Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

13.12.2024

/
Come eravamo
31 Gennaio 2014

Come eravamo

 

 

 


Interrogate i bambini e vedrete quali cambiamenti rispetto ai loro coetanei degli anni Sessanta. La fede si sta perdendo. L’ignoranza religiosa è ai massimi livelli. Fatta salva qualche lodevole eccezione. Una volta non era così

 

Ho tra le mani un vecchio Catechismo, e il pensiero vola al giorno della mia Prima Comunione: quarantotto anni fa.
Feci la mia prima comunione a otto anni, e anche la cresima. Di quella cerimonia non possiedo una sola fotografia (come del resto di tutta la mia infanzia, foto scolastiche a parte); se non fosse per la mia memoria, e per la testimonianza dei miei familiari, sarei indotto a credere che essa non avvenne mai. Oggi si spendono migliaia di euro in fotografie, riprese filmiche, annunci sui giornali, bomboniere, e soprattutto feste al ristorante. La mia prima comunione fu ridotta all’osso, anzi all’ostia: particola e basta. Non ci fu nessun regalo e nessuna festa, perché in casa non c’era il becco di una lira.
Ad ogni modo, io non ero meno felice degli altri bambini di ricevere per la prima volta il corpo di Cristo. A quel tempo i ragazzi erano molto meno smaliziati di quelli di oggi, seguivano i precetti della Chiesa senza porsi troppe domande e mostravano il massimo rispetto per il sacerdote, soprattutto in quei quartieri degradati della città (in uno dei quali nacque il sottoscritto) dove essi costituivano – per dir così – la parte buona, la parte onesta, starei per dire la parte “eccezionale”.
Ho tra le mani, dicevo, un vecchio Catechismo (uno di quelli illustrati con semplici ma efficaci disegni). Il capitolo “La comunione” si chiude con una serie di domande, tra cui:
 1) Quante cose sono necessarie per fare una buona comunione?
Risposta: Per fare una buona comunione sono necessarie tre cose: essere in grazia di Dio; sapere e pensare chi si va a ricevere; osservare il digiuno eucaristico.
2) In che cosa consiste il digiuno eucaristico?
Risposta: Il digiuno eucaristico consiste nell’astenersi prima della comunione, per tre ore dai cibi solidi e dalle bevande alcoliche, e per un’ora anche dalle bevande non alcoliche. L’acqua e le medicine non rompono il digiuno.
L’osservanza di questi precetti era massima nei bambini; se qualcuno aveva mangiato anche una sola noce due ore e cinquantacinque minuti prima della distribuzione delle ostie, non si accostava all’altare.
Particolarmente sentito era il rito della penitenza, almeno tra noi iscritti all’Azione Cattolica.
Prima di accostarsi al confessionale, si ripetevano le domande imparate su un libricino: “Mi sono ricordato di Dio almeno qualche volta?” “Ho detto le preghiere mattina e sera?” “Sono andato a messa la domenica?” “Ubbidisco ai miei genitori?” “Ho detto le parolacce?” “Faccio bene i compiti?”.
Aver detto anche una sola bugia, pesava come un macigno. L’immagine dell’Angelo Custode che in quel momento si allontanava per lasciare “il campo” al Diavolo, bastava ad abbatterci moralmente.
Oggi, invece, i ragazzi di otto-dieci anni vivono il rapporto con il divino con molta disinvoltura, fatte, naturalmente, le dovute eccezioni. Nel 1992 ho pubblicato con Mondadori un volume intitolato Dio ci ha creato gratis. Si trattava di pensieri infantili sulla religione. Eccone qualcuno davvero illuminante:
– Se Dio ci ha creato sono fatti suoi.
– Giuda tradì a Gesù per trenta denari, San Pietro lo fece gratis.
– Dio è uno che ha fatto i miracoli per diventare famoso.
– Le donne hanno sicuramente più peccati degli uomini, se no perché si vanno a confessarsi dietro ai buchi? È per non farsi riconoscere.
– Giuda tradì a Gesù per trenta denari, poi si pentì e li gettò per strada. Se si impiccava a Napoli, quei soldi non rimanevano a terra nemmeno cinque minuti.
– Sant’Antonio fa tredici grazie al giorno, ma io non ne pretendo tante, solo (…) far morire Umberto Bossi.
– San Gennaro è il patrono di Napoli e noi gli vogliamo tutti bene. Una volta però che eravamo andati alla sua festa, a mia madre le scipparono la borsa in chiesa, e mio padre disse incazzato: “San Gennà, questo è il ringraziamento che ti siamo venuti a trovare?”
– I sacerdoti sono maschi strani.

