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14.12.2024

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Chiesa, l’innamorata della bellezza
31 Gennaio 2014

Chiesa, l’innamorata della bellezza

Dio esiste e non può essere che Bellezza. Il Verbo si è fatto carne, la Bellezza dell’Ineffabile si è fatta carne nel Bellissimo, Cristo, che è immagine (eikon = icona) del Dio invisibile (Col 1,15).
La Chiesa fin dal suo nascere, in quel venerdì santo che ha sigillato la storia ricapitolandola in un nuovo principio, ha avvertito il bisogno di cantare: Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia (Sal 44,3). Erano le labbra di un morente, di un condannato al patibolo, di uno che non ha più – sul piano oggettivo – né apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi (Is 53,2). Qui sta la sorgente dell’Arte cristiana.
Nelle catacombe, dove il cristianesimo sopravviveva sotto la minaccia incombente della tortura e della morte più atroce, i graffiti di molti credenti sono diventati arte. Nella Chiesa l’arte nasce anzitutto all’insegna della gratuità, come redenzione della storia, per la quale il non ancora di questa umanità diventa il già della bellezza divina. Non a caso il primo oggetto ad essere adornato di gloria e splendore sarà proprio la croce, come testimoniano le magnifiche croci gemmate del V-VI secolo
d.C. (si veda ad es. Sant’Apollinare in Classe a Ravenna). Nel crocifisso c’è come inscritta la cifra di tutto il dolore umano, la domanda sulla storia che appare ancora irredenta e sul senso dell’esistenza, così grande, eppure così fragile.
Certo l’arte nella Chiesa è stata poi anche la Biblia Pauperum, il veicolo privilegiato per comunicare fede e cultura. Qui gli esempi si sprecano. Basti citare la Cappella degli Scrovegni, dove Giotto ha raccontato in 36 affreschi la storia di Maria e di Gesù. Oppure, in ambiente per così dire laico, la narrazione pittorica del Lorenzetti circa gli Effetti del Buon Governo, ispirata ai testi biblici sapienziali, per educare il popolo all’amore per la polis, la città.
La grandezza dell’arte sacra sta soprattutto però nella sua capacità di svelare il senso dell’umana ricerca. Nella Scuola di Atene, uno degli affreschi realizzati da Raffaello su committenza di papa Giulio II nella celebre Stanza della Segnatura, Platone e Aristotele avanzano verso lo spettatore dialogando. Platone, dipinto con le sembianze di Leonardo da Vinci, indica con il dito il Cielo, unico luogo in cui è possibile la rivelazione della divina Bellezza. Aristotele, dal canto suo, gli risponde indicando la terra per affermare che un’impronta del divino è in tutte le cose e dunque anche in terra abita lo splendore della divinità. Una dialettica mai risolta che in qualche misura interessa le culture di ogni tempo e latitudine. Questi geni della pagana Grecia avanzano verso la parete opposta della Stanza dove, certo non a caso, Raffaello affrescò la Disputa del Santissimo Sacramento. Nella Disputa cielo e terra si annodano e la dialettica suscitata dall’antica sapienza trova un centro: l’Eucaristia. In nessun altro Sacramento quanto questo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2,9). Qui è l’opera d’arte del Creatore, compendio di tutta la creazione e primizia della perfezione futura. Da qui scaturisce quella verità per la quale la Chiesa ha bisogno dell’Arte e l’Arte della Chiesa. Già san Giovanni Damasceno, grande difensore delle icone nel periodo della lotta iconoclasta, diceva che l’arte della Chiesa deve mirare a parlare il linguaggio dell’Incarnazione ed esprimere con gli elementi della materia Colui che si è degnato di abitare nella materia e di operare la nostra salvezza attraverso la materia. (Discorso sulle Immagini 1,16).
Ecco, allora, la gratuita bellezza dei graffiti catacombali; ecco la robustezza di una fede che ha trionfato sulla persecuzione, inscritta nello stile romanico; ecco la ricerca dell’ineffabile delle cattedrali gotiche; ecco la poesia degli affreschi del Beato Angelico e la denuncia del dolore che redime nei dipinti di Grünewald. Ecco la Chiesa con i suoi mille linguaggi che dicono sempre e in ogni caso la grandezza dell’uomo dentro al quale Dio stesso ha voluto abitare come in un tempio.
A questa Chiesa innamorata della Bellezza, fiduciosa nell’Uomo, imago Dei, diciamo grazie.

BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Cristianesimo e bellezza. Tra Oriente e Occidente, a cura di Natalino Valentini, Paoline, 20022
Hans Sedlmayr La rivoluzione dell’arte moderna. Memorandum sull’arte ecclesiastica cattolica, Cantagalli, 2006.
Timothy Verdon, L’arte sacra in Italia, Mondadori, 2001.
Sulle opere citate:
Sant’Apollinare in Classe: Maria Gloria Riva, Testimoni del Mistero, San Paolo 2006, pp. 35-46.
Gli Effetti del buon Governo: Maria Gloria Riva, Nell’Arte lo stupore di una Presenza, San Paolo 20052 pp. 89-101.
La disputa del SS Sacramento: Maria Gloria Riva, Frammenti di Bellezza, San Paolo 2006, pp. 57-67.

Dossier: Grazie Chiesa

IL TIMONE – N. 58 – ANNO VIII – Dicembre 2006 – pag. 46

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