1. L'atto sessuale è moralmente buono?
È buono quando è una donazione di sé e quindi attua l'unione tra soggetti che lo esercitano perché si vogliono bene e se lo esprimono nell'atto sessuale anche perseguendo il piacere reciproco.
Ma nei casi in cui l'atto sessuale (anche nel matrimonio) ha il fine di ottenere solo il proprio piacere è una forma di strumentalizzazione-cosificazione dell'altro, dunque è egoistico perciò è sbagliato. Infatti, il piacere è buono, ma (cfr. Kant) nessun uomo può mai essere reso strumento di un altro, cioè si deve sempre rispettare la dignità umana, in quanto l'uomo ha un valore inestimabile.
E anche se due sono d'accordo a strumentalizzarsi l'un l'altro, il loro rapporto resta sempre di egoismo.
2. Allora se ci si vuole bene non c'è nulla di male ad avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio?
a) Il fatto é che l'atto sessuale (di chi non usa l'altro ma gli si dona) unisce, instaura un legame molto intimo, perciò chi ha avuto relazioni sessuali con varie persone, essendosi unito profondamente con esse, incontra nelle successive relazioni più difficoltà a costruire rapporti profondi: se io ho avuto un rapporto con x resto in una certa misura leI! gato a x, perché una «parte» di me è rimasta lì presso x e una «parte» di x è rimasta presso di me, anche se non ci rivedremo più. Ma allora ogni legame con x, y, ecc., indebolisce il mio attuale rapporto con z.
b) Inoltre, proprio perché una parte del partner precedente rimane con noi, il suo ricordo rimane con noi e genera continui confronti con il nuovo; ma i confronti danneggiano il rapporto attuale poiché: fanno pensare di non essere all'altezza e inducono insicurezza; distolgono la concentrazione dall'amato. Dunque, ancora, ogni legame previo indebolisce un mio nuovo rapporto, incidendo negativamente su di esso.
Per questi due motivi ogni atto sessuale con chi non è il compagno/compagna di tutta la mia vita danneggia fin dalla partenza la relazione con chi poi diventa il compagno/ compagna di tutta la mia vita. Perciò aumenta le possibilità di sfacelo delle unioni matrimoniali, con tutte le sofferenze che ciò comporta, per gli eventuali figli e per gli stessi coniugi.
c) Infine, il giorno delle nozze e, in generale, la vita matrimoniale sono qualitativamente diversi se sposo chi ha già avuto rapporti sessuali, perché mi sento defraudato dell'esclusività di un aspetto molto intimo del mio coniuge, che è già stato condiviso con altri. Se è vero che anche un fidanzamento casto instaura un legame (e non è detto che si concluda con il matrimonio), tuttavia esso è molto meno forte di quello sessuale, e se non si incontra subito la persona giusta è inevitabile instaurare legami psicologici precedenti le nozze.
3. Ma l'atto sessuale non è un modo di conoscersi e capire se due persone sono fatte l'una per l'altra?
No, perché l'atto sessuale ha un effetto deformante.
a) Talvolta il piacere intenso che si prova porta ad idealizzare l'altra persona in modo entusiastico e a minimizzare le differenze esistenti, nell'illusione che le differenze (di carattere, interessi e visione della vita) si possano facilmente superare. Altre volte diventa l'aspetto dominante del rapporto, relegando in secondo piano l'opera di reciproca conoscenza, doverosa tra due persone che si frequentano per verificare se sposarsi.
Ma, quando l'iniziale entusiasmo viene meno, le divergenze e le incompatibilità inevitabilmente emergono e, tuttavia, il legame creatosi rende più difficile lasciarsi anche quando ci si rende conto che non si è fatti l'uno per l'altro.
Perciò l'atto sessuale prematrimoniale impedisce una vera e profonda conoscenza, porta persone incompatibili a continuare il rapporto e magari a sposarsi e dunque aumenta le probabilità di naufragio del matrimonio. L'atto sessuale cementa un rapporto, ma solo se arriva al termine di un lungo percorso di conoscenza reciproca e di condivisione, altrimenti è come fare una colata di cemento sulle strutture di una capanna e perciò distruggerla.
b) Talora esso delude e lascia un senso di tristezza (specialmente se non è espressione di un affetto autentico e di un amore pienamente maturato) e, in tal caso, conduce facilmente a premature ed erronee ipotesi di incompatibilità mentre, invece, le due persone potrebbero essere fatte per sposarsi e, attraverso una più matura e profonda conoscenza reciproca, potrebbero raggiungere un affiatamento i cui riscontri positivi si riprodurrebbero anche sull'atto sessuale, perché l'affiatamento sessuale (lo dice la psicologia) è una conseguenza del dono di sé.
In conclusione: ogni atto extramatrimoniale, prematrimoniale o adulterino, è sbagliato, perché lesivo della stabilità e della coesione matrimoniale.
4. Come bisogna valutare la contraccezione?
Bisogna precisare che la contraccezione riguarda gli atti sessuali esercitati liberamente, perciò, per es., una donna può lecitamente adottare una misura anticoncezionale se teme di essere stuprata (cfr. Rhonheimer 2001, pp. 451).
A parte ciò, abbiamo già detto che un atto … sessuale è buono se è espressione di donazione, di comunione e di promozione dell'altro, quando è un darsi all'altro e un accettare l'altro.
Ora, la contraccezione non è una forma di – donazione, dunque è ingiusta, quando vi si ricorre perché ciò che si cerca nel rapporto sessuale è solo il piacere proprio e dunque si strumentalizza l'altro, annullando la fecondità per evitare di procreare.