C’è anche molta ignoranza tra i bambini, certamente più di quanto ci fosse negli anni Sessanta, e questo è testimoniato da un’altra raccolta di pensieri infantili (Gesù di cognome si chiamava Dio a cura di Maria Antonietta Albanese, Giulio Laterza & Figli, 1992), dove tra l’altro si legge:

– Il primo Vangelo l’ha scritto Gesù. Il secondo Matteo.
– Se il gallo non cantava, Pietro non ingannava nessuno.
– Dio il settimo giorno riposò perché era domenica.
– Caino frustava le galline.
– Dio non ha carne e ossa come noi, è tutto ossa.
– Dio era già cristiano.
– I discepoli, solo dodici di loro erano cristiani.
– Il cammello è buono come un santo.
– Se Dio è il padre di Gesù e Maria la madre, Giuseppe chi è?
– Il peccato originale si chiama così perché è originale, non è copiato.
– Al tempo di Gesù non esisteva il battesimo, c’erano tutti mariti e mogli, ma senza figli.

Tutto ciò è anche conseguenza del fatto che in famiglia non si prega più, che la gente (come indicano le statistiche) va sempre meno a messa, che i ragazzi non frequentano più la parrocchia o l’oratorio. Questa valle di lacrime si avvia a diventare una valle
di atei o di agnostici.
Qui davanti ho un sussidiario del 1960.
Si apre con la Religione. Il primo capitolo è dedicato alla preghiera. Ecco ciò che si legge: «La mattina, quando ti alzi, dove vola il tuo pensiero? Alla scuola? Al divertimento? Ai compiti? Va bene. Ma a questo penserai dopo. Intanto rivolgi il tuo primo pensiero al Signore facendo il Segno della Croce. Nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo. Così sia». Seguono le principali orazioni, da recitarsi la mattina e prima di andare a letto. Quindi si presenta l’Angelo custode: «Non dimenticare il tuo Angelo custode, che ti sta sempre vicino anche se non lo vedi. Egli ti segue, ti difende dai pericoli, parla al Signore di te».
Così era la scuola negli anni Sessanta, nei primi anni Sessanta, dovrei dire, ché, dalla Contestazione in poi le cose sono cambiate, come ben sappiamo.
Oggi nelle scuole si stacca il crocifisso dalla parete per non “offendere” i bambini di altre religioni presenti in classe; direttori didattici e presidi vietano la costruzione di presepi, oppure obbligano gli insegnanti ad eliminare le figure della Madonna, di san Giuseppe e del Bambinello, facendo porre nel presepe solo artigiani, casette e pecorelle (presumo che su quel presepe i cammelli avanzino senza Magi; che la cometa si fermi a mezz’aria, non avendo il permesso di atterrare sulla capanna; che il bue e l’asinello si guardino perplessi, eccetera).
In una scuola elementare di Treviso, la maestra, in luogo della Sacra Rappresentazione, ha messo in scena la fiaba di Cappuccetto Rosso. In altri istituti, si cantano in coro canzoncine religiose, ma al posto di Gesù si dice “virtù”, per non «ferire la sensibilità religiosa degli alunni musulmani» (dichiarazione dell’insegnante).
Anche gli spettacoli cinematografici sono cambiati nelle scuole, e sono cambiati in peggio. Nella scuola che frequentavo, c’era un teatro, e le rappresentazioni cui si assisteva erano sempre apologhi a sfondo morale; i film proiettati, sempre esempi di generosità, amore e santità. Di questi, uno mi colpì in modo straordinario: Marcellino pane e vino. Come quasi tutti sanno, è la storia di un orfanello che viene allevato da un gruppo di frati e che, diventato bambino di sette od otto anni, corrisponde con un crocifisso parlante, scoperto in una soffitta del convento. Un giorno Marcellino chiede a Gesù di poter vedere la madre, e Gesù lo accontenta, addormentandolo per sempre.
Ma i tempi cambiano. Alcuni anni fa in una scuola elementare di Baucina (Palermo) è stato proiettato in classe il film L’esorcista.
Gli alunni, atterriti dalle immagini della piccola Linda Blair che rotea la testa, caccia una lingua da formichiere e vomita schifezze, hanno disertato la scuola per settimane.

Preghierina da recitare prima di andare a letto: “Caro Gesù Bambino, stiamo diventando anime dannate. Per favore, faresti ritornare gli anni Sessanta?”.

 

 

IL TIMONE  N. 87 – ANNO XI – Novembre 2009 – pag. 54 – 55

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista