Era un filosofo di valore assoluto. Grande conoscitore di Kierkegaard e soprattutto di san Tommaso. Si rivolgeva alla ragione, ai suoi limiti, al Mistero che la trascende. Perché il valore dell’uomo sta nella sua relazione con Dio
Il 24 agosto 2011 è stato il primo centenario della nascita di un grande filosofo, Cornelio Fabro. Sarebbe limitativo definirlo “filosofo italiano”, anche se nacque a Flumignano di Talmassons, in Friuli, e insegnò principalmente a Milano, Perugia e Roma: il suo pensiero è di livello mondiale e, oggigiorno, ci sono suoi estimatori da Buenos Aires a Londra, da Washington a Madrid. Sarebbe anche limitativo definirlo “filosofo cristiano” o “filosofo cattolico”, anche se era cattolico fervente, sacerdote, religioso stimmatino (cioè della congregazione fondata da san Gaspare Bertoni) e direttore della comunità stimmatina nella parrocchia di S. Croce in via Flaminia a Roma: la sua riflessione è di valore assoluto, non costretta in limiti prestabiliti; interpella la ragione di tutti, la pone di fronte ai suoi limiti, la apre al mistero che la trascende e la induce a riconoscere la realtà della rivelazione.
Il suo nome è ben noto tra gli studiosi, forse meno tra il pubblico più vasto, perché la ribalta della cultura, anche di quella cattolica, non gli fu concessa, anche se aveva scritto alcune opere per lettori non specialisti.
Prima del Concilio fu considerato troppo progressista, perché si dedicava allo studio dell’esistenzialismo, e si stava imponendo a livello mondiale come uno dei principali interpreti di Kierkegaard. Nel post-concilio fu considerato troppo tradizionalista, perché era accreditato come uno dei maggiori studiosi di san Tommaso e criticava interpretazioni, allora di moda, che volevano rivoluzionare la lettura dell’Aquinate assieme alla dottrina cattolica. Ma, al di là della fortuna pubblica, fu perito nei lavori del Concilio Vaticano II e veniva consultato privatamente dai papi su questioni teologiche.
Nell’accademia italiana girano ancora memorie, spesso indirette, di lui come persona burbera e severa. Certamente era un uomo con il coraggio delle proprie idee e non faceva sconti su quello che gli appariva vero per rispetto umano, o, ancor meno, per sostenere il proprio buon nome. Chi lo conobbe intimamente, però, ricorda la sua umanità, la sua sensibilità, il suo cuore, la sua semplicità e la sua dolcezza, che hanno lasciato un segno ancora vivo nella parrocchia di Roma dove esercitò il suo ministero, e nel paese d’origine, al quale rimase legato per tutta la vita. Queste qualità, poi, traspaiono dalle omelie, registrate da suoi ammiratori e ora disponibili su internet, dagli scritti devozionali e dai pensieri spirituali che ha lasciato.
Morì nel 1995, ma non è stato dimenticato: è in corso di pubblicazione la sua opera omnia, grazie al lavoro della congregazione argentina Istituto del Verbo Incarnato.
Ancora giovane, Fabro diede un contributo importantissimo al tomismo: (ri)scoprì il significato dell’atto di essere nella metafisica tomista, ribaltando interpretazioni fuorvianti che circolavano nella Scolastica fino dal Medioevo. Fabro ha scoperto che, per san Tommaso, ciò che fa essere una cosa è l’atto di essere ricevuto per partecipazione da Dio, non l’essenza, ossia l’insieme di proprietà caratterizzanti che ha in comune con tutte le altre cose dello stesso tipo. Successivamente, Fabro divenne, a livello mondiale, uno dei più considerati esperti della filosofia del danese Søren Kierkegaard, che per primo introdusse in Italia. Fabro imparò perfino la lingua danese per leggerlo in originale e, così, comprenderlo a fondo. Finì per tradurre in italiano varie sue opere, tra cui il possente Diario. Anche di Kierkegaard Fabro propose un’interpretazione che ribaltava luoghi comuni tradizionali, in particolare quelli diffusi dall’esistenzialismo della prima metà del Novecento: Fabro evidenziò che Kierkegaard riconosceva la dipendenza del singolo uomo da Dio, mettendosi così in una direzione opposta alla tendenza del pensiero moderno verso l’immanentismo (che è il tentativo di spiegare tutta la realtà sulla base dell’assunzione preventiva e ingiustificata che Dio non esista). In questo modo, la critica della modernità di Kierkegaard assume un nuovo significato: si rivela una riaffermazione del Cristianesimo in opposizione al nichilismo a cui conduce il pensiero moderno.
