Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

14.12.2024

/
Croazia: battere la omo-società si puà
31 Gennaio 2014

Croazia: battere la omo-società si puà




Il referendum del paese slavo vinto dai pro family, nonostante le violente intimidazioni, è istruttivo. Con una mobilitazione culturale si può bloccare l’avanzata delle lobby. Anzi, si può rilanciare

«Tanto andrà così anche in Italia». Oppure: «Nel nostro Paese non accadrà mai». Queste sono le due opinioni antitetiche che si sentono ripetere spesso, dopo l’approvazione del “mariage pour tous” (il “matrimonio omosessuale”) in Francia. Sono pensieri che si insinuano anche fra chi crede nel matrimonio tra uomo e donna come cellula base della società. Posizioni antitetiche, appunto, ma entrambe espressioni della stessa posizione: il disimpegno.

Una vittoria della famiglia

A smentirle, quello che è accaduto domenica 1 dicembre in Croazia, dove alla votazione del referendum sul matrimonio ha vinto il “sì” alla famiglia naturale con il 66 per cento dei voti contro il 33. La domanda alla quale sono stati chiamati a rispondere i croati, affinché fosse inserita nella costituzione una chiara definizione della famiglia, era formulata in questi termini: «Vuoi definire il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna?». L’esito non era scontato, perché chi si è impegnato per difendere il matrimonio tra uomo e donna è stato fatto oggetto di una campagna mediatica e governativa violenta.
La situazione nel paese slavo è simile a quella italiana, se non peggiore: travolto dalla crisi economica a cui il governo di sinistra, guidato dal socialdemocratico Zoran Milanovic, non riesce a far fronte, e con la popolazione croata che si vede costretta a subire politiche ideologiche unicamente volte a mantenere compatta la maggioranza di sinistra.
Oltre ad avere eliminato l’ora di religione nelle scuole, la Croazia ha introdotto un programma innocuamente intitolato “Educazione alla Salute”, simile a quello emanato dall’allora ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del governo Monti, Elsa Fornero: «Educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi», che prevede l’introduzione dell’ideologia di genere nelle scuole e dei corsi di sessualità fin dalla più tenera età, senza specificare cosa si intenda nel concreto.
Sia il programma croato, sia quello italiano sono ispirati alla Raccomandazione CM/REC (2010) 5 dal titolo “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”, del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, volta a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere, che prevede corsi anti-bullismo in cui valorizzare «le espertize delle associazioni Lgbt in merito alla formazione», inserendo nei programmi scolastici «particolari focus sui temi Lgbt» (lesbian, gay, bisexual, transgender) con una «modulistica scolastica amministrativa e didattica in chiave di inclusione sociale, rispettosa delle nuove realtà familiari, costituite dai genitori omosessuali».
Questo il prezzo che molti paesi membri dell’Unione stanno pagando per la loro adesione all’Europa. Anche se le linee guida croate sono molto più dettagliate di quelle italiane, dato che, ad esempio, si parla di educazione alla masturbazione e di visione di filmati pornografici nelle scuole medie ed elementari.
La Croazia è stata più esplicita anche nell’annunciare la revisione della legge sulla famiglia per introdurre il matrimonio omosessuale, a cui è seguito il referendum. In Italia, invece, come già sanno i lettori de “il Timone”, si cercherà di legiferare sulle nozze gay, mettendo prima a tacere la voce di chi è contrario, attraverso la votazione del disegno di legge Scalfarotto (Pd) ora al vaglio del Senato, che prevede il reato d’opinione per “omofobia” e “trans fobia”, senza neppure specificare quali espressioni saranno considerate fattispecie di reato.

