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15.12.2024

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Cristo è il capo
31 Gennaio 2014

Cristo è il capo

 


Il Figlio di Dio è capo della Chiesa, che è il suo “corpo mistico”, e dell’universo creato, fin dalle origini. L’opera del demonio non cancella questa verità



CRISTO, CAPO DELLA CHIESA
Gesù di Nazaret, crocifisso e risorto, che nel santuario celeste è sempre in atto di offrire al Padre il suo sacrificio redentore, suscita per ciò stesso la realtà della Chiesa. La suscita effondendo sul mondo il suo Spirito.

Effusione perenne
La Pentecoste non è tanto un episodio della storia degli apostoli quanto un evento permanente, che si è manifestato sì in modo clamoroso nel cinquantesimo giorno dopo la risurrezione del Signore, ma nella sua natura profonda non finisce più di essere operante: noi siamo continuamente esposti al riverbero della divina ricchezza, causato dalla presenza del Signore alla destra del Padre.

Effusione trasformante
Sgorgando, come da sorgente ineffabile, dal cuore umano del Figlio di Dio trafitto e glorificato, lo Spirito irriga l’aridità del mondo e la rende feconda, investe le creature fragili e contaminate e ne fa strumenti certi ed efficaci al servizio della vita nuova, tocca gli animi e li divinizza. Così nascono i prodigi della sacralità e della santità della Chiesa.

La sacralità
In virtù dell’effetto “sacrale”: – uomini deboli e piccoli assicurano, oltre ogni personale smarrimento, il permanere della missione visibile di Cristo nella successione apostolica, che vede nei secoli i vescovi mandati dai vescovi, mentre ogni dinastia della terra o presto o tardi si estingue; – scritti umani, legati a una determinata cultura, qualche volta perfino ineleganti e sgrammaticati, si caricano della eterna parola di Dio e si offrono a noi come “Sacra Scrittura”; – cose semplici e umili, come l’acqua, l’olio, il pane, il vino, nei sacramenti diventano segni efficaci della grazia e addirittura nell’eucaristia i segni efficaci della presenza reale di Cristo e del suo sacrificio in mezzo ai suoi.

La santità interiore
Ma l’effusione dello Spirito, mandato da Cristo crocifisso e risorto, investe anche il mondo interiore e invisibile: le menti, i cuori, le coscienze. Così l’uomo può avvertire il dono di illuminazioni che lo portano a capire la verità divina, anche quando sembra ardua e lontana, o di ispirazioni che lo muovono a vincere una tentazione, che pareva fino allora irresistibile, a lasciare un vizio che sembrava inestirpabile, a compiere un bene che si presentava come eccedente la sua debolezza e irraggiungibile. Così chi si arrende a quest’onda rinnovatrice e arriva a vivere di fede e a lasciarsi infiammare dalla diventa il tempio dello Spirito Santo e accoglie – come sorprendente regalo del Signore Gesù – quest’Ospite misterioso e operoso, che inabita in lui come principio della vita di grazia. Questi sono i prodigi della «santità», che sotto l’azione dello Spirito di Cristo fioriscono segretamente nell’uomo, che pur nasce decaduto, stravolto, peccatore.carità,

La realtà della Chiesa
Orbene, tutta la sacralità e tutta la santità esistente sotto il cielo in virtù di questa perenne Pentecoste, raccolta e compaginata in un solo organismo, costituisce il miracolo indefettibile e sempre giovane della Chiesa. Alla luce di queste considerazioni, la Chiesa può essere dunque capita come l’umanità che secondo il disegno eterno del Padre è stata raggiunta, purificata, rinnovata, unificata per mezzo dello Spirito Santo dal Salvatore crocifisso che vive ormai nella gloria divina. La Chiesa è un’unità vivente, di cui Cristo è il «capo »: perciò essa è il «corpo» di Cristo, secondo l’espressione di san Paolo (Col 1,18). Chi ha accolto la parola di Gesù, è stato segnato dai suoi sacramenti, partecipa nella fede alla stessa conoscenza che Cristo ha di Dio e delle cose, possiede nel Cuore lo stesso suo amore per il Padre e per i fratelli, ospita nel santuario interiore lo stesso Spirito che proviene da lui, costui è annoverato tra le membra vive di questo corpo. Crescere nella vita ecclesiale vuoI dire crescere nella connessione oggettiva con Cristo, crescere nella somiglianza con l’Uomo-Dio, e quindi crescere nella partecipazione alla vita divina.

CRISTO, CAPO DELL’UNIVERSO CREATO

La riflessione sul mistero della salvezza ci ha però portati a intuire che, prima ancora della connessione ecclesiale, frutto della redenzione, esiste tra gli uomini e Cristo, anzi tra tutta la creazione e Cristo, una connessione previa, che sussiste fin dalle origini delle cose e, benché attaccata e continuamente insidiata dal demonio, non è mai andata perduta.

Una visione antropocentrica

Tutto dall’inizio è stato pensato e voluto per l’uomo: tutte le cose perciò sono poste al servizio dell’uomo, tutte trovano nell’uomo coscienza e voce per la lode a Dio, tutte esistono quasi come digradanti partecipazioni del tesoro d’essere che è stato racchiuso nella natura umana. Tale visione antropocentrica è espressa con chiarezza per esempio da sant’ Ambrogio: «È finito il sesto giorno e si è conclusa la creazione del mondo con la formazione di quel capolavoro che è l’uomo, il quale esercita il dominio su tutti gli esseri viventi ed è come il culmine dell’universo e la suprema bellezza di ogni essere creato» (Exameron VI, 10,75).

Il cristocentrismo
Ma dall’eternità tutti gli uomini sono stati pensati e voluti in Cristo Redentore, “esemplati” dall’inizio su di lui, finalizzati a lui, posti in radicale connessione con lui. Cristo dunque, prima ancora di essere il capo della Chiesa, è il capo dell’universo creato. Ogni uomo gli appartiene prima ancora di essere stato raggiunto e trasformato dal suo Spirito. Ogni uomo riproduce in qualche modo il suo volto prima ancora di partecipare alla sua vita divina. Questa iniziale appartenenza a Cristo si distingue dalla appartenenza ecclesiale:
– perché è originaria e non ha bisogno di un atto del singolo o della comunità per sussistere;
– perché è universale e non si avvera solo nei battezzati o in coloro che comunque sono arrivati alla fede;
– perché è incancellabile: neppure il comportamento ribelle dell’uomo può far sì che egli non sia quello che è nella verità del suo essere, e cioè un’immagine del Signore, pur se sbiadita o deturpata.

Appartenenza da completare
Certo tale appartenenza a Cristo, in questo mondo decaduto e macchiato dalla colpa, è solo parziale e incoativa, e aspira a essere compiuta e sublimata dall’azione redentrice: è come l’abbozzo di un quadro che reclama di essere rifinito perché possa esprimere chiaramente quello che è e divenire un capolavoro. Ma l’abbozzo è autentico, c’è già in tutti, e nessuna violenza di male può arrivare a distruggerlo. Ogni cosa, ogni uomo perciò nasce già col marchio del Signore impresso nelle profondità del suo essere.

La vittoria sul demonio
Ogni cosa, ogni uomo nasce però anche sotto il “regno” del demonio («la morte ha regnato», dice Paolo, [Rm 5,17]), che impedisce a questa germinale esemplarità di svilupparsi fino al possesso, meglio fino all’elargizione, della vita divina: è il mistero del peccato originale. La vita redenta (o vita battesimale o vita ecclesiale o vita di grazia) libera l’uomo dall’oppressione soffocante del male e gli consente di inverare la sua indole di «icona vivente di Cristo», facendolo crescere progressivamente nella connessione e nella somiglianza col suo Salvatore. Come si vede, l’uomo che vive seriamente la vita cristiana, diventa davvero “più uomo”, cioè realizza in pienezza la sua originaria e indistruttibile natura di “immagine di Cristo”, che vuol ridiventare sempre più «immagine somigliante» (cf Gn 1,26).

DA NON PERDERE

Giacomo Biffi, Memorie e digressioni di un italiano cardinale, nuova edizione ampliata, Cantagalli, Siena 2010.
Il Timone aveva già recensito questo libro importante del card. Giacomo Biffi tre anni fa (n. 69, gennaio 2008), quando uscì la prima edizione di Memorie e digressioni di un italiano cardinale. Oggi l’opera conosce una nuova edizione riveduta e ampliata, come spiega lo stesso arcivescovo nella nuova introduzione.
Riveduta appunto da tre anni di riflessioni ulteriori, di migliorie e soprattutto dall’aggiunta di una cinquantina di pagine, fra cui quattro digressioni, alcune molto attuali e urgenti, come per esempio quella sull’ideologia omosessualista. Come al solito digressioni “avvertite” per la loro pericolosità da un lettore attento a quanto si muove nel corpo della società, sensibile alle nuove opinioni che si vanno formando, attento a riflettere e poi giudicare i problemi che emergono, senza voler condannare le persone, ma neppure senza voltarsi dall’altra parte.
Lo riproponiamo anche come interpretazione della seconda parte del Novecento e del primo decennio del nuovo millennio, con le nuove problematiche emerse nella vita della Chiesa e del mondo contemporaneo, convinti che la lettura di queste pagine possa piacere ma soprattutto aiutare il lettore a dotarsi di una lettura dei fatti storici, perché senza una storia condivisa è difficile costruire un mondo migliore.

 

 

 

 

 

IL TIMONE N. 99 – ANNO XIII – Gennaio 2011 – pag. 48 – 49

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