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12.12.2024

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Disastro 194
31 Gennaio 2014

Disastro 194

 

Parla Giuseppe Garrone, uno dei leader storici del movimento pro life italiano: «Dobbiamo denunciare senza tregua una legge che permette e finanzia l’aborto. Applicare bene la 194? Significa uccidere esseri umani».

Loro sono quelli del no all'aborto «senza se e senza ma". Proprio nel momento in cui – finalmente! – il mondo politico comincia a parlare senza tabù di una «revisione» della 194, mentre «atei devoti» come Giuliano Ferrara avanzano proposte di «moratoria» sull'aborto: loro no. A questi pro life «fare il tagliando» trentennale alla legge non basta affatto e vale la pena di ascoltare le ragioni forti di Giuseppe Garrone, presidente di Federvita Piemonte e responsabile nazionale del numero verde «SOS Vita» (800-813000), cofondatore del Comitato Verità e Vita, già autore di Ma questo è un figlio (testimonianze di donne che hanno abortito) nonché di Oltre la morte.., la vita (percorso di rinascita dopo l'aborto), ora in libreria – sempre per Gribaudi – con La 194 trent'anni dopo.

 

Garrone, la 194 è stata sempre presentata come «male minore», prima rispetto all'aborto clandestino, ora di fronte all'assenza di regole. Perché invece non può mai essere considerata tale, secondo lei?
«Il problema della legge 194 è che legalizza l'aborto e lo finanzia: due aspetti molto gravi, perché il "delitto diventa diritto", come ha denunciato varie volte Giovanni Paolo Il. La frase che sentiamo spesso è: "L'aborto è sempre esistito…". È vero. Ma anche l'omicidio è sempre esistito».

 

E dunque?
«Dunque nessuno davanti a un omicidio chiede una legge per "limitarlo" finanziandolo. Mentre oggi si dice dell'aborto: "La 194 ormai esiste, almeno applichiamola bene". Applicare bene quella legge significa uccidere esseri umani, dato che nessuno oggi può affermare che l'embrione non sia un essere umano; infatti, nel 1996 il Comitato di bioetica (un organismo statale, non un ente vaticano) ha dichiarato che l'embrione è uno di noi. Nella 194 – dicono – ci sono anche articoli a difesa della vita. Ma anche questo è un inganno.
Si tratta di specchietti per le allodole, messi lì a suo tempo per tener buona la parte sana della Dc. Lo Stato difende la gravidanza, si dice, e prescrive di far di tutto per rimuovere le cause dell'aborto: ma chi dovrebbe farlo, in concreto? Da quasi trent'anni seguo mamme in difficoltà e quante volte ho intercettato donne che dal consultorio avevano ricevuto solo il certificato d'aborto!».

 

Pure molti cattolici lavorano nei consultori…
«Ci sono persone che lavorano bene, ma purtroppo in genere l'azione del consultorio non è a tutela della vita e il contatto con le donne ce l'hanno solo i non obiettori. Per rimuovere davvero le cause dell'aborto bisognerebbe ricorrere al volontariato, però la legge lo rende facoltativo e di fatto un intervento non si verifica quasi mai. Le uniche richieste che riceviamo riguardano donne oltre i termini per abortire, casi in cui torniamo utili solo per fare assistenza».

 

E la teoria del male minore: cerchiamo almeno di usare tutti i mezzi offerti dalla legge per difendere la vita?
«Il "male minore" possiamo solo subirlo; se lo scegliamo – invece – è male e basta. Certo, facciamo il massimo perché la 194 funzioni alla meno peggio. Ma come mai in 30 anni nessuno è stato condannato per inosservanza delle supposte parti positive della legge? Perché in realtà essa è stata scritta per promuovere l'aborto, l'autodeterminazione. Il mondo laico è ben felice che si accettino compromessi sulla 194: più noi cediamo, più loro attaccano».

 

Ma intanto la legge c'è: che cosa dobbiamo fare, allora? Anche molti cattolici sostengono che non esiste il clima culturale per abrogare la 194.
«Chi vuoi essere per la vita ha una sola strada da seguire: l'aborto è omicidio, dunque non bisogna smettere di denunciare la legge che lo permette e lo finanzia. Se ci fosse nel Paese una realtà di popolo con una posizione chiara, anche qualche parlamentare potrebbe forse rendersi conto che vale la pena di impegnarsi per diminuire i danni della legge (negli Stati Uniti la battaglia dei pro life costringe alcuni politici a difendere la vita). C'è una responsabilità anche di noi cattolici: a parte le chiare dichiarazioni dei Papi, si tace. Si subisce. E molte donne sono state ingannate dal silenzio: dicono che non avrebbero abortito, se avessero saputo, se fossero state informate».

 

Anche i credenti hanno abbassato il livello di guardia sull'aborto?
«Certamente. Ho parlato più d'una volta con cattolici impegnati, e pochi sono quelli che dicono no all'aborto in modo assoluto. Il silenzio ha causato tutto questo. Perché per molti ciò che è legale è anche morale. Ecco il disastro della 194: ormai si dà per scontato l'aborto, come un fatto acquisito, si sono ingannate le coscienze».

 

D'accordo. Ma, se anche dovessimo bandire una crociata, perderemmo ancora: come nel famoso referendum del 1981 (che difatti, secondo molti, fu un errore)…
«E che cosa perderemmo? Forse guadagneremmo un po' di cultura della vita, un po' di rispetto delle leggi evangeliche… Purtroppo succede l'opposto.
Il cristiano non è un vincente politico, ma della verità, e questa è una battaglia mai perduta in partenza: la verità può essere calpestata, non distrutta; solo se tacciamo la lasciamo uccidere».

 

Non le pare di giocare su un equivoco tra i principi (che per un cristiano restano ovviamente intangibili) e la necessaria mediazione con una società che cristiana invece non è più?
«Assolutamente no. Se il diritto alla vita fosse un principio solo cattolico, le darei ragione; ma si tratta di un diritto naturale e universale. Che il concepito sia un essere umano è indiscutibile. Che poi di fatto i cattolici (e nemmeno tutti) siano rimasti quasi gli unici a sostenerlo, questo è un male. Certo, viviamo in questa società: ma non siamo obbligati ad accettare l'aborto come principio acquisito.
Possiamo continuare a combattere, con i mezzi a nostra disposizione. E se fossimo in molti a operare così, la cultura del rispetto della vita si potrebbe diffondere di più e forse avremmo anche qualche risultato concreto».

 

È d'accordo con la moratoria sull'aborto?
La vera moratoria è stata lanciata nel giugno 2007 dalla radio www.fratelloembrione.it , intorno alla quale si stanno costituendo comitati locali; essa propone il blocco della 194 in nome del diritto alla vita dei concepiti. Che poi questa moratoria ottenga risultati o no, almeno la proposta è chiara. E per questo noi da ottobre raccogliamo firme in suo sostegno».

 

Appunto: lei sa bene che a volte, a furia di pretendere tutto, alla fine non si ottiene nulla…
«Questo non lo condivido affatto: quanto più rinunciano a difendere la verità tutt'intera, tanto più vengono considerati estremisti proprio coloro che fanno i compromessi. L'avversario rispetta più il coraggio della verità che non il compromesso. E spesso i cattolici enunciano principi che poi non difendono.
Introdurre la tattica che impone di rinunciare a dire con chiarezza la verità non è accettabile. I principi sono chiari; chi non li vuole seguire, sarà responsabile dei suoi atti».

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Giuseppe Garrone [a cura di], ,.. Ma questo è un figlio. Testimonianze di donne vittime dell'aborto, Gribaudi, 20006.


Dossier: Aborto di stato: trent'anni di vergogna
 
IL TIMONE  N. 73 – ANNO X – Maggio 2008 – pag. 42-43
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