Come fermare, rilanciando, la marea omosessualista

Ma come è riuscita la Croazia a invertire un percorso che poteva apparire ineluttabile? In prima linea, la società civile si è mobilitata per raccogliere circa 750 mila firme necessarie a indire il referendum costituzionale in favore del matrimonio inteso come unione tra un uomo e una donna.
La Chiesa cattolica, poi, insieme agli ortodossi, agli ebrei e ai musulmani ha firmato una dichiarazione congiunta in cui i fedeli di ciascuna comunità sono stati richiamati a votare in favore della famiglia naturale. A far sentire la sua voce all’interno della Chiesa cattolica è stato innanzitutto il vescovo di Zagabria, Josip Bozanić, che ha subìto duri attacchi e intimidazioni giunte dallo stesso esecutivo, con accuse di istigazione alla rivolta armata e di ingerenza dei vescovi nella vita del Paese. Ma la Chiesa non si è lasciata intimidire e, lungi dal mantenersi su una posizione puramente difensiva, ha cominciato un lavoro di sensibilizzazione a tutti i livelli, soprattutto nelle parrocchie.
Qui e fra i giovani, grazie anche alla figura di don Damir Stojić, cappellano dell’università di Zagabria e studioso della “teologia del corpo” del beato Giovanni Paolo II, l’attacco alla famiglia è stato usato come un’occasione per far riscoprire ai giovani la bellezza del matrimonio attraverso incontri e testimonianze. Non a caso, sono stati proprio loro i protagonisti della vittoria del primo dicembre. Come lo stesso Bozanić ha dichiarato a ridosso dei risultati: «Molti anziani erano anche favorevoli al referendum, ma erano più timorosi perché sono cresciuti nell’epoca del regime comunista, quando non era bene esprimere il proprio parere. I giovani invece hanno lavorato molto bene e si è visto».
Fu lo stesso Benedetto XVI, in visita in Croazia nel giugno del 2011, a parlare di fronte a 50 mila ragazzi, esortandoli ad andare contro corrente, a fare scelte definitive, a non accontentarsi: «Non cedete a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria, o addirittura sostitutiva del matrimonio! Mostrate con la vostra testimonianza di vita che è possibile amare, come Cristo, senza riserve, che non bisogna aver timore di impegnarsi per un’altra persona». L’allora pontefice aveva anche invitato i fedeli a vivere una politica che non fosse «falsamente neutra, ma ricca di contenuti umani con un forte spessore etico», perché è così che «i laici sono chiamati a spendere la loro formazione, guidati dai princìpi della dottrina sociale della Chiesa».

Non è finita
Con la vittoria referendaria non si deve però credere che la battaglia sia finita, come ha ricordato il rettore del Pontificio Collegio Croato di San Geronimo a Roma, monsignor Jure Bogdan, invitando a non abbassare la guardia, perché il governo vuole ancora cambiare la legge sulla famiglia e sovvertire i risultati. Il premier Milanović potrebbe decidere di non tener conto del voto popolare portando la legge in Parlamento.
Anche se accadesse la Chiesa non sarebbe comunque pentita, visto il lavoro svolto finora. I vescovi hanno parlato della battaglia di questi ultimi mesi come di una possibilità di ecumenismo e di una ritrovata unità intorno ai fondamenti antropologici duramente attaccati dalla mentalità laicista. Non solo, la battaglia è servita a far comprendere al popolo croato il rischio di quello che stava succedendo nel Paese. Infine, ha spiegato Bozanić, il giudizio dato di fronte all’azione del governo è stato utile per risvegliare la coscienza dei croati, ma anche per convertire la Chiesa stessa: il referendum non è la fine, ma l’inizio, perché l’esito è «un invito ad approfondire l’essenza dell’istituzione matrimoniale», ha chiarito Bozanic.
Il vescovo ha poi messo in luce un nuovo metodo, grazie a cui è stato possibile raccogliere le firme necessarie a indire il referendum, dove non sono stati i vescovi a condurre la battaglia, che, lungi dal sottrarsi, hanno sostenuto il movimento interreligioso dei laici: «La raccolta – ha continuato il vescovo – è stata promossa direttamente dalla Chiesa cattolica, non intesa come episcopato, ma come popolo di semplici cittadini e associazioni».


Ricorda

«La storia non ha nessun senso umano predeterminato e necessario, le battaglie le vincono e le perdono gli uomini, e per il cristiano nessuna vittoria del male è “irreversibile”. Anche il nazismo e il comunismo sovietico sembravano invincibili e “irreversibili” ma sono caduti».
(Massimo Introvigne, Vita e famiglia, il “tradimento” dei cattolici, www.lanuovabq.it 16 giugno 2013).

IL TIMONE N. 129 – ANNO XVI – Gennaio 2014 – pag. 16 – 17

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista