Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de “il Timone”, ha tenuto a Radio Maria giovedì 10 febbraio 2000, durante la “Serata Sacerdotale”, condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall’autore.
1. Questa sera riprendiamo la nostra riflessione sul tema della “Madonna contestata”, che abbiamo affrontato la scorsa volta [una precedente conversazione sulla liceità del culto a Maria era stata trasmessa in data 27 gennaio 2000] e che merita ancora tutta la nostra attenzione, perché sono molti i punti della dottrina cattolica riguardanti la Madre di Dio che non sono condivisi o addirittura sono contestati.
2. E se molte sono le contestazioni, altrettante devono essere le verità di fede cattolica che noi dobbiamo essere in grado di esporre, di giustificare, di far comprendere e anche di difendere. Questa è la missione specifica dell’apologeta, ma è anche la missione di ogni cattolico che vuole diventare apostolo, vale a dire conquistatore di anime.
3. Gli amici radioascoltatori ricorderanno che nell’ultima conversazione abbiamo parlato del culto di Maria. Abbiamo dimostrato che venerare e pregare la Madonna e riconoscerLe il potere di intercessione presso Dio hanno un fondamento, hanno radici nella Sacra Scrittura.
4. Non solo: a conferma della verità cattolica, abbiamo osservato che, fin dai tempi della Chiesa primitiva, i cristiani rivolgevano preghiere alla Madre di Dio e abbiamo visto che la storia dei primi cristiani, la storia della Chiesa ci ha lasciato tracce evidenti di queste preghiere. I primi cristiani pregavano la Madonna.
5. La nostra riflessione ci ha condotto alla conclusione che le contestazioni di Protestanti e di Testimoni di Geova alla Chiesa cattolica, perché i suoi fedeli pregano Maria, non hanno fondamento, né biblico né storico. Noi cattolici, pregando e venerando Maria, obbediamo al Vangelo ed imitiamo i primi cristiani.
6. In questa conversazione affrontiamo un altro argomento utilizzato dai contestatori della dottrina cattolica per negare una verità di fede: la perpetua verginità di Maria.
7. Che cosa insegna la nostra fede su questo punto? Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al punto N. 501, dice testualmente: “Gesù è l’unico Figlio di Maria”. Dunque, stando alla dottrina cattolica così ben sintetizzata nel Catechismo, Gesù non ha avuto fratelli e sorelle e questo corrisponde perfettamente, e doverosamente, al dogma della perpetua verginità di Maria.
8. Questa verità di fede cattolica non è condivisa, anzi è contestata dai Protestanti e dai Testimoni di Geova. Come è possibile – questo è il succo della contestazione – credere nelle perpetua verginità di Maria se il Vangelo parla esplicitamente dei fratelli di Gesù?
9. In effetti, se stiamo bene attenti, è vero che i Vangeli parlano dei fratelli di Gesù.
10. Sentiamo san Matteo: “non è Egli (Gesù) forse il figlio del carpentiere? Sua Madre non si chiama Maria? E i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte tra noi?” (13, 55-56).
11. Il Vangelo di san Matteo, non solo parla dei fratelli di Gesù, ma ci fornisce anche i loro nomi: Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda.
12. Sentiamo san Marco: “Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses (Giuseppe), di Giuda e di Simone?” (6,3). San Marco concorda con san Matteo nel dire che Gesù aveva dei fratelli e ci fornisce i loro nomi.
13. Anche nel Vangelo di san Luca si parla di fratelli del Signore: “Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non poterono avvicinarlo a causa della folla” (8,19).
14. E, infine, il quarto Vangelo, quello di san Giovanni: “Dopo questo fatto discese (Gesù) a Cafarnao insieme con sua Madre, i fratelli e i discepoli” (2,12).
15. E non solo i Vangeli, ma anche nel libro degli Atti degli Apostoli troviamo un accenno ai fratelli di Gesù: “Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e coti Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui” (1,14).
16. Ora, questa insistenza della Parola di Dio sui “fratelli” di Gesù sembra mettere noi cattolici spalle al muro e sembra dare man forte alle contestazioni di Protestanti e di Testimoni di Geova. Torna alla mente la solita domanda, cavallo di battaglia di tutte le contestazioni: se i Vangeli parlano dei “fratelli” di Gesù, come possiamo noi cattolici credere al dogma della perpetua verginità di Maria?
17. Badate bene che la questione sollevata da questa domanda è delicatissina e implica conseguenze addirittura mortali per la fede cattolica. Infatti, se a perpetua verginità di Maria, che è verità dogmatica, non ha fondamento biblico, allora vuoi dire che la Chiesa si è sbagliata, ha annunciato una “presunta verità”. Ma questo comporta il dover ammettere che la Chiesa può insegnare l’errore, non è infallibile. Capite bene che, di questo passo, si corre il rischio di minare irrimediabilmente la credibilità della Chiesa cattolica e della fede cattolica.
