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14.12.2024

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Ecologia umana
7 Febbraio 2015

Ecologia umana

Ecologia umana
Se viviamo contro la Verità e il Bene, la società si ammala: violenza, odio, inganno, sfruttamento sono i risultati. La risposta del mondo secolarizzato genera ulteriore violenza. E anche le religioni sono insufficienti. Solo dal cristianesimo nasce un’umanità nuova, quella dei santi    

L’ecologia ha molto da insegnare all’uomo. Lo studio della natura, delle sue leggi, aiuta anche a capire la natura dell’uomo e delle sue leggi. Perché la terra sia diventata abitabile, ci sono voluti milioni di anni e infiniti accorgimenti, di grandi, ma anche di piccole dimensioni. Pensiamo alla distanza dal sole (ci voleva proprio e solo quella), all’inclinazione dell’asse terrestre, alla protezione dell’ozono attorno alla terra, alla sintesi clorofilliana, e così via. L’ambiente atto alla vita si regge grazie a uno straordinario equilibrio ricorrente. Se un fattore viene alterato, tutto l’insieme ne soffre, fino anche a compromettere la vita stessa.
Anche l’uomo è un ecosistema complesso, a vari livelli: c’è il livello fisico, poi quello biologico, quello psicologico, quello intellettuale, quello affettivo, quello relazionale…
Se si altera uno di questi livelli, tutto l’insieme ne soffre. Se una parte prevale sull’altra, questa muore o si ribella. Nella vita umana, alcune cose la rendono migliore, ma non sono tutte necessarie.
Va cercato ciò che è necessario. Ad esempio, l’aria è necessaria: se manca si muore. Il cibo e l’acqua sono necessari: se mancano, dopo un po’ si muore. Anche l’anima ha le sue esigenze: se vengono frustrate, uno può impazzire, può cadere in depressione. Quando non si ha cura dell’anima, il corpo si ribella. Molte malattie andrebbero curate curando prima l’anima. Ma l’uomo ha anche un’altra dimensione essenziale, che è quella dello spirito. È quella che ci fa cercare la verità e il bene. Per noi credenti la Verità e il Bene sono dei nomi di Dio. E siccome viviamo in società, se andiamo contro alla verità e al bene, l’organismo sociale si ammala, e allora produciamo delle società dove scoppiano malattie sociali, quali la violenza, l’odio, la menzogna, l’inganno, lo sfruttamento, l’ingiustizia, insomma tutte quelle cose che noi credenti chiamiamo peccati, perché offendono la Verità e il Bene, cioè Dio. Un uomo, una società, possono vivere senza la verità
e senza il bene, cioè senza Dio? La risposta non è teorica, ma pratica: guardate questa società, sta bene o sta male? Se è malata, dove sta il male? E c’è un rimedio al male? Quando siamo malati, andiamo dal medico, il quale fa una diagnosi e prescrive una terapia. Si può fare ciò a livello globale, di società e di popoli?

Le risposte possibili  
Qui le risposte sono due: quella del mondo secolarizzato, in prevalenza occidentale, e quella delle religioni. Il primo dice: “Ce la possiamo fare da soli a creare una società più giusta. Non veniteci a parlare di Dio,
se no vi sbeffeggiamo! Dio non esiste, e quando uno muore è finito tutto. La Terra è la nostra unica casa: cerchiamo di mantenerla bene. Siamo già in troppi su questo pianeta, presto non ci sarà posto per tutti. Perciò cerchiamo di non fare molti bambini, usate i contraccettivi, interrompete le gravidanze indesiderate [= praticate l’aborto], sopprimete dolcemente i vecchi e i malati terminali [= eutanasia], che sono solo un peso per la società. Siamo noi che vi abbiamo insegnato la tolleranza e la libertà. Non diteci che non abbiamo
una morale: ce l’abbiamo anche noi, ed è quella che è più conveniente”. L’altra risposta viene di chi si affida alle religioni: “Solo la religione, dicono, ci può salvare!
La religione ci insegna che il mondo creato da Dio è buono e che gli uomini sono creati per la vita ; ci insegna anche che c’è una vita dopo la morte, e ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato: se hai seminato il bene, troverai il bene e la felicità con Dio; se hai fatto il male, troverai l’infelicità senza Dio. Solo l’uomo religioso è anche un buon cittadino, perché cerca sempre di fare il bene, anche se nessuno lo vede, perché sa che Dio lo vede; e cerca di evitare il male, anche quello nascosto nell’anima, perché è sempre un male.
L’uomo religioso è in contatto con Dio tramite la preghiera, e questo lo rende più sereno, più calmo, più disponibile anche a fare il bene”. “Ma non fateci ridere!”, ribattono i secolarizzati. “E le guerre di religione,
dove le mettete? Ma leggete la storia: quanta violenza in nome di Dio! La religione, proprio perché ha a che fare con un sedicente Assoluto, è la cosa più intollerante che ci sia! Ogni religione pretende di essere quella vera, e quindi combatte le altre. Lo fa con la parola, ma lo ha fatto anche con le armi. Più religioni non possono convivere in uno stesso luogo: una scaccerà l’altra; e se ci sono periodi di convivenza pacifica, è solo per quieto vivere: basta una scintilla per fare scoppiare una guerra!”.

