Per il card. Camillo Ruini, la Grande Europa è un'opportunità per la nuova evangelizzazione. Nonostante la sfida islamica e la crisi interna della civiltà europea. Un discorso importante, che indica una strada. La seguiranno tutti i cattolici?
Il cardinale Camillo Ruini ha tenuto un'importante relazione il giorno 11 febbraio a un convegno promosso dall'Opera Romana Pellegrinaggi sul tema della presenza dei cattolici nell'Europa "allargata" che si sta costruendo. È stata pubblicata da il foglio quotidiano, un giornale che ha introdotto le riflessioni sull'importante tema della stanchezza dell'Occidente e che ha il grande pregio di riportare i molti testi integrali, i documenti, senza i quali i commenti rischiano di diventare passerelle per giornalisti più o meno famosi.
Cercherò di riproporla presentando le linee salienti della relazione, peraltro invitando anzitutto a leggerla.
Il discorso è importante perché tocca un tema di fondo, una sorta di lettura della storia all'interno della quale collocare i singoli accadimenti. Un discorso che cerca di rispondere alla domanda leniniana che fare? rivolta ai cattolici europei e italiani di oggi, da parte del presidente della Conferenza episcopale italiana.
Quindi un discorso strategico, che però giustamente presuppone una breve analisi storica perché i cattolici che volessero incidere sul futuro dell'Europa (è questo il senso dell'intervento del cardo Ruini) dovranno partire dalla realtà di oggi, innestandosi su un passato conosciuto e condiviso.
Il cardinale vicario del Papa analizza il concetto racchiuso nella parola Europa, utilizzando abbondantemente le riflessioni che il cardo Joseph Raztinger ha svolto sul punto e che sono state recentemente pubblicate. L'Europa, ricorda il cardo Ruini, è un concetto culturale e storico più che geografico, e diventa una civiltà cristiana nel cosiddetto Medioevo quando il cristianesimo riesce a "mettere insieme" la filosofia greca e il diritto ro-mano, e a favorire la conversione al Signore Gesù e alla Chiesa romana dei popoli barbari, che portano la loro forza in quella sintesi di culture e civiltà che sarà la cristianità romano-germanica, la quale a sua volta vestirà l'abito istituzionale del Sacro Romano Impero. Questa societas christiana subisce delle ferite che colpiscono anzitutto l'unità della Chiesa, anima di questa civiltà, con lo scisma d'Oriente fra la Chiesa latina e la Chiesa orientale nel 1054, con la Riforma protestante che divide l'Europa latina da quella anglosassone e tedesca nel 1517 e quindi con la Rivoluzione francese nel 1789 che, come scrive il cardo Ruini, rigetta «ogni fondazione trascendente dello Stato e della storia» riducendo Dio e la religione a questioni private. Ma la storia di questi ultimi cinque secoli non è soltanto negativa per il cattolicesimo, che conosce con la scoperta dell'America la fuoriuscita dell'Europa dai confini precedenti e la cristianizzazione dell'America, prevalentemente protestante al Nord e cattolica nel Sud, mentre attraverso l'ambiguo fenomeno coloniale, segnato da ombre e da luci, il cristianesimo riesce comunque a essere accolto anche in Africa e in Asia. Proprio in America del Nord si sviluppa una presenza cristiana basata sulle "Chiese libere", che determina una rigida separazione istituzionale fra confessioni religiose e Stato ma anche riconosce il valore e l'importanza pubblica della religione, permettendo così al Paese di superare la crisi della secolarizzazione molto meglio di quanto avvenga in Europa nel corso del XIX e del XX secolo.
L'analisi storica del cardinale arriva così alla fine della seconda guerra mondiale, quando accanto al continuo diffondersi del laicismo, cioè della scristianizzazione che penetra nella cultura e nel costume occidentali e spesso è aiutata dagli stessi Stati, vede anche fenomeni positivi come la costituzione dell'Alleanza Atlantica, intesa non solo come difesa militare dal pericolo sovietico, e l'Unione Europea, perché permettono appunto il costituirsi di un'Europa "allargata".
