Nulla di meglio dell’indimenticabile incipit del libro Costruttori di cattedrali (p. 5) di Jean Gimpel, per addentrarci nel mondo di fede e bellezza delle cattedrali: «Nel corso di tre secoli, dal 1050 al 1350, la Francia ha estratto dalle sue cave milioni di tonnellate di pietre per edificare ottanta cattedrali, cinquecento chiese grandi e qualche decina di migliaia di chiese parrocchiali. Ha trasportato una più grande quantità di pietre la Francia in quei tre secoli che l’antico Egitto in qualsiasi periodo della sua storia (…). Le fondamenta delle grandi cattedrali penetrano fino a dieci metri di profondità (è il livello medio di una stazione del metrò parigino) e formano in certi casi una massa di pietra non meno grande di quella esterna, visibile».
Ricordo da pellegrino l’entrare, il camminare, il guardare, il pregare nelle cattedrali di Burgos, di León e di Santiago.
Ero entrato in un Mondo. Pur dentro il Tempo, mi trovavo nella contemporaneità in Cristo espressa dal mistero della Comunione dei Santi. Ma il Mondo nel quale ero entrato era solo segno di un’altra Realtà, non visibile con gli occhi del corpo eppure presente, anzi, sorgente continua e inesauribile di quest’altra visibile, quella degli scarponi sulla pietra, della fresca penombra, del silenzio.
«La Cattedrale mostra, al tempo stesso, l’unità dì pensiero e l’unità spirituale del popolo, con cui la cristianità medioevale diede forma e coscienza a se stessa (…). La Cattedrale è l’espressione spirituale e sociale dell’unità del popolo credente», così ha detto il card. Giovanni Battista Montini – allora Arcivescovo di Milano – alla presentazione del completamento dei restauri della Cattedrale di Crema, il 26 aprile 1959.
L’unità di un popolo. La crescente distanza tra popolo e intellettuali, letterati, artisti, non comincia che con l’epoca storica successiva al Medioevo, epoca che abbiamo dovuto imparare a chiamare Rinascimento. La conosciuta definizione di Cattedrale – Biblia pauperum, “Bibbia dei poveri” – si riferisce anche a questo. L’Antico e il Nuovo Testamento che i cristiani, spesso analfabeti, vi ritrovavano scolpiti o dipinti, si imprimevano per sempre negli occhi e nel cuore con il fuoco della meraviglia e della commozione. E la fede rispondeva e aderiva.
La Cattedrale proclama con la sua evidenza, diceva sempre il card. Montini, «il posto dovuto alla religione»; [essa è] la corte del regno di Dio; di quel regno di Dio che dobbiamo cercare prima d’ogni altra cosa. Concezione medioevale, dirà qualcuno. Concezione eterna, risponderemo; concezione vera; concezione che interpreta la nostra reale posizione nel mondo degli esseri; siamo creature; abbiamo rapporti tali con Dio, che la religione ha la funzione suprema di dare alla vita il suo vero significato, la sua responsabilità, la sua salvezza, il suo destino. La Cattedrale è l’affermazione solenne della concezione teocentrica della vita; e altra non è ammissibile. E perciò il Medio Evo, che ci tramanda le sue Cattedrali, non ci fa eredi di un patrimonio inutile ai nostri tempi, ma d’una sapienza eterna, che la nostra età avrebbe torto a non fare propria».
Ma che cos’è una Cattedrale? È una chiesa in cui vi è la Cattedra dalla quale un Vescovo – successore degli Apostoli – guida il popolo che Dio gli ha affidato. «A Cristo – è sempre l’allora arcivescovo ambrosiano a parlare – ogni Cattedrale appartiene. Questa Chiesa è sua (…) per Lui qui è riunita la ecclesia, il popolo col suo Vescovo, ed a Lui innalza il suo inno di gloria e la sua gemente preghiera; e da Lui questo tempio acquista la Sua misteriosa maestà.
BIBLIOGRAFIA
Jean Gimpel, Costruttori di cattedrali, Jaca Book, 1982.
Dossier: Grandezza del Medioevo Cristiano
IL TIMONE – N. 32 – ANNO VI – Aprile 2004 – pag. 46