La posizione cristiana
A questo punto non mi basta più rispondere come “religioso”, devo rispondere come “cristiano”, e dire che anche la religione ha una sua storia, una sua evoluzione, come ad esempio è avvenuto per la giustizia. Il senso di giustizia è innato nell’uomo, ma la sua manifestazione ha subito una evoluzione: si è passati dal
“farsi giustizia da soli” alla formulazione di leggi, che regolano il senso di giustizia.
È la grande conquista del diritto. Così è anche della religione: può manifestarsi in modo sbagliato, ad esempio volendo eliminare fisicamente il peccatore o l’eretico o quello di un’altra religione, ma può evolvere verso una dimensione veramente umana e divina. Chi può guidare questa evoluzione? Dio stesso. Lui che ha creato l’uomo, lo ha anche educato a rendere più puro e più vero il suo senso religioso.
Lo ammettiamo: ci sono delle patologie religiose, dei modi sbagliati di intendere la religione, delle contraddizioni tra quello che si crede e quello che si fa. C’è poi il pericolo del fanatismo. I religiosi fanatici
sono i più pericolosi. Sono “zelanti” per Dio, ma hanno perso il lume della ragione.
Credono di dare gloria a Dio uccidendo l’uomo; credono di eliminare il peccato sopprimendo il peccatore. Ma le patologie religiose non sono la religione. Anche la religione ebraica, quella che ha insegnato i dieci comandamenti, quella che ha rifiutato gli idoli, quella che ha vietato i sacrifici rituali dei bambini, quella che ha insegnato il rispetto per l’ospite e lo straniero, quella che ha posto come massimo precetto l’amare Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima, quella che con i profeti ha denunciato i prepotenti, gli assassini, i ladri, ma anche i formalismi religiosi, insomma, quella che è la più sublime religione che ci sia stata nel mondo antico, anch’essa però è dovuta passare per una evoluzione, verso uno stadio ancora più religioso e insieme più umano. Questo progresso glielo ha fatto fare, non un uomo, un capo religioso, ma il suo stesso Creatore, che per farsi capire meglio, “ha posto la sua tenda in mezzo a noi”, è nato da una donna, di cui conosciamo
il nome, Maria di Nazaret in Galilea, e ha avuto un nome, che suonava più o meno “Iesciùah”, che significa in ebraico “Dio salva”, e che in italiano è diventato Gesù.
È lui che ha detto: «Avete sentito “occhio per occhio e dente per dente”, ma io vi dico: amate i vostri nemici!». È lui che ha detto: «Il primo e più grande comandamento è “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima”, ma il secondo è “amerai il tuo prossimo come te stesso”. E questi due sono uno solo». È lui che ha detto a Pietro: «Metti la spada nel fodero, perché chi di spada ferisce, di spada perisce». È lui che ha detto: «Il mio regno non è di questo mondo.
Se fosse di questo mondo, avrei fatto venire i miei eserciti a difendermi».

Solo il Vangelo resta
Questo è Gesù e questo è il suo Vangelo. Chi non lo accoglie, rimane indietro, e Dio non è più con lui. Chi riprende in mano la spada per difendere la religione, Dio non è più con lui. Per questo, oggi non basta più dire: “Io credo in Dio”. Bisogna fare un passo in avanti e dire: “Io credo in Dio Padre”. Così si capisce meglio in quale Dio credi. Però si può fare ancora un altro passo in avanti e dire: “Io credo in Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo”.
Così non ci sono più dubbi. Dio è quel Padre che ha mandato il suo Figlio, perfetta immagine della sua essenza, e gli è stato sempre vicino, dalla nascita, alla morte in croce e alla risurrezione. Lui è la Via, la Verità e la Vita, che dona il suo Santo Spirito. Certo, anche i cristiani peccano, ma lo fanno contro il Vangelo, contro Gesù, contro Dio Padre; perciò non hanno scuse, sono condannati dalla loro stessa fede. Il Vangelo invece resta, è eterno. Il Vangelo opera sempre, è una parola viva, che entra nei cuori e li cambia. Il Vangelo è Spirito e Vita. Da lì nasce la nuova umanità, non quella dei superuomini, dei potenti, dei tecnocrati, e neanche quella dei falsi religiosi, che si credono onnipotenti ed eterni mettendosi al posto di Dio, ma l’umanità dei santi, di quelli che ogni giorno lottano per il bene amando, soffrono per la verità perdonando, muoiono offrendo la loro vita, come un seme caduto nella terra, in attesa della risurrezione. â–

 
Il Timone – Febbraio 2015

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