Una volta scritta si metteva sotto al piatto del papà, che alla fine del pranzo di Natale si fingeva sorpreso e la leggeva davanti a tutti. La tradizionale lettera a Gesù Bambino era attesa dai piccoli che sapevano di poter spuntare una mancia o il regalo tanto desiderato posto ai piedi del Presepe.
Era anche una sorta di esame di coscienza in cui si faceva una lista sommaria delle marachelle compiute e ci si impegnava a migliorare la situazione. Ma soprattutto si mettevano nero su bianco i desideri e le speranze per se e per gli altri. Quasi sempre uscivano testi un po’ scontati e molto zuccherosi, ma in qualche modo la tradizione delle lettera al Bambinello era sempre meglio dei messaggini a Babbo Natale. Se non altro perché rimaneva chiaro chi era il festeggiato e chi il datore dei doni.
Il Timone ha ripreso la tradizione chiedendo ad alcuni amici di scrivere la loro letterina, invitandoli a concentrarsi su ciò che sta loro a cuore e per cui vorrebbero vedere realizzati alcuni desideri. Non sono proprio bambini quelli che hanno preso carta e penna, ma le loro lettere sono tutte da leggere.
Monsignor Abou Khazen scrive perché i cristiani non spariscano dalla Siria; padre Aldo Trento chiede che non dimentichiamo mai che saremo giudicati sulla carità; Silvana De Mari chiede a Gesù che non ci porti nulla, ma che torni; Costanza Miriano scrive che le donne sappiano guardare prima di tutto a Lui; Mario Giordano vorrebbe giornalisti onesti e coraggiosi; Ettore Gotti Tedeschi chiede che l’Europa Lo riconosca ancora; Massimo Gandolfini vorrebbe che non venisse mai a mancare un argine ai misfatti contro la vita e la famiglia…
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