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13.12.2024

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Buoni e cattivi
31 Gennaio 2014

Buoni e cattivi

 

 

 

 


C’è un Papa buono, Giovanni XXIII, che è già beato, e c’è un Papa cattivo, Pio XII, che non deve essere beatificato.
C’è una Chiesa buona, germogliata dal Concilio Vaticano Il, e c’è una Chiesa cattiva, vissuta prima.
Ci sono, ovviamente, i cattolici buoni, dialoganti, ecumenici, democratici, progressisti e pacifisti senza se e senza ma, e ci sono quelli cattivi, gli apologeti, gli integralisti, i retrogradi, i dogmatici, i conservatori, i nostalgici di una Chiesa che fu, fermi a quel semaforo rosso della storia che è il pre-concilio.
Insomma, il buio regnava nella tenebrosa Chiesa prima del Concilio, solo dopo è sopraggiunta un’alba radiosa.
Non sto vaneggiando: sto descrivendo, in soldoni, il pensiero sottinteso all’articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 28 dicembre 2004, intitolato «Pio XII al nunzio Roncalli: non restituite i bimbi ebrei. Ma il futuro Giovanni XXIII disattese gli ordini giunti da Roma e favorì il ritorno a casa dei minori accolti nei conventi francesi». Articolo che ha suscitato vivaci reazioni. Già il titolo svela dove vada a parare l’autore del pezzo. Giovanni XXIII, quando era nunzio a Parigi, intuendo la perfidia di Pio XII, avrebbe disobbedito, meritoriamente, ai suoi ordini. Così, grazie a Roncalli, la Chiesa non si macchiò di un misfatto vergognoso, quale quello di non restituire alle loro famiglie quei bambini ebrei che le erano stati affidati per sottrarli alla barbarie nazionalsocialista.
Ha firmato l’articolo lo storico Alberto Melloni, rampollo della scuola di studi iniziata a Bologna nel 1953 da Giuseppe Dossetti, il noto uomo politico del dopoguerra ritiratosi per molti anni nel silenzio della vita monastica e riapparso, spaventato, per profetizzare colossali sciagure dovute alla vittoria del centro destra nelle elezioni del 1994. Grazie a Dio, invece, siamo – pare -sopravvissuti.
Melloni è cattolico. Lo immaginiamo nel gruppo dei buoni. Ha raccontato una storia «agghiacciante», dice lui. E falsa, aggiungiamo noi, smontata pezzo per pezzo dall’ottimo Andrea Tornielli, vaticanista de Il Giornale e firma nota ai lettori del Timone.
Di questa vicenda avremo modo di riparlarne nel prossimo numero del nostro mensile. Qui mi limito ad una raccomandazione. Guardiamoci dal cadere nella tentazione di dividere la storia della Chiesa in due segmenti, architettando il mito di un Concilio Vaticano Il da leggersi come una nuova nascita, una nuova fondazione della Sposa di Cristo. È un’operazione diabolica, che mina l’amore che dobbiamo alla Chiesa, lacera la sua veste nuziale, dividendo papi, vescovi, fedeli, concili, atti del magistero, encicliche, preghiere, devozioni, santi, beati, miracoli, opere di carità, tutto quanto la riguarda, insomma, in buono e cattivo.
La Chiesa è una. Noi siamo fieri di appartenerle. Siamo suoi figli, lieti di amare la Chiesa di oggi non meno di quella di ieri.
E siamo grati a Dio per avercela donata.

IL TIMONE – N. 40 – ANNO VII – Febbraio 2005 – pag. 3

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