Pratica ingenua? Devozione datata e superata? Niente affatto! L’acqua benedetta trae la sua forza dalla grazia di Dio e prolunga, nel tempo e nello spazio, i segni dell’amore e della provvidenza divina. Anche diaconi e laici possono benedire.
Lo afferma il Benedizionale.
Abbiamo visto nella puntata precedente perché le benedizioni siano importanti azioni liturgiche che la Chiesa, attingendo al patrimonio di grazia della redenzione, mette a nostra disposizione per aiutarci in una vita cristiana sempre più profondamente immersa nel Mistero pasquale. Assai numerose, esse si adattano alle più varie circostanze dell’esistenza e sono applicabili sia alle persone come alle cose che ci circondano.
Vi è stato un periodo in cui esse sembravano cadute in disuso (o quasi) anche perché i sacerdoti, pochi e assai impegnati, non erano spesso in grado di attuarle. Il Concilio ha invece riportato l’attenzione su di esse e il nuovo Benedizionale ne ha regolato i riti. Conviene acquistare questo libro liturgico, proprio perché esso ci da l’idea delle tante circostanze dell’esistenza che possiamo vivificare con un rito di benedizione. Tanto più che oggi questi riti, in molte circostanze, possono essere celebrati non solo dai sacerdoti ma anche dai diaconi e da laici qualificati. Dunque, ci può essere più facile chiederli e ottenerli. Come per esempio la benedizione della casa, non solo quando vi si entra per la prima volta, ma anche periodicamente, come si faceva un tempo. In questa occasione, la benedizione può essere estesa alle persone presenti, ai bambini, agli ammalati. Ugualmente per i luoghi in cui lavoriamo, se questo è possibile, per gli oggetti di pietà che utilizziamo per la nostra preghiera e tra i quali si svolge la nostra vita come le medaglie, gli scapolari, le immagini sacre, la corona del rosario. Così, ancora, per ringraziare di un beneficio ricevuto, di un pericolo scampato, prima di un pellegrinaggio o di un viaggio.
Rimandando dunque al Benedizionale, concentriamo qui la nostra attenzione su alcune particolari benedizioni che possono fare anche i genitori e che traggono motivazione dal sacramento del matrimonio. Due in particolare. “Nelle tradizioni popolari è tenuta in grande considerazione la benedizione dei figli impartita dagli stessi genitori: cosa che si può fare – dice il Benedizionale – in particolari circostanze della vita dei figli o anche quando la famiglia si riunisce per la preghiera o per la meditazione della Sacra Scrittura”. Formule particolari sono previste nel caso che la benedizione riguardi un figlio ammalato.
L’altra circostanza per la quale è prevista una benedizione è quella del fidanzamento di un figlio: “II fidanzamento di fedeli cristiani rappresenta un avvenimento importante per due famiglie ed è opportuno celebrarlo con un rito particolare e con una preghiera comune perché, ottenuta la benedizione di Dio, ciò che viene cominciato abbia a suo tempo felicemente il suo compimento”.
Ma vi è un’altra bellissima occasione in cui al capofamiglia è offerta l’occasione di celebrare un’azione liturgica strettamente collegata alla celebrazione della Pasqua del Signore. In vari luoghi, infatti, è consuetudine per le feste pasquali attingere dal fonte battesimale l’acqua benedetta durante la veglia e portarla nelle case. “Con quest’acqua benedetta si fa il segno della croce e talvolta se ne prende anche un sorso prima di sedersi alla mensa di famiglia come segno dell’acqua viva che disseta per la vita eterna”. Compiuto il rito che consiste, come in ogni benedizione, nella lettura di un passo delle Scritture e di una preghiera di intercessione, “il capofamiglia con un ramoscello di ulivo porge l’acqua benedetta e ciascuno fa il segno della croce”. Non potrebbe essere una felice abitudine per tutte le nostre famiglie nel giorno di Pasqua? Ma l’umile, semplice acqua benedetta ha, come da sempre conosce il popolo cristiano, un utilizzo che può essere esteso anche a molte altre occasioni. Praticamente a tutte le situazioni di pericolo per il corpo e per lo spirito. E, questo, perché su di essa, come indica la preghiera che accompagna la benedizione, è stata invocata la potenza divina affinché quell’acqua, come è sempre stata “un segno della… bontà” del Signore nel popolo dell’Antica e della Nuova Alleanza, così continui ad essere segno della protezione divina per tutti coloro che sono stati “battezzati nella Pasqua di Cristo Nostro Signore”. Ecco perché, posta all’ingresso delle chiese essa ci prepara alla preghiera e all’azione liturgica. Ma ecco spiegato anche perché, presente nelle nostre case, essa ci può essere di aiuto e di conforto in molte occasioni. Come facevano i nostri vecchi, obbligati dalle circostanze a contare più sulle forze di Dio che su quella umana. E che impiegavano così l’acqua benedetta ogni volta che si trovavano in difficoltà. A lungo ci sono sembrati ingenui e superati? E invece avevano ragione loro: quest’acqua trae la sua forza dalla grazia di Dio che si esprime e si comunica nel segno della benedizione. E che essa, quale umile strumento, prolunga nel tempo e nello spazio, portandola fino alla nostra casa, espressione concreta, tangibile dell’amore e della provvidenza divina verso l’uomo.
RICORDA
“La santa madre Chiesa ha inoltre istituito i sacramentali. Questi sono segni sacri per mezzo dei quali, ad imitazione dei sacramenti, sono significati, e vengono ottenuti per intercessione della Chiesa effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie circostanze della vita”.
(Conc. Vat. Il, Costituzione Sacrosantum Concilium sulla Sacra Liturgia, n. 60).
IL TIMONE N. 17 – ANNO IV – Gennaio/Febbraio 2002 – pag. 50 – 51