Guareschi denunciò con coraggio la mattanza operata in Emilia contro i “nemici” del marxismo. La sua fu un’inflessibile condanna del comunismo – il peccato – mai disgiunta dalla misericordia e dall’affetto per i peccatori. L’unica alternativa ai “rossi”? Il cristianesimo.
Indro Montanelli era solito dire che non si può capire l'Italia del '48, quella divisa fra comunisti e popolo bianco, senza aver letto Guareschi. Sicuramente il ruolo giocato da Giovannino in quella cruciale occasione storica fu fondamentale. Lui non cercò mai di accampare i meriti che pur aveva e in abbondanza: si limitò a raccontare quelle vicende.
Mentre ferveva la ricostruzione materiale, Guareschi mise mano con lena a quella morale: occorreva somministrare agli italiani gli antidoti adeguati contro i veleni ideologici che li intossicavano. Così, nelle pagine del suo settimanale Candido venivano denunciati gli omicidi che insanguinavano vaste zone della Penisola, in particolare quell'Emilia-Romagna che Guareschi soprannominò "il Messico d'Italia", memore (tra i pochi) dello spaventoso genocidio che era stato perpetrato dal 1926 al 1929 contro i cattolici messicani.
Questo scontro epocale venne rappresentato anche nella saga letteraria di Mondo Piccolo, e le figure di don Camillo e Peppone divennero delle autentiche icone dell'Italia reale di quegli anni. Due figure esemplari non tanto di posizioni ideologiche, ma di modi diversi (ma anche simili) di essere uomo. Ciò spiega la simpatia che Guareschi fa suscitare per Peppone, che non prescinde mai da una motivata e intransigente opposizione al comunismo, a quelle teorie politiche che si erano tradotte in una prassi di azione spietata, disumana, assassina e menzognera, nell'Europa orientale come in Italia. Nella sua stessa Emilia, Guareschi aveva avuto modo di assistere alla trasformazione antropologica provocata dall'ideologia comunista sugli uomini delle campagne e dei borghi. Un'ideologia che, nei giorni tragici della Guerra Civile e per molti mesi dopo la conclusione del 25 aprile, aveva trasformato contadini e artigiani in killer. Comunisti armati che avevano insanguinato le regioni del Nord Italia, non limitandosi a vendette, pure condannabili, su chi aveva militato nelle schiere avversarie, ma perseguendo un disegno di eliminazione fisica di chi poteva essere di ostacolo all'avanzata della rivoluzione marxista.
Tutto ciò suscitò nello scrittore un'inflessibile condanna del comunismo (il peccato) mai disgiunta dalla misericordia e dall'affetto per i comunisti (i peccatori), di cui non vuole la distruzione, ma il ravvedimento, il ritorno alle ragioni del buon senso dei loro padri, di quanto era stato insegnato dalle maestre di scuola, spesso protagoniste di toccanti pagine dei racconti di Mondo Piccolo. Nelle versioni cinematografiche anziché questo scontro onesto e implacabile, posto sempre sotto l'arbitrato del Cristo Crocefisso che vigila l'irrequieto gregge della parrocchia della Bassa, traspare un generico e un po' sentimentale "volemose bene", privo delle ragioni profonde così come della poesia che fa ricche e commoventi le pagine dei racconti dello scrittore parmense.
Quella che invece Guareschi sottolinea nei suoi racconti è la Misericordia di Dio, che non è mai negata a nessuno nel corso dei numerosi episodi di Mondo Piccolo, sia che venga manifestata dal Crocifisso, sia che venga praticata – ringhiando a denti stretti – dal Sindaco o dal Parroco. Don Camillo non criminalizza Peppone, lo aiuta semmai a riconoscere il proprio errore e a continuare a sperare.
In un'intervista del 1998, Alberto Guareschi, figlio di Giovannino, aveva dichiarato: «Mio padre, pur essendo anticomunista, amava Peppone perché era una persona onesta che credeva in quello che faceva. Lui ha sempre rispettato chi perseguiva un ideale. Criticava invece aspramente il partito che monopolizzava le coscienze».
Guareschi ebbe modo di esplicitare chiaramente il suo pensiero nell'editoriale di Candido del 7 dicembre 1947, dove scrisse: «Noi non apparteniamo a nessun ismo. Abbiamo un'idea, sì, ma non finisce in ismo.
La cosa è molto semplice: per noi esistono al mondo due idee in lotta: l'idea cristiana e l'idea anticristiana. Noi siamo per l'idea cristiana e siamo perciò con tutti coloro che la perseguono e soltanto fino a quando la perseguono. Quando, a nostro modesto avviso, qualcuno si distacca da questo principio, chiunque sia (fosse anche il nostro parroco) noi diventiamo automaticamente suoi avversari». In effetti, all'ideologia comunista di Peppone e compagni Guareschi non oppose mai – attraverso don Camillo o altri personaggi – un'altra ideologia, fosse essa liberale, democristiana o altro. Per Guareschi l'alternativa esisteva da duemila anni: semplicemente, la Verità cristiana, che è la sola ad opporsi al Male, e per la quale vale la pena impegnarsi totalmente.
BIBLIOGRAFIA
Tutti i racconti, gli scritti e le vignette di Giovannino Guareschi sono pubblicati in Italia da Rizzoli. Per un approfondimento della vita e dell'opera segnaliamo:
G. Guareschi, Chi sogna nuovi gerani. Autobiografia, (a cura di Carlotta e Alberto Guareschi), Rizzoli, 1993.
G. Guareschi, Tutto Mondo Piccolo, (A cura di Alberto e Carlotta Guareschi), Rizzoli, 1998,3 volumi (Contiene tutti i racconti della saga di don Camillo, con schede ragionate).
A. Gnocchi – M. Palmaro, Giovannino Guareschi. C'era una volta il padre di don Camillo e Peppone, Piemme, 2008.
A. Gnocchi – M. Palmaro, Don Camillo, il Vangelo dei semplici, Àncora 1999, con scritti di Giacomo Bitti, Giovanni lugaresi, Giorgio Torelli, Alessandro Pronzato.
A. Gnocchi – M. Palmaro, Qua la mano don Camillo, Àncora 2000, con scritti di Alessandro Maggiolini, Michele Brambilla, Giovanni lotto, Giorgio Torelli, Roberto laurita.
P. Gulisano, Quel cristiano di Guareschi. Un profilo de/l creatore di don Camillo, Àncora, 2008.
G. Lugaresi, Le lampade e la luce. Guareschi: fede e umanità, Rizzoli, 1996.
A. Pronzato, Il don Camillo di Guareschi, un prete come si deve, Gribaudi, 2008.
G. Conti, Giovannino Guareschi, biografia di uno scrittore, Rizzoli, 2008.
Dossier: Giovannino Guareschi, libero e cattolico
IL TIMONE – N.78 – ANNO X – Dicembre 2008 pag. 44-45