Diversi esponenti di comunità ebraiche e, purtroppo, anche alcuni cristiani, si sono lamentanti protestando, talvolta vivacemente, per la nuova preghiera introdotta da Benedetto XVI nella liturgia del Venerdì Santo, secondo il rito antico.
Intitolata «Pro conversione Judreorum» (per la conversione degli ebrei), la preghiera inizia così: «Preghiamo affinché Dio e Signore nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini». E prosegue in questo modo: «Dio onnipotente ed eterno, che vuoi che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità, concedi nella tua bontà che, entrando la pienezza dei popoli nella tua Chiesa, tutto Israele sia salvo. Per Cristo nostro Signore. Amen».
Per amore di verità, va detto che altri esponenti del mondo ebraico hanno difeso la libertà della Chiesa di pregare secondo le proprie intenzioni, compresa quella di chiedere a Dio che illumini i loro correligionari affinché riconoscano Gesù Cristo.
Ora, non è questo il luogo, né io sono la persona più indicata, per trattare anche solo superficialmente la complessa questione dei rapporti tra cristiani ed ebrei. Grazie a Dio, il Magistero della Chiesa non ha mancato di darci chiare indicazioni in proposito.
Ma, dal basso della nostra ignoranza, due o tre concetti ci sembrano piuttosto chiari.
Il primo: i cattolici, proprio in quanto tali, devono pregare e operare per la conversione di tutti, compresa quella di chi aderisce alla religione ebraica.
Perché? Perché così hanno fatto Gesù Cristo, gli Apostoli, san Paolo e la Chiesa nella sua bimillenaria esistenza. È ovvio che non si vuole imporre la fede cattolica, e chiunque, ebreo o meno, ha il potere di rifiutare questa offerta di conversione. Alla fine, ne renderà conto al Signore, non a noi. Anzi, giusto per non esaltarci troppo, sarà bene ricordare che anche noi dovremo rispondere del nostro operato.
Il secondo: se Gesù Cristo è luce «Io sono la luce del mondo»), chi non lo conosce e lo rifiuta vive nelle tenebre. Lo diciamo senza offesa. Che queste tenebre siano più o meno intense, che chi vive in tale condizione sia o meno colpevole, non sta a noi giudicare. Se la vedrà, anche qui, con il buon Dio. Il terzo: i cattolici sono chiamati ad amare tutti, anche gli ebrei. Ora, siccome amare significa “volere il bene dell’amato”, e siccome per un cattolico il bene più grande è Gesù Cristo, si capisce perché se vogliamo bene agli ebrei – e al resto del genere umano – dobbiamo pregare e operare perché Gesù sia da loro riconosciuto, seguito, amato ed imitato. Che questo nostro modo di amare venga o meno apprezzato dal prossimo non deve impedirci di agire. E se Colui che è amore per eccellenza è finito in croce, ci sta che il nostro misero sforzo non sia compreso. Pazienza.
Forse, sono concetti espressi in modo fin troppo elementare. So bene che l’argomento è assai complesso. Una cosa però è certa: Gesù Cristo vuole che preghiamo e operiamo per la conversione di tutti. Anche degli ebrei. Di più: anche della nostra.
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