Ricordate papa Gregorio VII? Visse nell’XI secolo e venne a disputa con l’imperatore Enrico IV. Il Papa lo scomunicò, e allora la scomunica era faccenda seria: scioglieva principi e sudditi dal giuramento di fedeltà al sovrano. Così l’imperatore si trovò costretto a recarsi dal Papa a chiedere perdono. Si incontrarono a Canossa, dove il sovrano fu messo in attesa per tre i giorni al freddo, scalzo, sulla neve. Il Papa, grande nell’animo, i pur dubitando della buona fede del sovrano, gli tolse la scomunica. L’imperatore, che grande d’animo non era, ne approfittò per continuare la sua politica antiecclesiale e il Papa, alla fine, fu costretto all’esilio, ove morì.
Se la cronaca del tempo vide Enrico IV vincitore, la Storia, quella con la “S” maiuscola, esalta la figura di Gregorio VII, che prevalse alla distanza: la lotta per le investiture, da lui ingaggiata, I ebbe buon esito, e l’indipendenza della Chiesa dall’invadenza . del potere politico è un dato ormai acquisito. La fermezza con la quale quel Papa si oppose alla più alta autorità politica europea portò frutto.
A questo lontano evento ho pensato dopo aver visto che la Costituzione europea non fa riferimento alle radici cristiane.
L’appello del Santo Padre, le sue accorate esortazioni, i moniti severi, le ragioni fondate, il semplice buon senso e il suo amore alla verità, a cui si è spesso richiamato e che ha sottoposto al senno dei suoi interlocutori, non hanno sortito alcun effetto. La sua richiesta, infine, non è stata accolta.
Prendiamo dunque atto che altissime istituzioni europee avversano il cristianesimo, osteggiano la Chiesa, combattono la fede, i mirano a distruggere o rendere sterile la cultura che ne deriva.
L’Europa si è data così una Costituzione campata per aria, senza ancorarla alle sue radici, che sono, appunto, cristiane.
Questo è ora un fatto. Il futuro dirà se è possibile porvi rimedio.
Oggi, provo a immaginare Papa Giovanni Paolo II come novello Gregorio VII. Non gli mancano coraggio e fermezza, al pari del suo illustre predecessore. E più di una volta ha già ammonito le istituzioni politiche europee. Così, ora auspico una “scomunica” moderna!
Il regnante Pontefice prende atto che ai vertici politici . d’Europa nulla importa delle sue ragioni.
Allora invita – anzi: ordina – la mobilitazione dei cattolici europei, che lo considerano pastore universale della Chiesa. In ogni Paese dell’Unione viene sottoscritta una dura protesta nella quale si avvertono i politici che tutti i cattolici, che sono decine e decine di milioni, non si sentono rappresentati da quest’Europa. Anzi: che di questa Europa non I si ritengono cittadini. Che questa Europa non è la loro.
Si potrà precisare – in breve perché la cosa è – che essi non osteggiano l’unità europea per principio anzi, l’auspicano. Ma vogliono un’Europa che non dimentichi la sua – e dunque la nostra, di tutti – storia, le sue radici, che sono, appunto, cristiane. Ormai è una questione di principio.
EUROPA: CI VUOLE UNA “SCOMUNICA” MODERNA!
Immaginiamo: centinaia di autocarri fanno confluire almeno cinquanta milioni di firme a Bruxelles.
In tutte le capitali europee i cattolici manifestano il loro dissenso. Sarà la più grande mobilitazione di popoli mai vista in Europa. I cattolici mostreranno i muscoli. E solo il Papa può convincerli a farlo.
Vedrete che i politici si preoccuperanno. Il voto dei cattolici, tutto sommato, interessa ancora. E allora, in democrazia, si propone un patto: se volete il nostro assenso alla vostra Europa, il riferimento alle radici cristiane lo dovete mettere.
Altrimenti, fate le leggi e le costituzioni che volete, se le sottoponete a referendum noi cattolici voteremo contro, probabilmente perdendo perché siamo in minoranza, ma quel che non potrete mai fare è convincere il nostro animo, il nostro cuore, la nostra mente a sentirci cittadini di questa vostra Europa. Faremo i dissidenti.
La cronaca ci vedrà, forse, sconfitti: loro hanno i mezzi, l’Europa è scristianizzata, noi siamo minoranza. Ma la storia, sempre quella con la “S” maiuscola, ci darà ragione. Non sarà una gran consolazione per noi, ma per le generazioni future sì.
IL TIMONE – N. 35 – ANNO VI – Luglio/Agosto 2004 – pag. 3