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11.12.2024

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Dal New Age al Next Age
31 Gennaio 2014

Dal New Age al Next Age

 

Il New Age si è ormai evoluto nel Mext Age, con le sue pratiche terapeutiche e salutistiche. E’ caratterizzato dal marcato individualismo che non è fuori luogo qualificare come narcisismo spirituale, ovvero egoismo.
Del New Age si è detto molto, anche in Italia, sino a qualche anno fa, tanto che a tale fenomeno è stato dedicato pure un importante documento della Santa Sede, Gesù Cristo portatore dell’acqua viva. Una riflessione cristiana sul New Age, a cura del Pontificio Consiglio per la Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, presentato il 3 febbraio 2003. Tuttavia, oggi questa etichetta non è più di moda e, peraltro, di «crisi» del New Age si è parlato negli Stati Uniti sin dall’inizio degli anni 1990, mentre i sintomi di questa si sono fatti sentire anche nel nostro Paese fra la metà e la fine del decennio scorso.
Per il grande pubblico affezionato ai temi esoterici che il New Age aveva fatto uscire da circoli ristretti, generalizzandoli e portandoli a livello popolare, allo stesso New Age succede un fenomeno definito da molti esponenti della corrente stessa (ma soltanto in Italia) come Next Age, il quale rappresenta il passaggio del New Age a una tensione di carattere individualista e la separazione dal suo momento utopistico. Il Next Age può essere così definito come il passaggio del New Age dalla terza alla prima persona singolare: il Next Age ammette che forse non è in vista nessuna Età dell’Oro di trasformazione collettiva e gioiosa per tutta l’umanità e per il Pianeta Terra (come avrebbe voluto il New Age dai suoi esordi negli anni Sessanta), tuttavia il singolo può entrare nel suo New Age personale e raggiungere uno stato superiore di prosperità, salute, soddisfazione. Dunque, superando la tensione collettiva e utopistica, il Next Age afferma che la società può anche andare alla rovina, ma la singola persona che ha accesso a determinate tecniche entrerà comunque in una sua età dell’oro personalissima e privata.
A tal proposito, v’è da notare che anche autori e testi (come il succitato documento vaticano) che tendono, a fronte del riscontro di atteggiamenti e idee diffusi, a mettere in dubbio la reale portata della «crisi” – di cui peraltro parlano gli stessi portavoce interni alla galassia New Age -, ammettono comunque la deviazione dalla dimensione utopistica e collettiva verso una dimensione salvifica puramente privata. Che la si chiami Next Age o meno, il New Age ha dunque recentemente visto una evoluzione-involuzione, i cui effetti sono certamente evidenti da anni negli Stati Uniti e pure in Italia, mentre lo stanno diventando in altri luoghi geografici dove l’ondata New Age è giunta più tardi.
La svolta a carattere individualistico comporta una marcata enfasi posta sul ricorso a pratiche terapeutiche alternative e salutistiche, in quanto si ritiene che dal benessere generale (olistico) della persona e dall’equilibrio fra corpo e spirito possa derivare, in ultima analisi, la felicità in senso globale. Fra queste in grande espansione è il reiki, una tecnica nata in ambiente buddhista giapponese per ridurre lo stress, rilassarsi e incrementare il proprio grado di benessere fisico e morale. Essa si basa sull’idea che un’energia (kl) universale (rei) scorre all’interno di tutti gli esseri viventi e può essere manipolata e utilizzata per ottenere salute e felicità. Sottoponendolo a rigorose disamine, ci si accorge che al reiki può essere applicata con successo la categoria, coniata da specialisti statunitensi, di «quasi-religione».
Ancora, la svolta soggettivistica del New Age fa sì che emergano come punti di riferimento indiscussi personaggi quali: Anthony Robbins, i cui seminari sono caratterizzati dal firewalking, la camminata sui carboni ardenti, intesa a convincere i partecipanti che nulla nella vita è davvero impossibile; il medico indiano residente negli Stati Uniti Deepak Chopra, esperto di medicina ayurvedica e punto di riferimento spirituale di molti VIP statunitensi e non solo; Louise Hay, fondatrice della scuola del «pensiero positivo”, che si concentra attorno all’idea fondamentale che l’amore, in primo luogo l’amore per se stessi (autostima), può compiere miracoli.
Siamo qui nell’ambito di quella che il sociologo inglese Paul Heelas propone di chiamare – utilizzando una categoria trasversale al mondo della nuova religiosità – «religione dei seminari”.
Dunque, idee New Age (e ora Next Age) valicano i confini del campo prettamente «religioso” e si addentrano nel meccanismo sociale mediante corsi e seminari che, proponendo tecniche di potenziamento della personalità e delle capacità umane, si rivolgono, mediante le proposte di enti che si qualificano come formativi o educativi, al grosso pubblico e, in particolare, a manager, professionisti e spesso rientrano nel curriculum formativo per migliorare le prestazioni di quadri e dirigenti di grandi aziende. Di fatto, la «religione dei seminari” non è altro che l’alter ego del tema autoredentivo della «religione del Sé” o della «religione del Me”, che è caratterizzata da un così marcato individualismo che non è fuori luogo qualificare come narcisismo spirituale, ovvero egoismo.
La svolta individualistica, se possibile, esalta quindi ulteriormente l’aspetto dottrinale che caratterizzava il New Age. Anche se all’interno della galassia coesistono idee diverse e contraddittorie (e temi comuni diffusi, per esempio la reincarnazione, un accostamento umanistico all’astrologia, una concezione panteistica del cosmo…) – e in questo senso il New Age non ha mai presentato una dottrina in senso proprio -, vige un principio di carattere epistemologico che può essere definito «relativismo volontarista”, per cui ognuno può creare il suo mondo, e ogni mondo ha la sua verità. Se non esiste la verità, naturalmente non esisteranno le verità (morali, filosofiche, religiose), ma solo infinite possibilità sostanzialmente di uguale valore.
Il peso che il relativismo – versione aggiornata e più estrema di quello già di fatto introdotto dalla modernità – e l’individualismo hanno assunto nella società in generale e nelle varie branche del sapere ci dà la percezione di quanto un fenomeno come il New Age (e ciò che lo segue) abbia potuto seminare in una quarantina d’anni di diffusione in un mondo già frantumato al momento del crollo delle ideologie e, soprattutto, di come sia necessaria per l’umanità un’opera assidua di riannuncio della Verità di Gesù Cristo e della sua Chiesa.

