Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

11.12.2024

/
Benedetto XVI: primi atti
31 Gennaio 2014

Benedetto XVI: primi atti

 

 

 

 

In uno dei primi discorsi, il Sommo Pontefice pone la missione al centro del compito della Chiesa. Come per il predecessore.

 

Nel precedente numero del Timone abbiamo allestito un dossier sul pontificato di Giovanni Paolo II che metteva in particolare rilievo il suo Magistero, cercando di coglierne alcuni aspetti di fondo, consapevoli che gli oltre cinquanta volumi dei suoi Insegnamenti pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana (per l’esattezza 53 fino a tutto il 2002) costituiscono un patrimonio offerto a tutti, ai pastori e agli studiosi anzitutto, ma chiunque potrà beneficiarne. Non so se siamo riusciti almeno parzialmente nell’intento, tenendo conto del poco tempo a disposizione. Continueremo comunque a riproporre questo importante Magistero, anzitutto studiandolo, e nella mia rubrica cercherò di riprenderlo, di non lasciarlo ingiallire nelle biblioteche o di non lasciarlo inoperoso in un Cd o nel disco fisso di un computer.
Intendiamoci, il Magistero scritto non è stato l’unico modo comunicativo di papa Giovanni Paolo II e forse neppure il più caratterizzante: ricordo i viaggi apostolici, i pellegrinaggi e le adunate con i giovani, le numerosissime beatificazioni e canonizzazioni, volutamente esemplari, estese anche a un numero significativo di laici, in certi casi di coniugi. Mai forse nella storia un Pontefice ha usato i mezzi di comunicazione così coraggiosamente come Giovanni Paolo II, eppure se dovessimo riproporne l’insegnamento, ricordarne i passaggi fondamentali, dovremmo servirci dei suoi insegnamenti raccolti nei testi scritti del Magistero. Certamente accanto ai video, alle drammatiche immagini dell’attentato, alle lunghe convalescenze e all’agonia conclusiva, tutte occasioni in cui il Papa in qualche modo ha comunicato e insegnato in modo esemplare.
Oggi questa produzione magisteriale è già ricominciata. Questa è la cosa più bella e importante. Quando riceverete queste riflessioni saranno passati oltre due mesi dalla morte di Giovanni Paolo II e nel frattempo, dal 19 aprile, habemus Papam. Abbiamo il Papa e questo ci rende molto felici. È sulla figura del successore di Pietro, infatti, che bisogna orientare l’amore e l’attenzione dei fedeli, chiunque sia.
Inoltre, abbiamo un Papa già molto conosciuto, soprattutto per il ruolo che ha assunto nella vita della Chiesa come Decano del Collegio cardinalizio, dalle meditazioni della Via Crucis del Venerdì Santo del 2005, la prima senza la presenza del Papa, ammalato gravemente, alla Messa esequiale di Giovanni Paolo II dell’8 aprile, a quella “pro eligendo Romano Pontifice” del 18 aprile. Peraltro, già molto prima delle ultime settimane di vita di Giovanni Paolo II, l’allora card. Joseph Ratzinger era entrato nel cuore dei fedeli per quanto fatto con la sua produzione teologica e alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede, della quale era stato nominato Prefetto dal suo predecessore il 25 novembre 1981. I suoi libri, i suoi interventi sui fatti più rilevanti dell’epoca a lui contemporanea (come non ricordare l’analisi della situazione della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II nel suo Rapporto sulla fede o i recenti interventi contro “la dittatura del relativismo”), la sua capacità di toccare anche i punti più dolenti del corpo ecclesiale e della mentalità dominante senza nessuna arroganza, con visibile dolcezza nel tratto, accanto all’affetto gli hanno attirato anche critiche, oggi sopite, ma che facilmente emergeranno nel futuro. Lo Spirito Santo comunque ci ha dato Benedetto XVI e io mi accingo a seguirlo come ho fatto con Giovanni Paolo II e come avrei fatto con chiunque.
Fra i primi atti del suo Magistero vorrei ricordare l’omelia pronunciata il 25 aprile nella basilica di San Paolo fuori le mura, dove ha voluto sostare in preghiera all’inizio del pontificato.
Al di là di tante affermazioni e degli interrogativi su come si caratterizzerà il pontificato, mi pare che la scelta di san Paolo e quanto detto nella circostanza sulla centralità della missione nella vita della Chiesa rispondano ai quesiti avanzati da più parti.
Già nel ricordato Rapporto sulla fede, rispondendo alle domande di Vittorio Messori, l’allora card. Ratzinger aveva indicato nella prospettiva missionaria la linea da seguire. Queste furono le sue parole: «Il Concilio voleva segnare il passaggio da un atteggiamento di conservazione a un atteggiamento missionario. Molti dimenticano che il concetto conciliare opposto a “conservatore” non è “progressista” ma “missionario”».
Che senso avrebbe infatti conservare il deposito della fede senza trasmetterlo, senza comunicarlo al prossimo? E quale progresso autentico sarebbe veramente possibile per la Chiesa e anche per l’umanità se non attraverso l’accettazione della Rivelazione che porta la Salvezza eterna? E come potrebbe realizzarsi un mondo migliore per quanto riguarda la giustizia e la libertà senza accoglierne la premessa indispensabile, la Verità che sola può generare la civiltà dell’amore, quella «società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio» auspicata dalla dottrina sociale della Chiesa e in particolare da Giovanni Paolo II ?
La prospettiva della missione è strettamente legata a quella del relativismo. Infatti, se sul piano naturale non è conoscibile dall’uomo qualcosa di indiscutibile su cui fondare la vita personale e sociale, se non esiste una Rivelazione dell’amore salvifico di Dio per l’uomo, allora la Chiesa non ha nulla di veramente unico da trasmettere perché Cristo non è il Salvatore dell’uomo e forse quest’ultimo non ha neppure bisogno di essere salvato. Questa mentalità è profondamente penetrata nella nostra cultura, domina più o meno inconsapevolmente il modo di ragionare dei più, spesso anche dei cattolici, e quelli fra i cristiani che ancora credono (per esempio alla Dichiarazione Dominus Iesus) vengono accusati di proselitismo. Dimenticando il mistero della comunione fra gli uomini, e quindi della corresponsabilità, e che l’apostolato conduce alla salvezza chi lo pratica senza violare la libertà di chi ascolta.