5. Ma se uno ricorre alla contraccezione solo perché in quel momento non è in grado di crescere dei figli?
La valutazione morale resta negativa. Infatti, evitare la generazione vuoi dire escludere l'accettazione della fecondità altrui e la donazione della fecondità propria. È un po' come dare ad un amico un libro strappando prima alcune parti centrali: il mio atto non è un dono; allo stesso modo, quando ricevo un libro da un amico, se ne strappo alcune parti centrali il mio atto non è un'accettazione.
Per di più, i contraccettivi hanno un tasso di inefficacia molto alto: la probabilità di gravidanza è del 13-15 % (cfr. Lelkens 1994, Harlap 1991, Jejeebhoy 1991) e quando avviene un concepimento, ciò può portare alla decisione gravissima di ricorrere all'aborto, può sconvolgere la vita a chi non è preparato, o alla scelta di abbandonare il bambino, o all'abbandono della madre da parte del padre del bambino, ed è chiaro che tutte queste situazioni sono molto dannose per la madre e per un bambino che nasce.
E per evitare l'aids? Anche se nessuno lo dice e può sembrare sorprendente, i contraccettivi sono anche molto meno efficaci nei confronti dell'Aids! Chi intrattiene rapporti sessuali con una persona infetta ha un alto rischio, del 20 % circa (secondo alcuni del 30 %, cfr. Weller 1993; Lelkens 1994), di contrarre questa malattia. Perciò propagandare i contraccettivi significa favorire l'aumento del contagio, mentre solo promuovendo l'astinenza e la fedeltà lo si può diminuire, come dimostra il caso delle politiche adottate in Uganda.
6. Quali sono le condizioni propizie per la nascita e la crescita di una nuova persona?
Un atto aperto alla generazione della vita deve attuarsi all'interno di una relazione interpersonale costituita da un legame solido e stabile come quello matrimoniale.
7. Ma nemmeno il matrimonio offre una garanzia assoluta.
a) È vero, ma è quanto di più vicino ad essa che l'uomo abbia saputo inventare, molto più di qualunque promessa privata, che non è sufficiente quando si acquista una casa o si entra nell'esercito: in questi casi occorre firmare ed impegnarsi pubblicamente. È fondamentale chiedere altrettanto a chi sta prendendo l'impegno più importante della sua vita: si deve impegnare davanti alla società (e davanti a Dio se è credente) a rispettare il patto che sta sancendo col coniuge.
b) Inoltre l'antropologia culturale ci dice che ogni ritualizzazione (per es. la celebrazione delle nozze) di un impegno, quando è riconosciuta dalla società, aumenta la capacità di rimanere fedeli a quell'impegno.
8. Allora ogni atto sessuale infecondo è ingiusto?
Ogni figlio è un bene, ma ci possono essere dei gravi motivi (di salute, psicologici, economici, ecc.) che legittimano rapporti infecondi nei periodi non fertili della donna, cioè che rendono lecita la continenza periodica (i cosiddetti «metodi naturali..). Ne riparleremo sul prossimo Timone.
9. Ma se due hanno già deciso di sposarsi e non usano contraccettivi che male c'è se hanno rapporti sessuali?
Qualsiasi fidanzamento può sciogliersi anche il giorno stesso del matrimonio, come talvolta capita. Due persone possono anche essere fermamente risolute a sposarsi, ma non hanno la certezza che la loro decisione non muterà. Perciò: a) se nascono dei figli valgono i punti 5 e 6; b) se ci sono stati rapporti sessuali è molto più difficile troncare un rapporto pur avendo capito che non può funzionare; c) inoltre i rapporti successivi saranno più vulnerabili e fragili (cfr. n. 2).
10. E se due persone che intendono sposarsi hanno rapporti solo nei periodi infecondi?
Il punto è che è sempre possibile che essi alla fine non si sposino, e dunque i rapporti che hanno avuto ostacoleranno quelli futuri: a) la comunione fisica crea legame, perciò (cfr. n. 2) indebolisce i rapporti futuri; b) nessuno ha la certezza che sposerà la persona con cui intrattiene rapporti (cfr. n. 9).
11. Ricapitolando, perché un rapporto prematrimoniale è ingiusto?
a) È ingiusto tutte le volte che per mezzo di esso si cerca solo il piacere personale e si strumentalizza l'altro (n. 1).
b) È ingiusto perché esso produce comunione e crea legame, dunque, mancando la garanzia che il mio partner attuale sarà il mio compagnola per tutta la vita, incide negativamente sul rapporto con chi poi diventa realmente il mio compagnola per tutta la vita (n. 2), rischiando di provocare lo sfascio della mia famiglia, con tutte le sofferenze e il dolore che ne derivano.
c) È ingiusto perché mi priva dell'esclusività di un aspetto molto intimo del mio coniuge, che è stato condiviso con altri (n. 2).
d) È ingiusto perché ostacola la vera conoscenza reciproca (n. 3).
e) È ingiusto tutte le volte che si ricorre alla contraccezione (nn. 4 e 5).
f) È ingiusto anche se non si ricorre alla contraccezione, perché esso non dà garanzie che il potenziale nascituro possa nascere, crescere ed essere educato da suo padre e da sua madre (nn. 5, 6 e 7).
Per tutto ciò che si è fin qui considerato, dunque, non è detto che i rapporti pre-matrimoniali preludano realmente al matrimonio; anzi, il più delle volte sono anti-matrimoniali. Non c'è bisogno di essere credenti per dirlo, basta la ragione. Se ne trova conferma in autori non cristiani come Platone, Epitteto, Musonio Rufo e Seneca.
BIBLIOGRAFIA
IL TIMONE – N. 54 – ANNO VIII – Giugno 2006 – pag. 32 – 33
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