Beatificazione. Canonizzazione. Ecco, in sintesi, le tappe per giungere alla canonizzazione di un testimone di Cristo.
Alla luce delle molte beatificazioni e canonizzazioni operate da Giovanni Paolo II – circa 1800 in tutto – e delle oltre duemila cause in corso, appare utile considerare il singolare processo della canonizzazione.
Servono requisiti particolari?
Chiunque può diventare santo, – anche un bambino o una coppia di coniugi – purché abbia esercitato le virtù cristiane in grado eroico, nel compimento dei propri doveri quotidiani, e goda fama (estesa) di santità dopo la morte.
Ciò significa che sempre, anche oggi, è il popolo cristiano mosso dallo Spirito Santo a segnalare i candidati. Ed è sempre il popolo cristiano a fornire con piccole donazioni i mezzi per sostenere il costo delle cause, attualmente di circa 14 mila euro.
In genere, il primo passo per il riconoscimento della santità è la beatificazione, che consta di due fasi, quella diocesana e quella romana. La beatificazione comporta un culto locale, mentre la canonizzazione un culto universale. Entrambe comunque esigono il riconoscimento, per decreto, delle virtù eroiche e l’attribuzione al servo di Dio del titolo di venerabile.
Fase diocesana. La causa può essere avviata cinque anni dopo la morte del candidato da chiunque, singolo o gruppo, che dovrà rivolgersi per mezzo del postulatore al vescovo diocesano, il quale chiederà il nulla osta della Congregazione delle Cause dei santi.
Il vescovo competente raccoglie attraverso un tribunale da lui costituito, notaio incluso, tutti gli scritti, le testimonianze e i documenti relativi alla vita del servo di Dio. I testimoni devono per lo più essere oculari e dichiarano sotto giuramento. Tutta la documentazione è, prima, raccolta e valutata da alcuni esperti in storia e archivistica, poi, consegnata alla Congregazione che la esamina a vari livelli di giudizio per accertare l’eroicità delle virtù, il martirio e gli asseriti miracoli.
Fase romana. Per questo lavoro la Congregazione si avvale di organi collegiali e del relatore che sovrintende la redazione – ad opera del postulatore – della cosiddetta Positio sulle virtù e sul martirio, chiarendo ogni aspetto della vita del servo di Dio.
E data la varietà di discipline chiamate in causa (teologia, diritto, medicina) e la meticolosità nella ricerca della verità storica non stupisce l’interesse per tali documenti anche da parte di studiosi laici.
Per arrivare alla beatificazione, poi, si richiede il riconoscimento di un miracolo (es., una guarigione istantanea, completa e duratura), attribuito all’intercessione del venerabile, a meno che non si tratti di un martire. Un secondo miracolo serve per la canonizzazione.
Infine i cardinali e i vescovi riferiscono per mezzo del prefetto le loro conclusioni al Santo Padre, che prende la decisione definitiva e, sottolineiamo, infallibile.
Un mero atto burocratico? Non proprio, perché i santi sono i testimoni viventi della verità della presenza e dell’opera di Dio nella storia.
BIBLIOGRAFIA
José Saraiva Martins, (a c. di S. Gaeta) Come si fa un santo, Piemme, 2005.
Giovanni Paolo II, Costituzione Apostolica Divinus Perfectionis Magister circa la nuova legislazione per le cause dei santi, 25 gennaio 1983.
Dossier: Il Miracolo
IL TIMONE – N.49 – ANNO VIII – Gennaio 2006 – pag. 46