Si sta elaborando la Costituzione europea. Vi lavorano uomini eletti da nessuno. Ma che vogliono coinvolgere tutti, tranne i cristiani. E così l’Europa si dimentica che se esiste lo deve al Cristianesimo.
Nell’Unione Europea c’è un posto I per Cristo? Nel suo discorso al corpo diplomatico lo scorso gennaio, il Santo Padre ha notato “con una certa tristezza” che “le comunità credenti non sono state citate esplicitamente” nella Convenzione “istituita nel corso del summit di Laeken”. È la Convenzione che elaborerà la Costituzione europea. Sono invitati a parteciparvi i più vari attori sociali, dai “sindacati” agli “intellettuali” (magari, attrici incluse), ma non i rappresentanti delle Chiese. “È una ingiustizia e un errore di prospettiva”, ha deplorato il Papa. Ha ragione.
L’Europa vera – cioè quella straordinaria unità spirituale di popoli che il nome evoca – è stata generata dal Cristianesimo. Non è solo che l’arte, la storia, la cultura europea sono cristiane.
Non è cristiano solo il passato. L’uomo europeo, anche quello di oggi secolarizzato, anche se personalmente ateo, è cristiano per identità, per i valori e i significati che porta nel mondo. Credete a uno che, per lavoro, ha molto viaggiato: in Asia, dove pure vigono grandi religioni storiche con culture millenarie ed alte – l’Induismo, l’Islam, il Buddhismo – la società ignora la pietà. Là, i poveri sono abbandonati a se stessi. I deboli non hanno diritti. La vita vale poco. Il potere si esercita senza limiti,
fino al dispotismo e all’omicidio. È quel che avviene dove non splende la luce di Cristo, che ci ha insegnato la fratellanza fra tutti gli uomini – di qualunque razza e condizione – e il fatto che i potenti saranno chiamati in giudizio. Persino nella sua forma secolarizzata e atea, l’Occidente, l’Europa, è capace di diffondere questi significati. Se in qualche parte del mondo scoppia una carestia, un’epidemia o una guerra, trovate là a soccorrere, a curare e sfamare, degli occidentali di origine – di identità – cristiana: missionari o Croce Rossa laica, poco importa. Non trovate mai cinesi taoisti, asiatici buddhisti e indù, meno ancora islamici in quanto tali impegnati in organismi umanitari.
C’è sempre e solo l’Uomo Bianco, ossia l’occidentale, europeo. E la sua attività umanitaria è organizzata. Anche l’islamico da l’elemosina al povero, ma non cerca di migliorarne durevolmente la condizione, dandogli lavoro e istruzione. Solo il cristiano (l’europeo) lo fa, e con la massima efficacia possibile.
E sapete perché?
Perché a ricostruire l’Europa dopo i “secoli bui” furono dei frati il cui fondatore, San Benedetto, ordinò: “ora et labora”, contempla e lavora. Il monaco buddhista è un contemplativo, ma non lavora. Solo la fede di Cristo impone l’uno e l’altro compito insieme. Essa sola unisce l’esortazione di San Paolo a “guardare le cose di lassù”, al distacco dal mondo, con il comando biblico di “dominare la terra”, ossia organizzare umanamente le cose di quaggiù, limitare l’ingiustizia, aumentare la ricchezza e il benessere di tutti, che sono fratelli. Quella di Cristo è la sola fede ad unire orazione ed azione efficace. È anche la sola che conosca ogni uomo come “il prossimo”. Nelle altre fedi gli uomini sono estranei a chi soffre, a chi è inferiore di condizione o di razza o di lingua. Cosi era l’umanità “prima” di Cristo e così è ancora dove Cristo non ha piantato radici. Se l’Europa è ricca e fortunata, se la vita vi è ragionevolmente sicura e vi si trovano giudici ragionevolmente onesti (in Cina non ce ne sono), se il potere è limitato dalle leggi, se vi domina la ragione invece che l’oscurantismo, se la scienza vi ha fatto tanti stupefacenti progressi, è perché è cristiana. Il Papa potrebbe esigere per Cristo un posto d’onore, di prima fila, nell’Europa che stila la sua Costituzione unitaria. Invece chiede un posticino in una dubbia Convenzione di quell’organismo burocratico e torpido, che chiamiamo “Unione Europea”.
La sua pretesa è commovente. Che cosa spera? Anzitutto, nel diritto europeo (cristiano) le Convenzioni riunite per stilare una Costituzione dovrebbero essere votate dal popolo; par di capire che quella decisa a Laeken sarà nominata, fatta di persone scelte non si sa da chi né con quali criteri.Il Papa può sperare di strappare un accenno rituale alle “radici cristiane dell’Europa”. Ma quanto vale?
Presto, con l’aumento degli islamici sul Continente, essi potranno esigere un pari riconoscimento: e così la religione-madre che ha generato l’Europa sarà messa sullo stesso piano dell’ultima arrivata, e da secoli antagonista e nemica dell’Europa. E la cosa non si fermerà lì. Nel non lontano 1988 Armando Corona, Gran Maestro della massoneria, disse: “La massoneria, che ha posto mano per prima alla liberazione dei popoli, alla redenzione delle minoranze, all’avvento della Società delle Nazioni e dell’Onu, ora punta all’unità europea (…) per l’affermazione della libertà universale”.
Dunque l’Europa burocratica può rivendicare a ragione “le sue radici massoniche” non meno di quelle “cristiane”.
Finirà insomma che, alla Convenzione, la Chiesa cristiana si trovi a pari fra la massoneria, l’islam, e magari qualche setta che abbia avuto il riconoscimento burocratico come “religione”: al delegato pontificio potrà capitare di sedere tra un sindacalista, un intellettuale e il Mago Otelma. Tutti parimenti autorizzati a dire la loro sulla figura futura d’Europa.
Perché il Papa vuole partecipare a un simile salotto? Avanza la secolarizzazione: quasi tutti gli europei vivono convinti che la vita si chiude tutta nell’aldiquà, la breve parentesi terrestre, in cui non c’è altro da fare che godere finché si può, visto che non saremo chiamati a “rendere conto”. E gli effetti si vedono: anche in Europa la vita si fa meno sicura (aborto, eutanasia, droga), la civiltà si muta in barbarie e ignoranza, persino i delitti diventano sempre più atroci. Se l’Europa è nonostante tutto ancora uno spazio di civiltà, è perché vive di rendita consumando i residui del cristianesimo. Quando spariranno, sparirà l’Europa.
Thomas Mann la definì “una pìccola appendice illuminata dell’Asia”: anche su quell’appendice tornerà il buio asiatico, quando Cristo non vi splenderà più. Il Papa sta eroicamente resistendo a questo avanzare del buio. Perciò chiede un posticino da cui parlare, una voce fra tante altre, nel consesso dell’Euro-burocrazia: per carità, per amore degli uomini. Perché anche piccolissima, anche ridotta a fiammella, la luce di Cristo è – per l’uomo – sempre meglio del buio.
IL TIMONE N. 18 – ANNO IV – Marzo/Aprile 2002 – pag. 6 – 7
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