Papa Giovanni Paolo II, nell'enciclica Centesimus annus, pubblicata il 10 maggio 1991 nel centenario dell'enciclica Rerum novarum di Papa Leone XIII (1878-1903), al n. 4 osserva: «Sul finire del secolo scorso [il secolo XIX] la Chiesa si trovò di fronte ad un processo storico, in atto già da qualche tempo, ma che raggiungeva allora un punto nevralgico». A proposito di questo processo e del suo tempo di svolgimento, nel discorso ai partecipanti al III Forum Internazionale della Fondazione Alcide Oe Gasperi, il 23 febbraio 2002, il Santo Padre ha precisato che esso «[…] alla metà dello scorso millennio ha avuto inizio, e dal Settecento in poi si è particolarmente sviluppato». «Fattore determinante di tale processo – prosegue Papa Giovanni Paolo Il nell'enciclica citata – fu un insieme di radicali mutamenti avvenuti nel campo politico, economico e sociale, ma anche 1ell'ambito scientifico e tecnico, oltre al multiforme influsso delle ideologie dominanti. Risultato di questi cambiamenti era stata, in campo politico, una nuova concezione della società e dello Stato e, di conseguenza, dell'autorità. Una società tradizionale si dissolveva e cominciava a formarsene un'altra, carica della speranza di nuove libertà, ma anche dei pericoli di nuove forme di ingiustizia e servitù».
A tale transizione, sempre dolorosa, talora perfino cruenta, la Chiesa fa un puntuale contrappunto dottrinale, sempre preceduto dalla risposta costituita dalla testimonianza della carità fino al martirio. E, nel corso di tale transizione- da una società tradizionale, dunque lato sensu da un Ancien Régime, a un altro tipo di società, animata dalla modernità, cioè dal persegui mento e dal compiacimento gnostici della novità per la novità, e dal secolarismo, ovvero dalla secolarizzazio-ne anche di quanto non è di sua natura secolarizzabile come il sacro e il mistero, si manifesta significativamente una nuova articolazione del Magistero della Chiesa. Perciò – come si legge nell'esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa, del 28 giugno 2003, al n. 98 – «essa trae origine dall'incontro tra il messaggio biblico con la ragione da una parte, e i problemi e le situazioni riguardanti la vita dell'uomo e della società dall'altra. Con l'insieme dei principi da essa offerti, tale dottrina contribuisce a porre solide basi per una convivenza a misura d'uomo, nella giustizia, nella verità, nella libertà e nella solidarietà». Ed essa più tardi – nel secolo XX – sarà complessivamente denominata dottrina sociale della Chiesa, un'espressione della sua morale sociale, che ha in qualche modo accompagnato tale processo, intervenendo nel corso di esso congiunturalmente ed episodicamente, quindi passando dalla terapia sociale all'educazione sociale integrale, dunque finalmente proponendosi nella sua globalità, peraltro sempre in fieri, propria di un cantiere sempre aperto com'è quello costituito dalla storia degli uomini.
Il 25 ottobre 2004, il cardo Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha presentato, nel corso di una conferenza stampa in Vaticano, il Compendio della dottrina sociale della Chiesa (CDSC). L'opera è stata elaborata dallo stesso dicastero vaticano, «[…] che ne porta la piena responsabilità», come ha detto il suo presidente e come si legge nel documento stesso (CDSC, n. 7). Tale dicastero, istituito nel 1967 da Papa Paolo VI (1963-1978) come Pontificia Commissione lustitia et Pax, è divenuto Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel 1988 con l'entrata in vigore della Costituzione Apostolica Pastor Bonus di Papa Giovanni Paolo Il ed è deputato appunto all'approfondimento e alla diffusione della dottrina sociale della Chiesa, specialmente per quanto concerne il mondo del lavoro. Iniziato nel 1999 sotto la presidenza del cardo François-Xavier Nguyen Van Thuan (1928-2002) «[…] su incarico del Santo Padre e a Lui dedicato» – sono sempre parole del cardo Martino -, il CDSC mira a offrire un quadro complessivo delle linee fondamentali del corpus dottrinale dell'insegnamento sociale cattolico. In base alle indicazioni proposte dal Santo Padre nell'esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in America, del 22 gennaio 1999, al n. 54, il documento intende presentare «in maniera complessiva e sistematica, anche se in forma sintetica, l'insegnamento sociale, che è frutto della sapiente riflessione magisteriale ed espressione del costante impegno della Chiesa nella fedeltà alla Grazia della salvezza di Cristo e nell'amorevole sollecitudine per le sorti dell'umanità" (COSC, n. 8). E proprio l'intentio riassuntiva, cioè la natura stessa di compendio, fa del testo – come ha detto Papa Giovanni Paolo Il nel discorso ai partecipanti al Convegno della Fondazione Vaticana «Centesimus Annus-Pro Pontifice", del 4 dicembre 2004 – «uno strumento aggiornato per la conoscenza della dottrina sociale cattolica,,: dunque, non documento papale in senso stretto come, per esempio, il Catechismo della Chiesa Cattolica, ma, come i documenti della Commissione Teologica Internazionale, piuttosto utile e prezioso strumento di lavoro, che autorizza e sollecita integrazioni e sviluppi.
