I concetti principali della indagine sull’essere e su Dio di uno dei geni assoluti della storia del pensiero occidentale.
Al quale rese omaggio anche san Tommaso d’Aquino
Insieme a Platone, del quale fu discepolo per una ventina d’anni circa, Aristotele, nato a Stagira nel 384/3 a. C., è stato il più grande filosofo greco e ancora oggi viene unanimemente considerato uno dei geni assoluti della storia del pensiero occidentale. Straordinario fu l’influsso da lui esercitato sulla posterità e, in particolare, sui pensatori cristiani, primo fra tutti san Tommaso d’Aquino, che manifestò nei suoi confronti una meritata deferenza. Dopo essere stato alla scuola di Platone, Aristotele, intorno ai trentacinque anni, si allontanò da Atene, insegnando nelle città di Asso e Mitilene, fino a quando venne chiamato dal re di Macedonia Filippo, che lo volle come educatore del figlio Alessandro. Nel 335/334 a.C., il filosofo è di nuovo ad Atene: risale a questo periodo la fondazione del celebre Liceo, di cui egli fu la guida indiscussa. Costretto all’esilio da un forte sentimento antimacedone che si affermò ad Atene all’indomani della scomparsa di Alessandro Magno, Aristotele riparò a Calcide, ove morì nell’anno 322 a. C. Gli studiosi dividono gli scritti aristotelici in due gruppi: gli «essoterici», destinati al grande pubblico, e gli «esoterici», rivolti ai discepoli della scuola; i primi non ci sono pervenuti, mentre possediamo gran parte dei secondi: essi formano il Corpus Aristotelicum, una delle più eccezionali collezioni di opere filosofiche di tutti i tempi. Aristotele si occupò di numerose questioni ed i suoi testi spaziano dalla metafisica alla logica, dalla filosofia naturale all’etica, dall’estetica alla politica. Com’è facilmente comprensibile, il pensiero aristotelico è stato variamente interpretato: in questa sede lasceremo da parte i dibattiti specialistici e cercheremo di presentare le idee del maestro in modo semplice e comprensibile. Lasceremo da parte pure il complesso problema dei rapporti fra platonismo e aristotelismo: ci basti ricordare che le due dottrine, integrandosi, hanno costituito e continuano a costituire la base irrinunciabile di ogni discorso filosofico. Al vertice del sapere Aristotele pose la metafisica, che egli chiamò «filosofia prima»: essa si occupa di ciò che sta al di là della dimensione fisica della realtà. Il filosofo ritenne che essa dovesse indagare le cause e i principi primi e Dio; inoltre, egli ritenne che oggetto della metafisica fossero anche l’essere in quanto essere e la sostanza. A ben guardare, il punto in cui tutte queste ricerche metafisiche convergono è lo studio di Dio e ciò ci fa comprendere perché Aristotele abbia spesso usato il termine «teologia» come sinonimo di «metafisica». Egli considerò la metafisica la scienza più alta, in quanto essa non è subordinata a scopi materiali o utilitaristici, bensì si presenta come una forma di sapere completamente disinteressato, capace di nutrire lo spirito perché in grado di rispondere alle domande, presenti nell’animo umano, che riguardano l’intima struttura e il significato profondo della realtà. All’interno dei testi metafisici di Aristotele si trovano alcune conquiste speculative e numerosi concetti che hanno fatto registrare un successo enorme e che per secoli hanno rappresentato degli irrinunciabili punti di riferimento speculativi: tra essi ricordiamo l’individuazione di quattro tipi di cause (formale, materiale, efficiente e finale), la distinzione tra l’essere in atto, cioè compiutamente realizzato (l’albero rispetto al seme, la gallina rispetto all’uovo), e l’essere in potenza, quello che tende verso la realizzazione (il seme, l’uovo), la distinzione tra materia (per esempio, il corpo dell’uomo) e forma (per esempio l’anima dell’uomo) e la conseguente affermazione che ogni ente individuale è un «sinolo», un insieme, costituito proprio da materia e forma. Come si è accennato, al vertice dell’universo metafisico Aristotele colloca l’Essere divino, del quale offre varie importanti definizioni. Secondo lui, Dio è Motore Immobile, ovvero è il principio che sta all’inizio della grande catena del movimento che caratterizza il mondo sensibile: muove restando immobile. E ancora: Dio è atto puro, cioè è completamente e pienamente realizzato e in lui non vi è nulla che debba ulteriormente perfezionarsi. Dio è pure causa prima: si trova all’origine di tutto e tutto tende a lui. A questo riguardo, è importante notare che Aristotele ebbe una concezione decisamente finalistica dell’universo: a suo giudizio, ogni singola realtà esiste in vista di un fine, tutto ha uno scopo e così il cosmo appare ordinato e indirizzato verso Dio stesso. Infine, lo Stagirita affermò che Dio è Pensiero di Pensiero: secondo lui, infatti, il Divino non può che dedicarsi all’attività più alta che, senza dubbio, consiste nel pensare; a sua volta, l’oggetto del pensiero divino deve essere il più elevato e, perciò, finisce con il coincidere con Dio stesso: pertanto Dio pensa sé che sta pensando, è Pensiero di Pensiero. Si tratta di una sorta di autocontemplazione che caratterizza il Dio aristotelico e lo distingue da quello cristiano che, al contrario, non vive in una specie di splendido isolamento, ma entra in contatto col mondo attraverso la creazione e con l’uomo mediante la Rivelazione. Ha scritto Aristotele a proposito della metafisica: «Tutte le altre scienze saranno più necessarie per gli uomini, ma superiore a questa nessuna», perché – nota Giovanni Reale – «in essa e con essa l’uomo realizza la sua natura di essere razionale e appaga il più profondo, originario e imprescindibile bisogno che da questa sua natura scaturisce: quello di sapere».
RICORDA
«Da un tale Principio [Dio], dunque, dipendono il cielo e la natura. Ed il suo modo di vivere è il più eccellente: è quel modo di vivere che a noi è concesso solo per breve tempo. E in quello stato Egli è sempre. […] Ed Egli è anche vita, perché l’attività dell’intelligenza è vita, ed Egli è appunto quest’attività. E la sua attività, che sussiste di per s è, è vita ottima ed eterna. Diciamo infatti che Dio è vivente, eterno e ottimo; cosicchè a Dio appartiene una vita perennemente continua ed eterna: questo, dunque, è Dio». (Aristotele, Metafisica, XII, 1072 b 13 ss.).
BIBLIOGRAFIA
Giovanni Reale, Storia della filosofia greca e romana Ð 4. Aristotele e il primo Peripato, Tascabili Bompiani, 2004.
IL TIMONE N. 89 – ANNO XII – Gennaio 2010 – pag. 32 – 33