18. Prima di disarmare, noi cattolici dobbiamo tentare di far fronte e di rispondere a queste osservazioni, anzi: a queste vere e proprie contestazioni, come è nostra abitudine, vogliamo approfondire il discorso e vedremo – al termine di questa conversazione – che noi cattolici possiamo tranquillamente, e con piena ragione, continuare a credere nella perpetua verginità di Maria, con buona pace di tutti i contestatori di ieri e di oggi.
19. Veniamo subito alla prima osservazione. Leggendo il Vangelo, non ci deve sfuggire un particolare estrema mente significativo. Avete notato che nel Vangelo si parla sempre ed esclusivamente di “fratelli” di Gesù, ma che questi fratelli di Gesù non sono mai chiamati “figli di Maria”?
20. Attenti bene: soltanto Gesù viene chiamato “figlio di Maria”, i suoi fratelli no. E anche Maria è sempre chiamata la “Madre di Gesù”, e mai viene detta madre dei suoi fratelli.
21. Non è un particolare di poco conto. Se stiamo attenti al modo con il quale san Luca racconta, negli Atti degli Apostoli, il brano che abbiamo letto prima, possiamo fare una osservazione interessante. San Luca scrive: “Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera; insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui” (1,14).
22. A noi sorge spontanea una considerazione: se quei fratelli di Gesù fossero stati veramente figli della Madonna, san Luca avrebbe dovuto scrivere, molto più correttamente: “C’era Maria, Madre di Gesù con gli altri suoi figli”. Invece no: san Luca non dice, non vuole dire che Maria è anche la madre dei “fratelli” di Gesù.
23. Naturalmente, questo è solo un primo indizio, un particolare certamente interessante, che non deve sfuggire a chi sa leggere bene la Bibbia; ma si tratta di un indizio che ci introduce ad una riflessione più profonda.
24. Proseguiamo. Come abbiamo ascoltato, i Vangeli ci hanno conservato i nomi dei fratelli di Gesù: Giacomo, Giuseppe (Joses), Giuda (non il traditore) e Simone.
25. Non solo: i Vangeli sono così ricchi di informazioni che ci dicono anche chi era la loro madre e ci fanno sapere che la madre dei “fratelli” di Gesù si chiamava anch’essa Maria, ma non era la Madonna. Era un’altra Maria.
26. Ascoltiamo con attenzione il Vangelo di san Matteo nel capitolo che racconta i fatti del Venerdì santo. Siamo sul monte Calvario, subito dopo la morte di Gesù in Croce. Scrive san Matteo: “C’erano là molte donne che osservavano da lontano: quelle stesse che dalla Galilea avevano seguito Gesù per servirlo. Tra esse, c’era Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo” (27, 55-56).
27. Attenti bene: per san Matteo, in quel tragico Venerdì santo, c’era sul Calvario una donna di nome Maria che era madre di Giacomo e Giuseppe, cioè era la madre di due dei “fratelli” di Gesù. Domandiamoci: questa Maria era forse la Madonna? Rispondiamo con sicurezza: no, non era la Madonna. Era la madre di due dei “fratelli” di Gesù, ma non era la Madonna.
28. Da dove nasce questa sicurezza. Nasce dal fatto che solo qualche versetto più avanti, proprio per distinguerla dalla Madonna, san Matteo la chiama per ben due volte “l’altra Maria”.
29. E ci dice che questa “altra Maria”, insieme a Maria di Magdala, assistette alla sepoltura di Gesù (27,61) e poi, il giorno dopo il sabato, sempre insieme a Maria di Magdala, andò al sepolcro (28,1) e ascoltò quelle famose parole dall’angelo: “So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui, È risorto”.
30. Come vedete, la verità cattolica comincia a rivelarci il suo fondamento biblico e, parallelamente, le contestazioni, che ci sembravano a prima vista così sicure, cominciano a scricchiolare.
31. Siamo proprio sicuri che “l’altra Maria”, di cui parla san Matteo, non sia la Madonna ma proprio la madre di Giacomo e Giuseppe, cioè di due “fratelli” di Gesù?
32. Sì, siamo sicuri perché afferma esplicitamente San Marco nel suo Vangelo. San Marco prima conferma quello che ha detto san Matteo: “C’erano là anche alcune donne che osservavano da lontano, tra le altre: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Giuseppe, e Salome, le quali lo seguivano e lo servivano,” (15, 40-41).
33. Poi – e la cosa ci interessa particolarmente – san Marco ci spiega che “l’altra Maria” che andò al sepolcro non era la Madonna, ma era la madre dei “fratelli” di Gesù. Sentiamolo: “Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome, comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù”; quindi conferma l’episodio dell’incontro con l’angelo al sepolcro.