Fabro ha offerto importanti contributi anche su Heidegger, Hegel, Fichte, Rahner, Rosmini, Severino, e molti altri. Lo studio critico di così tante figure della storia del pensiero occidentale non è mai stato, per Fabro, fine a se stesso. Il suo interesse era primariamente teoretico e riguardava l’uomo concreto: «l’atto di essere» di san Tommaso e il «singolo» di Kierkegaard sono per Fabro nozioni filosofiche necessarie per pensare l’uomo reale e coglierne il valore. Esse rivelano l’indipendenza del soggetto (cioè il suo essere per sé, in quanto dotato di atto di essere), ma mostrano anche che la sua indipendenza non è assoluta: l’essere dell’uomo è sempre ricevuto da Dio ed è sempre determinato nella sua natura. Il valore dell’uomo, d’altra parte, sta proprio nella sua dipendenza da Dio e nella sua strutturale tensione verso l’Assoluto. Per questo, il suo valore sfugge alle forme astratte di pensiero che, soprattutto nell’epoca moderna, hanno cercato, con esiti nichilistici, di incasellare l’uomo in schemi ideati dall’uomo stesso. La critica di Fabro al pensiero moderno non è precostituita: egli anzi accoglie l’importanza che il pensiero moderno dà al soggetto, e riconosce che la libertà è un momento originario con il quale il soggetto si dà all’esperienza; tuttavia, in opposizione alla direzione presa dal pensiero moderno, che lui identifica nel prevalere del principio di immanenza, Fabro sottolinea che il soggetto è dipendente dalla propria natura e, in ultima analisi, da Dio; per questo Fabro dice che il soggetto non può agire arbitrariamente, cioè rivoltandosi contro l’ordine posto da Dio nella realtà e, dunque, contro Dio medesimo, se non negando se stesso. Da qui nasce la moralità dell’uomo. Il soggetto vuole e si conosce, come soggetto, grazie alla propria libertà, ma non è solo volontà o solo libertà: non può essere veramente libero se vuole qualcosa che contraddice la sua natura. Quindi, se Fabro accoglie alcune istanze della filosofia moderna, non abbraccia la modernità interamente, ma considera le nuove questioni che essa pone, cercando le soluzioni nei principi perenni della filosofia occidentale. Fabro, insomma, è un autentico filosofo, che pensa all’interno di una tradizione, per cercare creativamente soluzioni nuove per i problemi attuali.
Il pensiero di Fabro è difficile da comprendere a fondo. Non per la sua scrittura, che è chiara, né per il modo di argomentare, che è cristallino; ma è difficile da “digerire”, perché ci chiede di porci di fronte alla realtà e di ritrovarla al di là degli schemi precostituiti che il razionalismo degli uomini ha elaborato per ingabbiarla e che l’epoca delle ideologie cerca di imporci per mascherarla. Ma, proprio per questo, il suo pensiero libera, solleva, consola: ritrovata la realtà, riconquistato il senso della dipendenza dall’assoluto, il cuore dell’uomo è lieve. Ed è lievità che traspare dalle parole del padre Fabro, soprattutto negli scritti meno specialistici e nelle omelie.
In occasione del suo centenario, si sono già tenute importanti celebrazioni in varie parti d’Italia e all’estero. Per esempio, a Roma si è tenuto dal 7 al 9 ottobre un convegno internazionale dedicato alla sua filosofia; a Udine, capoluogo della sua terra d’origine, il 28 ottobre, si è svolto un convegno dedicato al suo profilo sacerdotale e spirituale; a Gorizia si terrà in dicembre una serata sul suo rapporto con la cultura tedesca. Maggiori informazioni sul suo lavoro e sulle iniziative in suo onore, ma anche estratti delle sue opere, possono essere trovati sui siti www.corneliofabro.org e www.centenariofabro.org .
Cornelio Fabro, Dio. Introduzione al problema teologico, Editrice del Verbo Incarnato, 2007.
Cornelio Fabro, Vangeli delle domeniche, Editrice del Verbo Incarnato, 2011.
Elvio Fontana, Fabro e l’esistenzialismo, Editrice del Verbo Incarnato, 2010.
Rosa Goglia, Cornelio Fabro. Profilo biografico, cronologico, Editrice del Verbo Incarnato, 2010.
Maurizio Schoepflin, Fabro nei suoi Scritti Spirituali, Editrice del Verbo Incarnato, 2008.
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