Regia di David Swift
1960 – 124 minuti – colore
Per tutti
Ho l’età per ricordare che qualche tempo fa, quando si segnalava che la visione di un film era per tutti, si intendeva che fosse veramente per tutti. Una pellicola rivolta a tutta la famiglia aveva delle prerogative che garantivano che poteva essere guardata senza incappare in “spiacevoli sorprese”. Un film per tutti conteneva quei valori fondamentali che fino a una trentina di anni fa non venivano messi in discussione (in particolar modo parlo di sane unioni familiari che erano alla base di un corretto copione cinematografico). Si poteva star tranquilli di non doversi trovare di fronte a scene di violenza o di sesso, che la visione consigliata a ogni tipo di pubblico bandiva in qualsiasi sua forma.
È per questo che accolgo il suggerimento di un nostro affezionato lettore, il signor Nicola Buono, che mi segnala i film della Walt Disney come esempio di cinema visibile a tutta la famiglia. Tra gli anni Sessanta e i primi anni Settanta, la Disney sfornò delle pellicole, che non fossero cartoni animati, che a livello di gradimento e di pubblico ebbero un successo di grandissima portata. Ingenuamente o forse più ingiustamente catalogate come commedie per ragazzine o ragazzini, alcuni di questi film sono delle vere e proprie pietre miliari del cinema per famiglie.
Uno dei titoli più noti e conosciuti è senza dubbio “Il cowboy con il velo da sposa”, che non è assolutamente da considerarsi un film dedicato alle sole bambine. La pellicola ebbe un tale successo che una trentina di anni dopo, sempre la Disney, ne fece un seguito secondo me non all’altezza del precedente. E qualche anno dopo, ancora, invece ne fu fatto un remake pressoché identico che riscosse un altro grandissimo successo.
La storia è quella di due gemelle che, separate alla nascita dai genitori che stavano divorziando, scoprono per caso di essere sorelle e iniziano a tramare perché i genitori possano tornare a vivere insieme.
Il film ha più di cinquant’anni, ma conserva una serena freschezza che lo fa apprezzare ancora oggi. Non posso non segnalare una sfolgorante Maureen O’Hara, che dona alla pellicola una meravigliosa lucentezza.
IL TIMONE N. 130 – ANNO XVI – Febbraio 2014 – pag. 63
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