Siamo ormai alle strette finali per la stesura della Costituzione Europea ed è da molti mesi che Giovanni Paolo II denuncia accoratamente l’assenza di un riferimento preciso alle radici cristiane. Noi qui cercheremo di mostrare l’importanza capitale di questa denuncia da una prospettiva storica peculiare, cioè quella della storia delle idee, mostrando che il cristianesimo è la linfa vitale che alimenta il tronco da cui rampollano i più importanti valori e le più importanti conquiste culturali e sociali dell’Europa e dell’Occidente. In altri termini, vogliamo fare un inventario (minimo e necessariamente incompleto) di quei valori che tutti, anche i non credenti, ritengono decisivi e irrinunciabili, mostrando che tali valori li dobbiamo al cristianesimo, anche se spesso non ce ne ricordiamo e viviamo di rendita. Insomma, per noi europei e per noi occidentali il cristianesimo è come l’ossigeno: per lo più non ci accorgiamo della sua esistenza, ma non appena esso si esaurisce il risultato è la morte. Allo stesso modo, se si esaurisce il cristianesimo, i valori che esso ha generato corrono un pericolo mortale.
Naturalmente la nostra civiltà è debitrice dell’eredità greca e romana (e di in misura minore), ma il lascito più importante è quello cristiano, come si evince dal seguente inventario.
1) La dignità umana. Il cristianesimo per primo ha conferito una dignità ed un valore inviolabile ad ogni uomo, donna, bambino, a prescindere da differenze culturali, sociali, religiose, etniche, ecc.
Infatti per il cristianesimo:
a) ogni uomo è individualmente voluto e creato da Dio;
b) ogni uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Perciò solo il cristianesimo può fondare e giustificare un vero umanesimo, cioè una cultura di promozione e rispetto per ogni uomo. Il cristianesimo è l’unico vero baluardo capace di giustificare la dignità umana: gli illuministi la proclamavano (ma alcuni tra loro, come Voltaire, incrementavano i propri profitti col traffico di schiavi), e dopo la seconda guerra mondiale la si è continuamente esaltata, elaborando le teorie dei diritti umani, ma queste affermazioni sulla dignità umana vivono di rendita del cristianesimo senza essere razionalmente giustificate, come invece avviene nel cristianesimo. Sono come i rami di un tronco che è quello cristiano, di cui ripresentano la tesi sulla dignità umana senza riconoscerne il debito e l’eredità.
Relativamente al cristianesimo ha ragione Dostoevskij: “se non esiste Dio, tutto è possibile”, in quanto il 20° secolo, con le sue carneficine ed i suoi totalitarismi, ha dimostrato precisamente che le ideologie antireligiose ed anticristiane, che hanno cercato di cancellare dalla storia il nome di Dio, hanno prodotto i più mostruosi genocidi e massacri. La storia del Novecento gronda del sangue di centinaia di milioni di vittime, proprio perché si è cercato di cancellare l’esistenza di Dio, perciò Dostoevskij è stato profetico. Che il cristianesimo sia la vera condizione di possibilità dell’umanesimo ce lo conferma un autore che non può certo essere sospettato di simpatia verso il cristianesimo, perché, anzi, ne è stato uno dei più feroci nemici, cioè Nietzsche. Questi sosteneva una concezione secondo cui il genere umano doveva progredire attraverso la selezione dei migliori e l’eliminazione dei deboli, e, pertanto, accusava il cristianesimo di essere uno pseudoumanesimo, che si opponeva alla vera (per Nietzsche) filantropia, proprio per avere sempre difeso ogni uomo, nessuno escluso: “l’individuo fu tenuto dal cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più sacrificare, ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani. […]. La vera filantropia vuole il sacrificio per il bene della specie. […] E questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo vuole giungere appunto a far sì che nessuno venga sacrificato”.