34. Dunque san Marco ci dice chiaramente che quella donna che andò al sepolcro con la Maddalena e che Matteo chiama “l’altra Maria” era proprio Maria madre di Giacomo, di uno dei fratelli di Gesù.
35. Le nostre informazioni, leggendo bene i Vangeli, si stanno arricchendo e ci dicono che almeno due dei “fratelli” di Gesù, Giacomo e Giuseppe, non hanno la stessa Madre di Gesù. Il Vangelo li chiama fratelli” di Gesù ma non hanno la stessa Madre. Possiamo lecitamente pensare la stessa cosa anche per gli altri due.
36. Proseguiamo. San Giovanni ci offre qualche altro particolare interessante per identificare bene quella donna che Matteo chiama “l’altra Maria”. Scrive: “Presso la croce di Gesù stavano sua Madre e la sorella di lei, Maria di Cleofa e Maria di Magdala” (19,25).
37. Per san Giovanni, ai piedi della croce di Gesù stavano, insieme ad altre persone, almeno tre donne che portavano lo stesso nome Maria: una era la Madonna, un’altra era Maria di Cleofa (che cosa vuoi dire “di Cleofa” vuoi dire che era o moglie o figlia di Cleofa) e poi c’era la Maddalena.
38. San Giovanni ci fa sapere che quel la donna che san Matteo chiama “l’altra Maria”, che san Marco dice essere le madre di Giacomo, era Maria di Cleofa.
39. San Matteo e san Marco ci dicono che quest’altre Maria, Maria di Cleofa, era la madre di Giacomo e Giuseppe.
40. Attenti bene, perché abbiamo un’altra informazione da aggiungere a quelle che sono già in nostre possesso. Questo Giacomo nell’elenco degli Apostoli, è sempre chiamato figlio di Alfeo.
41. Sommando tutte queste informazioni, ci risulta, da una attenta lettura del Vangelo, che almeno due dei “fratelli” del Signore, Giacomo e Giuseppe, avevano per madre una donna di nome Maria, che non ere la Madonna, e per padre un uomo di nome Alfeo. Avevano dunque genitori diversi da quelli di Gesù eppure sono chiamato “fratelli” di Gesù.
42. A questo punto, sembra essere giunto il momento di domandarci: perché sono chiamati “fratelli” di Gesù?
43. La risposta è piuttosto semplice. Dobbiamo ricordare che nella lingua ebraica il termine “fratello” aveva un significato più ampio di quello che gli attribuiamo oggi; poteva indicare, infatti, anche cugino, nipote, parente molto vicino.
44. La parola “fratello” nella Bibbia non indica sempre e soltanto “fratelli di sangue”, ma anche cugino, parente prossimo.
45. Abbiamo le prove di quello che stiamo dicendo. Nel libro del Genesi, per esempio, si parla di Lot e ci viene letto che Lot era “fratello di Abramo”. È lo stesso Abramo che chiama Lot suo “fratello. Sentiamo: “Abramo disse a Lot: Non ci sia discordia tra me e te, tra i miei pastori e i tuoi, perché noi siamo fratelli” (13,8).
46. Dunque, Lot è “fratello” di Abramo. Però, lo stesso libro del Genesi ci dice anche che Lot era figlio del fratello di Abramo, che si chiamava Haran (11,27). Dunque Abramo chiama “fratello” Lot, ma questi in realtà era suo nipote.
47. Nella Bibbia c’è un altro esempio, ancora più chiaro e ci è raccontato nel Primo Libro delle Cronache. Qui ci viene detto che Eleazaro e Kish erano entrambi figli di Macli, dunque erano fratelli carnali. Poi si aggiunge: “Eleazaro morì senza figli; ebbe solo figlie. l figli di Kish, loro fratelli, le sposarono” ( 1 Cr 23, 21-23).
48. Come si vede, la Bibbia chiama i figli di Kish “fratelli” delle figlie di Eleazaro, che poi sposarono, ma in realtà erano cugini di queste ragazze.
49. Questo si spiega solo se ricordiamo che in ebraico “fratello” può voler dire anche cugino, nipote o parente in generale.
50. Dunque, visto che i Vangeli ci parlano dei “fratelli” di Gesù, considerato che ci danno i nomi dei fratelli di Gesù, osservato che ci dicono anche il nome della loro madre, che non era la Madonna, e perfino del loro padre, che non era Giuseppe, possiamo concludere che le contestazioni al dogma della perpetua verginità di Maria, basate sulla parola “fratello”, non hanno fondamento biblico.
51. E con questo, noi cattolici possiamo star tranquilli. Ci vuole ben altro per minare la credibilità della nostra fede.
52. Risolto questo problema, veniamo ad osservare come, interpretando malamente la Bibbia, Protestanti e Testimoni di Geova accampano altre scuse per negare la perpetua verginità di Maria.