RICORDA
«Per la fede cristiana Il Next Age può essere perfino più insidioso del New Age, di cui del resto ripropone le idee di fondo. Il New AgI, infatti, coltivava almeno Il sogno di un mondo liberato dal male e dall’infelicità, obiettivo generoso anche se perseguito con mezzi inadeguati o sbagliati. Nel Next Age cade anche il velo dell’utopia, e l’aspirazione a vivere Individualmente uno stato superiore di consapevolezza e di felicità si rivela apertamente per quella forma di narcisismo spirituale che era forse sempre stata».
(Massimo Introvigne, La crisi del New Age e la nascita di un nuovo fenomeno: il Next Age, http://www.cesnur. org/testi/Nex_A.htm. org/testi/Nex_A.htm).

BIBLIOGRAFIA
John Gordon Melton – Andrea Menegotto, Reiki: tecnica o religione?, Elledici, 2005.
Massimo Introvigne, New Age & Next Age, Piemme, 2000.
Massimo Introvigne, La crisi del New Age e la nascita di un nuovo fenomeno: il Next Age, www.cesnur.org/testi/Nex_A.htm.
Andrea Menegotto (a cura di), New Age: «fine» o rinnovamento? Le origini, gli sviluppi, le idee, la crisi, la «fine» del New Age e la nascita di un nuovo fenomeno: il Next Age. Una nuova sfida per la Chiesa, Sinergie, 1999.

 

 

 

IL TIMONE – N. 54 – ANNO VIII – Giugno 2006 – pag. 16 – 17

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