Il Figlio di Dio è capo della Chiesa, che è il suo “corpo mistico”, e dell’universo creato, fin dalle origini. L’opera del demonio non cancella questa verità
Effusione perenne
La Pentecoste non è tanto un episodio della storia degli apostoli quanto un evento permanente, che si è manifestato sì in modo clamoroso nel cinquantesimo giorno dopo la risurrezione del Signore, ma nella sua natura profonda non finisce più di essere operante: noi siamo continuamente esposti al riverbero della divina ricchezza, causato dalla presenza del Signore alla destra del Padre.
Effusione trasformante
Sgorgando, come da sorgente ineffabile, dal cuore umano del Figlio di Dio trafitto e glorificato, lo Spirito irriga l’aridità del mondo e la rende feconda, investe le creature fragili e contaminate e ne fa strumenti certi ed efficaci al servizio della vita nuova, tocca gli animi e li divinizza. Così nascono i prodigi della sacralità e della santità della Chiesa.
La sacralità
In virtù dell’effetto “sacrale”: – uomini deboli e piccoli assicurano, oltre ogni personale smarrimento, il permanere della missione visibile di Cristo nella successione apostolica, che vede nei secoli i vescovi mandati dai vescovi, mentre ogni dinastia della terra o presto o tardi si estingue; – scritti umani, legati a una determinata cultura, qualche volta perfino ineleganti e sgrammaticati, si caricano della eterna parola di Dio e si offrono a noi come “Sacra Scrittura”; – cose semplici e umili, come l’acqua, l’olio, il pane, il vino, nei sacramenti diventano segni efficaci della grazia e addirittura nell’eucaristia i segni efficaci della presenza reale di Cristo e del suo sacrificio in mezzo ai suoi.
La santità interiore
Ma l’effusione dello Spirito, mandato da Cristo crocifisso e risorto, investe anche il mondo interiore e invisibile: le menti, i cuori, le coscienze. Così l’uomo può avvertire il dono di illuminazioni che lo portano a capire la verità divina, anche quando sembra ardua e lontana, o di ispirazioni che lo muovono a vincere una tentazione, che pareva fino allora irresistibile, a lasciare un vizio che sembrava inestirpabile, a compiere un bene che si presentava come eccedente la sua debolezza e irraggiungibile. Così chi si arrende a quest’onda rinnovatrice e arriva a vivere di fede e a lasciarsi infiammare dalla diventa il tempio dello Spirito Santo e accoglie – come sorprendente regalo del Signore Gesù – quest’Ospite misterioso e operoso, che inabita in lui come principio della vita di grazia. Questi sono i prodigi della «santità», che sotto l’azione dello Spirito di Cristo fioriscono segretamente nell’uomo, che pur nasce decaduto, stravolto, peccatore.carità,
La realtà della Chiesa
Orbene, tutta la sacralità e tutta la santità esistente sotto il cielo in virtù di questa perenne Pentecoste, raccolta e compaginata in un solo organismo, costituisce il miracolo indefettibile e sempre giovane della Chiesa. Alla luce di queste considerazioni, la Chiesa può essere dunque capita come l’umanità che secondo il disegno eterno del Padre è stata raggiunta, purificata, rinnovata, unificata per mezzo dello Spirito Santo dal Salvatore crocifisso che vive ormai nella gloria divina. La Chiesa è un’unità vivente, di cui Cristo è il «capo »: perciò essa è il «corpo» di Cristo, secondo l’espressione di san Paolo (Col 1,18). Chi ha accolto la parola di Gesù, è stato segnato dai suoi sacramenti, partecipa nella fede alla stessa conoscenza che Cristo ha di Dio e delle cose, possiede nel Cuore lo stesso suo amore per il Padre e per i fratelli, ospita nel santuario interiore lo stesso Spirito che proviene da lui, costui è annoverato tra le membra vive di questo corpo. Crescere nella vita ecclesiale vuoI dire crescere nella connessione oggettiva con Cristo, crescere nella somiglianza con l’Uomo-Dio, e quindi crescere nella partecipazione alla vita divina.
CRISTO, CAPO DELL’UNIVERSO CREATO
La riflessione sul mistero della salvezza ci ha però portati a intuire che, prima ancora della connessione ecclesiale, frutto della redenzione, esiste tra gli uomini e Cristo, anzi tra tutta la creazione e Cristo, una connessione previa, che sussiste fin dalle origini delle cose e, benché attaccata e continuamente insidiata dal demonio, non è mai andata perduta.
Una visione antropocentrica
Tutto dall’inizio è stato pensato e voluto per l’uomo: tutte le cose perciò sono poste al servizio dell’uomo, tutte trovano nell’uomo coscienza e voce per la lode a Dio, tutte esistono quasi come digradanti partecipazioni del tesoro d’essere che è stato racchiuso nella natura umana. Tale visione antropocentrica è espressa con chiarezza per esempio da sant’ Ambrogio: «È finito il sesto giorno e si è conclusa la creazione del mondo con la formazione di quel capolavoro che è l’uomo, il quale esercita il dominio su tutti gli esseri viventi ed è come il culmine dell’universo e la suprema bellezza di ogni essere creato» (Exameron VI, 10,75).
Il cristocentrismo
Ma dall’eternità tutti gli uomini sono stati pensati e voluti in Cristo Redentore, “esemplati” dall’inizio su di lui, finalizzati a lui, posti in radicale connessione con lui. Cristo dunque, prima ancora di essere il capo della Chiesa, è il capo dell’universo creato. Ogni uomo gli appartiene prima ancora di essere stato raggiunto e trasformato dal suo Spirito. Ogni uomo riproduce in qualche modo il suo volto prima ancora di partecipare alla sua vita divina. Questa iniziale appartenenza a Cristo si distingue dalla appartenenza ecclesiale:
– perché è originaria e non ha bisogno di un atto del singolo o della comunità per sussistere;
– perché è universale e non si avvera solo nei battezzati o in coloro che comunque sono arrivati alla fede;
– perché è incancellabile: neppure il comportamento ribelle dell’uomo può far sì che egli non sia quello che è nella verità del suo essere, e cioè un’immagine del Signore, pur se sbiadita o deturpata.
La vittoria sul demonio
Ogni cosa, ogni uomo nasce però anche sotto il “regno” del demonio («la morte ha regnato», dice Paolo, [Rm 5,17]), che impedisce a questa germinale esemplarità di svilupparsi fino al possesso, meglio fino all’elargizione, della vita divina: è il mistero del peccato originale. La vita redenta (o vita battesimale o vita ecclesiale o vita di grazia) libera l’uomo dall’oppressione soffocante del male e gli consente di inverare la sua indole di «icona vivente di Cristo», facendolo crescere progressivamente nella connessione e nella somiglianza col suo Salvatore. Come si vede, l’uomo che vive seriamente la vita cristiana, diventa davvero “più uomo”, cioè realizza in pienezza la sua originaria e indistruttibile natura di “immagine di Cristo”, che vuol ridiventare sempre più «immagine somigliante» (cf Gn 1,26).
DA NON PERDERE
IL TIMONE N. 99 – ANNO XIII – Gennaio 2011 – pag. 48 – 49
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