Forse il pericolo di nuovi totalitarismi per ora non incombe, ma senza il fondamento cristiano il senso della dignità umana non può che affievolirsi. Così, assistiamo già a molteplici espressioni di favore verso sacrifici umani, come l’aborto, l’eutanasia, la c1onazione, la sperimentazione sugli embrioni, la mercificazione della donna, certi ritmi lavorativi di alcune professioni che impongono tempi di lavoro disumani, ecc.
Dalla proclamazione della dignità di ogni individuo conseguono altri importanti valori che solo il cristianesimo ha introdotto, come quelli di seguito, su cui dobbiamo soffermarci più in breve.
2) La libertà individuale di ogni persona: cioè nessun uomo può essere asservito da un altro ed è libero addirittura di fronte a Dio, libero di amarLo o vilipenderLo.
3) La premura verso i malati. Non è un caso che l’ospedale sia un’invenzione della Chiesa cattolica e che fino al 18° sec. essa soltanto li abbia fondati e gestiti.
4) La solidarietà verso tutti i poveri e tutti i disagiati (non solo verso quelli del proprio gruppo, religione, ecc.).
Presso le altre culture e religioni tali atti di solidarietà sono sempre compiuti a titolo personale, non perché indicati dalla cultura di appartenenza o dalla religione.
5) La sollecitudine verso le vittime e il senso di colpa per gli eventuali crimini verso altre culture, il rifiuto di ricorrere a dei capri espiatori (rimandiamo a R. Girard, cfr. bibliografia).
È chiaro che anche questi valori, in quanto fondati sulla dignità umana, che è fondata dal cristianesimo, corrono un pericolo mortale se il cristianesimo scompare.
Ma sulle fondamenta cristiane si sono innestati anche altri pilastri, come quelli che seguono.
6) La dignità di ogni lavoro, perché presso i Greci e i Romani era stimata solo l’attività intellettuale. Infatti, il Dio cristiano crea il mondo e interviene nel mondo, cioè è un Dio lavoratore, e, inoltre, in Gesù Cristo, falegname presso la bottega paterna, nobilita anche i lavori umili. Non è un caso che, inizialmente, la scienza e la tecnologia si siano sviluppate al massimo grado proprio in Europa, perché i Greci non trassero dalla scienza particolari applicazioni tecnologiche.
7) La sensibilità ecologica, che è importante quando è il contrappeso ad un uso spregiudicato della tecnologia, che può essere oggi convincentemente giustificata solo dal cristianesimo (contrariamente alle accuse degli ecologisti), secondo cui l’uomo è l’essere più alto del creato, ma deve custodirlo e rispettarlo perché non gli appartiene, bensì appartiene a Dio, rispetto a cui l’uomo è solo un amministratore.
8) La distinzione tra religione e politica, “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, la quale significa che: a) non tutte le leggi religiose (per es. quelle che condannano l’ateismo, la lussuria, la gola, ecc.) sono anche leggi dello Stato (come invece avviene nelle teocrazie, come l’Islam); b) lo Stato non è la fonte della verità, del bene e della salvezza (come affermano i totalitarismi).
Arrestiamo qui per limiti di spazio il nostro inventario, spèrando di aver mostrato che il cristianesimo è, per credenti e non credenti, come l’ossigeno e che non si può vivere di rendita all’infinito. Dunque è vero il titolo di un opera di Novalis, Europa ossia cristianesimo, ed è vero, come diceva un laico come Benedetto Croce, che “non possiamo non direi cristiani”: se l’Europa se lo dimentica, il suo futuro vedrà come minimo proliferare sempre più i sacrifici umani auspicati da Nietzsche.
BIBLIOGRAFIA
Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa, varie edizioni 2003.
R. Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, Milano 2001, pp. 211-236.
G. Morra, Sorgenti culturali dell’Europa, in “Studi Cattolici”, 489 (2001), pp. 756-764.
V. Messori, Scommessa sulla morte, Sei, Torino 2001, pp. 180-202.
A. Socci, I nuovi perseguitati, Piemme, Casale Monferrato 2001, pp. 145-157.