Regia di Steven Spielberg.
con Henry Thomas, Peter Coyote, Drew Barrymore.
1982 – 110 minuti – colore
Un bambino e un extraterrestre
Devo ammettere che qualche volta mi capita di vedere un film, avendo dei pregiudizi nei confronti di esso. I motivi possono essere vari: la poca stima per il regista, l’antipatia degli attori oppure il disinteresse per il genere. Questo mi è capitato quando vidi per la prima volta “E.T. l’extraterrestre”, ma mi sbagliavo. Il film è effettivamente più complesso di quello che si vorrebbe far credere, però è innegabile che siamo di fronte ad una splendida pellicola che, oltre ad essere entrata nella storia del cinema come uno dei maggiori incassi di tutti i tempi, ha segnato profondamente anche la vita ordinaria di tutti i giorni (si pensi solo alla vendita spropositata che s’è verificata delle biciclette che vengono mostrate). Proprio per la complessità dei temi, che in modo apparentemente lieve vengono trattati, penso che il modo migliore per vedere questo film sia quello più semplice e da un certo punto di vista anche più soddisfacente: guardarlo come se fosse una favola moderna, quale effettivamente è. La storia del bambino che trova e si prende cura di un extraterrestre che per sbaglio è stato lasciato sulla terra senz’altro commuove e, per come viene raccontata, fa porre alcune domande che, a distanza di quasi trent’anni dall’uscita del film, esigono risposte che potrebbero essere diverse da allora. Su tutto svetta la regia di Spielberg, che sapendo far fare alla macchina da presa ciò che vuole riesce a dare una “fluidità” al racconto che è qualche cosa di spettacolare. La facilità con cui riesce a narrare qualsiasi storia ne fa in assoluto uno dei massimi registi di tutti i tempi. E per questo non è un caso che lo stesso Spielberg abbia sempre dichiarato di ispirarsi e di ammirare i “maestri” del passato (da guardare in questo film la citazione-omaggio al grandissimo John Ford). Da vedere anche se lo si è già visto.
IL TIMONE N. 103 – ANNO XIII – Maggio 2011 – pag. 63