53. San Matteo scrive che Giuseppe non conobbe Maria, nel senso biblico del termine, cioè non ebbe relazioni coniugali con Lei, finché non partorì Gesù (1,25). E leggendo malamente san Matteo, Testimoni di Geova e Protestanti sostengono che, se Matteo parla in questo modo, ciò vuoi dire che “dopo” il parto di Gesù, Maria e Giuseppe vissero come tutti gli sposi. Lo dimostrerebbe quel “finché”.
54. Come rispondiamo noi cattolici a questa osservazione?
55. In primo luogo: San Matteo non ci dice che cosa avvenne dopo il parto di Gesù, ma si limita a dire che Maria era vergine al momento del concepimento e al momento del parto. Matteo vuoi parlare unicamente del concepimento e del parto verginale di Gesù, non di altro.
56. Tanto è vero che – lo abbiamo visto – quando Matteo ci dice i nomi dei fratelli di Gesù, ci dice anche che la loro madre non era la Madonna.
57. In secondo luogo: il “finché”, nell’uso della Bibbia, nega un’azione per il tempo passato, ma non implica che questa azione sia stata compiuta in seguito.
58. Facciamo due esempi. Il primo: nel Salmo 110, Dio invita il Messia alla sua destra “finché” pone i nemici a sgabello dei suoi piedi. Questo “finché” non significa che dopo il Messia non starà più alla destra di Dio.
59. Il secondo esempio: alla fine del capitolo 28 del Vangelo di san Matteo, Gesù affida alla Chiesa la missione di evangelizzare tutto il mondo e conclude con queste parole: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.
60. Questo “fino alla fine del mondo”, questo “finché il mondo esiste” non implica che dopo Gesù non sarà più con i suoi discepoli. Dice soltanto che sarà sempre con loro nell’opera di evangelizzazione.
61. Come vedete, cari amici radioascoltatori, anche a questa obiezione si può rispondere esaurientemente. Anche in questo caso, possiamo dire che ci vuole ben altro per minare la verità evangelica e dogmatica della perpetua verginità di Maria.
62. Esaminiamo ora brevemente un’altra contestazione della perpetua verginità di Maria. Contestazione che può essere formulata in questo modo: siccome Gesù è chiamato figlio primogenito”, questo vuoi dire che, dopo di Lui, ci fu un figlio secondogenito, un terzo, un quarto etc. Quindi la Madonna non sarebbe stata sempre vergine, ma ebbe altri figli.
63. Come rispondiamo noi cattolici? Cominciamo con il dire che nelle culture di tutti i popoli “primogenito” vuoi dire “primo nato”. E vuoi dire “primo nato” sia che dopo di lui ci siano stati altri, sia che fosse figlio unico.
64. Inoltre, dobbiamo sapere che presso gli ebrei, il primo nato era sempre chiamato “primogenito”, anche se dopo di lui non arrivavano fratelli e sorelle.
65. Qui la storia ci offre un aiuto. Recentemente è stata scoperta, in un cimitero ebraico, una iscrizione che risale proprio all’epoca appena precedente la nascita di Gesù. In questa iscrizione si legge di una madre, di nome Arsinoe, morta dopo avere dato alla luce il suo primo figlio. Ecco che cosa leggiamo testualmente: “Nei dolori del parto del mio primogenito la sorte mi condusse al termine della vita”.
66. Come si può facilmente capire, quel bambino non ebbe altri fratelli, visto che la mamma era morta proprio mentre lo partoriva. Eppure quel bambino è chiamato “primogenito”. Questo dimostra che nella cultura ebraica del tempo di Gesù la qualifica di primogenito non implica necessariamente che vi siano altri fratelli.
67. La contestazione alla perpetua verginità di Maria basata sull’uso del termine “primogenito” è così smontata.
68. Bene. Molte altre cose ci sarebbero da dire. A noi può bastare, per questa conversazione, la consolazione che la dottrina cattolica sulla perpetua verginità di Maria ha solidissime basi bibliche e non è certamente scalfita dalle critiche.
69. Ma, proprio perché siamo cattolici, vogliamo concludere questa conversazione affidando a Maria, la Madre di Gesù, vero Dio e vero uomo, non solo noi stessi, ma specialmente coloro che, magari in buona fede, magari perché sono sprovveduti o forse perché non conoscono la Parola di Dio, contestano la venerazione di Maria.
70. Chiediamo a Maria che predisponga la loro mente a conoscere la verità sulla Madre di Dio e il loro cuore ad aprirsi all’amore veramente materno della nostra Mamma che è nei Cieli.
71. Grazie e a risentirci, a Dio piacendo, la prossima volta.
IL TIMONE – N. 7 – ANNO II – Maggio/Giugno 2000 – pag. 27-28-29-30