Ricorda

«Voglia il Signore alimentare anche in me un simile amore, perché non mi dia pace di fronte alle urgenze dell’annuncio evangelico nel mondo di oggi. La Chiesa è per sua natura missionaria, suo compito primario è l’evangelizzazione. Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha dedicato all’attività missionaria il Decreto denominato, appunto, “Ad gentes”, che ricorda come “gli Apostoli… seguendo l’esempio di Cristo, ‘predicarono la parola della verità e generarono le Chiese’ (S. Aug., Enarr. in Ps. 44,23: PL 36,508)” e che “è compito dei loro successori dare continuità a quest’opera, perché ‘la parola di Dio corra e sia glorificata’ (2 Ts 3,1) e il Regno di Dio sia annunciato e stabilito in tutta la terra” (n. 1). All’inizio del terzo millennio, la Chiesa sente con rinnovata vivezza che il mandato missionario di Cristo è più che mai attuale. Il Grande Giubileo del Duemila l’ha condotta a “ripartire da Cristo”, contemplato nella preghiera, perché la luce della sua verità sia irradiata a tutti gli uomini, anzitutto con la testimonianza della santità».
(Benedetto XVI, omelia del 25 aprile 2005 nella basilica di San Paolo fuori le mura).

Bibliografia

Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus Iesus, circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, del 6
agosto 2000.
Vittorio Messori a colloquio con il cardinale Joseph Ratzinger, Rapporto sulla fede, Paoline 1985, oscar Mondadori, 1993.
Joseph Ratzinger, Fede Verità Tolleranza. Il cristianesimo e le religioni nel mondo, Cantagalli, 2003.

IL TIMONE – N. 44 – ANNO VII – Giugno 2005 – pag. 58-59

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista