Finalmente una buona notizia: Dio, quel Dio che tutte le religioni cercano, che da sempre la filosofia insegue, che il cuore invano rincorre senza afferrare, si è fatto uomo.
Dio, quello stesso Dio che ha fatto l’Universo, quello a cui la mente umana anela senza interruzione, colui che solo può porre fine alla nostra ricerca, ci è venuto a trovare.
Quel Dio che conosce le nostre aridità e le disseta, conosce le nostre lacrime e le asciuga, conosce il nostro bisogno d’amore e lo colma, è finalmente venuto fra noi.
Dio! Non una creatura, non un ideale, non un sogno, ma Dio in persona.
Se la nostra mente non dormisse, appiattita dalle categorie del mondo, assonnata dalle consuetudini, balzeremmo di colpo in piedi solo all’udire questa notizia che il Credo ci annuncia.
Balzerebbe anzi in piedi tutta quanta la vita, lasceremmo cadere dalle mani tutti i nostri beni, correremmo per le strade sconvolti dalla gioia. Dio è venuto! Dio è qui! Dio è con noi! È davvero qua, visibile agli occhi, in carne ed ossa, si è perfino reso comprensibile ai nostri sensi, ha un volto come il nostro, ci parla e riusciamo a comprenderlo. Nell’udirlo avvertiamo immediatamente che è Verità, nell’avvicinarlo scopriamo all’istante che è amore. Ci fa ardere il cuore nel petto (e sappiamo quanto ci sia duro farlo ardere, noi che intimamente abbiamo sempre temuto che si raggelasse). Ci accende di luce la mente (e sappiamo quante tenebre la circondavano, quanta buia solitudine avvinghiava i pensieri). Come potremmo dire stavolta che ci sbagliamo? Abbiamo dubitato delle scritture e dei profeti, abbiamo trovato mille scuse per scansare la coscienza, ma come dubitare di Lui mentre ci trapassa con uno sguardo infilzando l’anima e il cuore? Passato, presente e futuro della mia vita si riducono ad un puntino dinanzi a questi occhi. Casa, lavoro, distrazioni, si riducono ad un nulla dinanzi a questa statura.
Diciamo la verità: da sempre abbiamo scrutato nell’altro che ci passava accanto, da sempre abbiamo gettato uno sguardo nel cuore del prossimo per vedere se aveva quelle cose che ci nutrivano. Anche quando non lo davamo a vedere, da sempre abbiamo atteso un incontro che fosse l’Incontro. Qualcosa che desse senso alla nostra vita e la riempisse.
Abbiamo sempre avuto bisogno e lo abbiamo nascosto. Ci siamo infinite volte illusi, e poi duramente risvegliati. Quindi non è facile ingannarci, non è facile che un altro uomo si ponga per noi come senso totale della nostra esistenza.
Se Costui riesce a porsi in quel modo, qualcosa c’è. Se Costui tocca tutte le corde del nostro cuore, anche quelle più intime del nostro intimo, un mistero c’è.
Sappiamo bene che per vizio di natura preferiremmo un oblio senza responsabilità, che desidereremmo una vita quieta piuttosto che essere sentinelle del mondo sotto i dardi di tutti.
Se Qualcuno riesce a coinvolgerci così, ad esporci così, è perché qualcosa veramente avvertiamo, qualcosa che percepiamo come tutto, qualcosa che dà significato all’intera esistenza.
Del resto c’è una prova indiscutibile: allontanarsene è morire. La più grande prova di Dio è l’esperienza del non-Dio, è l’esperienza del tradimento. Diciamo, ancora, la verità: mille volte ci siamo allontanati, mille volte abbiamo tradito per inezie grandi come lenticchie, preferendo il gelo del cuore e dei pensieri, la tenaglia delle seduzioni che ci disumanizzava fino all’estremo non senso. Vi è una sola alternativa a tutto questo male di vivere, e per tutto il mondo non ve ne sono altre, perché già le abbiamo cercate e lo sappiamo. Vi è una sola scelta possibile: dire «Credo in un solo Signore, Gesù Cristo».
IL TIMONE – N. 43 – ANNO VII – Maggio 2005 – pag. 61