ovviamente, perché almeno per ora non conviene loro, ma è sufficiente osservare come agiscono per capire dove vogliono andare a parare.
Ora, noi cattolici non dobbiamo meravigliarci più di tanto. I nemici di Dio e della Chiesa fanno semplicemente il loro mestiere. Certo, a noi spiace – e spiace di sicuro di più a Dio – ma ciò di cui dovremo rispondere al Re dei re e al Signore dei signori non è del loro operato, ma del nostro. Dentro il quale non deve trovare spazio la vittoria di una sottile tentazione che, per quanto mi riguarda, affiora spesso nell'animo di chi scrive, tentazione che si risolve in una parolina: «s'arrangino», questi nemici! Vedrai che sorpresa quando, tremanti e confusi, si vedranno di fronte Colui che hanno combattuto nella loro vita e capiranno d'aver sbagliato tutto.
Via dunque questi pensieri, e riflettiamo sul nostro compito.
E qui, va detto, siamo manchevoli. Il Papa ha pochi estimatori. Anzi, a volte si ha l'impressione che sia lasciato solo anche da molti che, per vocazione e ruolo, dovrebbero più di altri sostenerlo a spada tratta. È una colpa grave.
Se ne ha un esempio nel modo in cui è stata accolta la decisione di Benedetto XVI di liberalizzare il rito antico nella celebrazione della Santa Messa.
Decisione presa con un "Motu proprio" nel 2007, i cui propositi sono ottimamente illustrati in un bel libro di don Nicola Bux, che suggerisco vivamente: La riforma di Benedetto XVI (Piemme).
È di dominio pubblico il fatto che il volere del Sommo Pontefice sia stato disatteso da certi vescovi e sacerdoti che, invece, lo dovrebbero eseguire senza fiatare.
Davvero scandaloso.
Per quanto ci compete, dobbiamo darci da fare, in primo luogo seguendo ciò che dice il Papa e facendo conoscere il suo Magistero (come sarebbe importante, se tanti sacerdoti ci illustrassero bene le parole del Papa nelle omelie domenicali). «Non un passo avanti al Papa, non un passo indietro»: questo deve essere il nostro motto.
Poi, non dobbiamo dimenticare – come ha detto Benedetto XVI a Pompei – che un'arma formidabile «nella lotta contro il male, contro ogni violenza, per la pace nei cuori, nella società e nel mondo» è la preghiera. Specialmente quella del Rosario.
Che ne dite di cominciare subito? Forza, allora: «O Dio vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto… ».
AVVISO
Ricordiamo agli abbonati e ai lettori che ogni settimana vengono celebrate cinque SS Messe per loro e le loro intenzioni. È questo il nostro modo di ringraziarli per l'attenzione con la quale seguono il Timone.
IL TIMONE – N. 77 – ANNO X – Novembre 2008 – pag. 3