Quale sarà il ruolo del cristianesimo in questa Europa "allargata" o "magna Europa"? Il cardinale comincia così a valutare le opportunità che la storia sta fornendo ai cristiani di oggi. Parte dalla presenza islamica e dal terrorismo di matrice islamica, che hanno favorito un risveglio dell'identità cristiana sia a livello popolare sia in segmenti della cultura laica che hanno cominciato a guardare al cristianesimo come alle radici della stessa civiltà europea (cfr. anche l'articolo di Vincenzo Sansonetti, S'avanza uno strano laico in il Timone, n. 39, gennaio 2005). Il cardo Ruini non nasconde il pericolo di strumentalizzazione ideologica contenuto in questo modo di concepire il cristianesimo, ma ne coglie anche le opportunità purché, rileva, tale risveglio non sfoci in una «rivendicazione chiusa e conflittuale della propria identità» e la fede venga vissuta autenticamente dalle persone non soltanto per ragioni di sintonia culturale.
La seconda opportunità sulla quale il card. Ruini si sofferma parte dalla sfida portata al cuore della religione cristiana e della stessa civiltà europea dalla mentalità relativistica e dallo scientismo. Entrambe queste due visioni del mondo considerano l'uomo come un mezzo, mettendo in discussione i fondamenti stessi della cultura e della civiltà occidentali, fondate sulla centralità della persona, voluta da Dio a sua immagine e somiglianza.
Ma il relativismo e lo scientismo non sono in grado di costruire una nuova civiltà. Allora, ai cristiani è offerta la possibilità di mettere in crisi la "cultura della crisi" che ha introdotto il dubbio, l'incertezza, la sfiducia nella ragione e la perdita della fede in ampi strati della popolazione europea. Per fari o, però, i cristiani dovranno riappropriarsi di una nuova apologetica (il termine è stato usato da papa Giovanni Paolo Il: cfr. il mio articolo La nuova apologetica di Giovanni Paolo II in il Timone, n. 5, gen-feb 2000) che faccia uscire il cristianesimo dall'emarginazione in cui è stato collocato nel mondo di oggi, soprattutto dai media, e mostrare invece che la fede cattolica rappresenta «un'alternativa vivibile, gratificante e liberante, ben più ricca di significato rispetto al vuoto di una libertà individuale resa unico fine a se stessa». Un'alternativa che sappia incarnare una vera comunione fra verità e libertà, ricordando che solo nella libertà la verità può essere veramente accolta e dare frutti, come ha dichiarato il Concilio Vaticano Il a proposito della libertà religiosa, quando ha sottolineato che il soggetto dei diritti non sono le idee o i valori ma gli uomini e le comunità, per cui dare a questi il diritto di professare la loro religione non significa affermare l'eguaglianza delle religioni o peggio negare che Cristo è l'unico Salvatore.
I cattolici potrebbero rinunciare a proporre con forza missionaria la loro fede e la loro cultura per essere più accettati dalla cultura dominante: sarebbe il ripetersi dell'eresia modernista, un peccato contro la speranza nella conversione degli uomini e del mondo, che viene da Dio e non dai nostri disegni. Potrebbero però rivendicare la loro specificità e rinchiudersi nelle loro comunità, rinunciando a una prospettiva missionaria che invece il Papa richiede quando invita alla nuova evangelizzazione. Il che, concretamente, significa offrire a tutti con profonda umiltà la verità rivelata e la cultura che nei secoli ne è derivata nel nostro mondo occidentale, consapevoli che questo è un dono ricevuto da trasmettere e non un'idea da affermare.
Ricorda
«ln Italia ci troviamo in una situazione privilegiata, rispetto a gran parte dell'Europa, perché la fede cristiana, nella sua forma cattolica, in Italia è viva ed è radicata nel popolo. Ma anche in altri paesi è in atto un risveglio, che in parte è cattolico, in parte ortodosso, in parte protestante: quest'ultimo non tanto nelle classiche chiese protestanti, quanto attraverso i nuovi movimenti evangelici…».
(Card. Camillo Ruini, Relazione al convegno dell'Opera Romana Pellegrinaggi, Roma, 11 febbraio, in il foglio, 15 febbraio 2005).
Bibliografia
La relazione del card. Camillo Ruini è stata pubblicata da il foglio quotidiano il 15 febbraio 2005. Essa riprende quanto esposto dal cardo Joseph Ratzinger in una conferenza tenuta su invito del Presidente del Senato Marcello Pera il 13 maggio 2004 e contenuta nell'opera del cardinale Europa. I suoi fondamenti oggi e domani, San Paolo 2004, pp. 9-29. Sul tema Europa cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale «Ecclesia in Europa», del 28 giugno 2003 e la riflessione di Giovanni Cantoni, «Europa de cultura christiana», in Cristianità, anno XXXI, n. 318, luglio-agosto 2003.
IL TIMONE – N. 42 – ANNO VII – Aprile 2005 pag. 58 – 59