Quanto alla struttura del COSC, dopo una dedica «A Giovanni Paolo Il, maestro di dottrina sociale, testimone evangelico di giustizia e di pace" (p. V), una lettera gratulatoria inviata dal segretario di Stato di Sua Santità, il cardo Angelo Sodano, a nome del Pontefice regnante (pp. XI-XIII), e una Presentazione da parte del cardinale presidente (pp. XV-XVI), seguono una Introduzione, intitolata Un umanesimo integrale e solidale (pp. 1-9) e il documento articolato in tre parti.
Nella prima (pp. 11-114), divisa in quattro capitoli, si tratta dei presupposti fondamentali della dottrina sociale, cioè del disegno di amore di Dio sull'uomo e sulla società, della missione della Chiesa e della natura della dottrina sociale, della persona umana e dei suoi diritti, dei principi e dei valori della dottrina sociale. Nella seconda parte (pp. 115-313), in sette capitoli, vengono esposti i contenuti e i temi classici della dottrina sociale, quindi si parla della famiglia, del lavoro umano, della vita economica, della comunità politica, della comunità internazionale, dell'ambiente e della pace. Infine nella terza parte (pp. 314-319), in un solo capitolo, è contenuta una serie d'indicazioni per l'utilizzo della dottrina sociale nella prassi pastorale della Chiesa e nella vita dei cristiani, soprattutto dei fedeli laici. Nella Conclusione, intitolata Per una civiltà dell'amore, viene infine espresso l'intendimento di fondo di tutto il documento. L'opera è corredata da un corposo apparato di indici, diviso in Indice dei riferimenti (pp. 323-348) e in Indice analitico (pp. 349-505).
Ma, come ha detto Papa Giovanni Paolo Il nel citato discorso del 4 dicembre 2004 – «molto resta da fare, perché l'apporto così ricco dell'insegnamento ecclesiale diventi coerente criterio di giudizio e convinta forza ispiratrice dell'azione sociale dei cristiani. Talvolta si ha l'impressione che la dottrina sociale della Chiesa sia più evocata che conosciuta, sia considerata un semplice orizzonte di valori – forse troppo grandi e nobili perché possano mai farsi concreti in questo mondo – piuttosto che un esigente criterio di giudizio e di azione.
«È dunque assai importante mirare a far conoscere la dottrina sociale della Chiesa in modo puntuale, motivato, completo, anche per evitare che ne venga privilegiato l'uno o l'altro aspetto, secondo sensibilità e orientamenti precostituiti, finendo per perderne la considerazione unitaria e per usarne in modo strumentale.
«È inoltre necessario educare ad assumere tale dottrina come stimolante punto di riferimento delle responsabilità familiari, professionali e civili, assumendola come criterio condiviso di scelte e di azioni personali e comunitarie […].
«Decisivo, in ogni caso, sarà cogliere la dottrina sociale come elemento caratterizzante la spiritualità del fedele laico. A tale riguardo, opportunamente ricorda iI Compendio che la spiritualità laicale "rifugge sia lo spiritualismo intimista sia l'attivismo sociale e sa esprimersi in una sintesi vitale che conferisce unità, significato e speranza all'esistenza, per tante e varie ragioni contraddittoria e frammentata" (n. 545)».
BIBLIOGRAFIA