Il Parlamento europeo approva una risoluzione per estendere il diritto di abortire. Cioè di uccidere impunemente milioni di esseri umani innocenti.
I cattolici devono reagire e fermare questa strage.
Improvvisamente sembra che l’Europa sia attraversata da una irrefrenabile voglia di diffondere l’aborto. ” segnale più clamoroso e inquietante si è registrato lo scorso 3 luglio quando il Parlamento europeo ha approvato la Risoluzione Van Lancker (dal nome della relatrice, deputata socialista belga) che chiede a tutti gli Stati membri dell’Unione europea e ai Paesi candidati di liberalizzare l’aborto, espandere la contraccezione, introdurre l’educazione sessuale fin dalle elementari e garantire contraccezione e aborto agli adolescenti saltando il consenso dei genitori. Un voto per alcuni versi storico, e sottovaluta il fatto chi afferma che tanto le risoluzioni del Parlamento europeo lasciano il tempo che trovano perché non sono vincolanti per gli Stati. È vero che non sono vincolanti, ma allo stesso tempo costituiscono una importante fonte di pressione sui governi, soprattutto se il voto di Strasburgo non è un episodio isolato e se nei singoli Paesi sono già in azione lobby (che si identificano spesso con Organizzazioni non governative) che fanno subito tesoro di quel voto. Altrimenti non si spiegherebbe l’esultanza scomposta – e insolita per l’Assemblea di Strasburgo – con cui la Van Lancker e i suoi alleati hanno accolto l’esito del voto (per la cronaca 280 sì contro 240 no e 28 astensioni). E la realtà è che nei Paesi europei dove l’aborto è fortemente limitato o addirittura illegale, sono da anni molto attive le affiliate nazionali dell’lnternational Planned Parenthood Federation (IPPF), una vera multinazionale della contraccezione e dell’aborto e principale partner di agenzie dell’ONU come i Fondi per la popolazione (UNFPA), per lo sviluppo (UNDP) e per l’infanzia (UNICEF).
Inoltre, la Risoluzione Van Lancker introduce per la I prima volta in un documento di una istituzione europea il concetto di “diritto all’aborto” come “diritto umano”, cosa che peraltro – malgrado i riferimenti a conferenze internazionali – non ha alcun fondamento giuridico. Inoltre dà per scontato che la “pillola del giorno dopo” sia un metodo contraccettivo (la cosiddetta “contraccezione d’emergenza”), quando in realtà è chiaramente un abortivo: l’ennesimo escamotage per aggirare le legislazioni anti-abortiste.
E si può aggiungere che nel capitolo dedicato all’educazione sessuale per i bambini si fa un riferimento alla necessità di tenere conto degli “stili di vita”, espressione che intende aprire al riconoscimento dell’omosessualità come genere sessuale.
In ogni caso, come si diceva, quello di Strasburgo non è un episodio isolato: passano pochi giorni e domenica 7 luglio il governa britannico annuncia la decisione di rendere ampiamente disponibile anche nei consultori la pillola abortiva Ru-486, definita una nuova conquista della donna (finora era disponibile solo negli ospedali). La giustificazione è quella di rendere più facilmente disponibile un “servizio” accorciando tra l’altro i tempi di attesa dell’aborto che “rischiano di rendere più grave il trauma per le donne”. Detto in altri termini, si cerca di non far pensare la donna a quel che sta facendo, riducendo al minimo la possibilità di un sussulto di coscienza che le faccia balenare la consapevolezza di ciò che sta facendo.
Passano pochi giorni e in Italia, mercoledì 10 luglio, viene lanciata una campagna denominata “Maternità sicura, un diritto per tutte le donne”, che si presenta affermando che “Nel Terzo mondo la gravidanza e il parto uccidono una donna al minuto”.
L’obiettivo appare chiaro, e per gli eventuali scettici ricordiamo che l’iniziativa “Maternità sicura” è in realtà un programma dell’Onu (varato da diverse agenzie, dalla Banca Mondiale all’Unicef) già in atto da 15 anni e che non è altro che un modo più sofisticato per diffondere l’aborto nel mondo (prego, visitare il sito
www.safemotherhood.org ).
Non che in Europa non ci sia già da anni una tendenza a seguire la moda “liberai” tracciata ampiamente dall’amministrazione americana ai tempi di Clinton, ma è innegabile che stiamo assistendo a una accelerazione improvvisa di questo processo. Come mai? È presto spiegato: l’avvento di George Bush alla Casa Bianca e la crisi economica del Giappone hanno privato di buona parte dei loro fondi le organizzazioni abortiste internazionali, UNFPA in testa.
E Stati Uniti e Giappone erano due delle tre gambe su cui poggiava saldamente il movimento neomalthusiano internazionale.
Rimane perciò soltanto l’Europa, su cui si stanno concentrando tutte le speranze di chi ci vuole ancora convincere, in barba all’evidenza contraria, che al mondo siamo troppi.
Non è un caso che nelle ultime conferenze internazionali (ambiente, infanzia) l’Europa si sia violentemente schierata contro gli Usa.
Quando nel febbraio 2001 Bush annunciò il taglio dei fondi federali per le organizzazioni che diffondevano l’aborto nel mondo mascherandolo da aiuti allo sviluppo, il Commissario europeo per lo sviluppo, il danese Paul Nielson, disse che l’Europa avrebbe “riempito quel vuoto di decenza”.
Detto fatto: è ciò che sta avvenendo e in settembre è prevista l’approvazione del regolamento che lega gli aiuti allo sviluppo dell’Unione Europea alla diffusione dell’aborto e della contraccezione (ufficialmente si parla di “servizi di salute riproduttiva”).
Dobbiamo dunque rifiutare l’Unione Europea?
No, dobbiamo invece combattere dal di dentro, non lasciando una preziosa eredità cristiana in mano a una banda di burocrati che la vede solo come uno strumento più agevole per propagare la cultura della morte.
RICORDA
“Come ebbi a dire con forza a Denver, in occasione dell’VIII Giornata Mondiale della Gioventù, con il tempo le minacce contro la vita non vengono meno.
Esse, al contrario, assumono dimensioni enormi. […] si tratta di minacce programmate in maniera scientifica e sistematica. Il ventesimo secolo verrà considerato un’epoca di attacchi massicci contro la vita, un’interminabile serie di guerre e un massacro permanente di vite umane innocenti.
I falsi profeti e i falsi maestri hanno conosciuto il maggior successo possibile. AI di là delle intenzioni, che possono essere varie e magari assumere forme suadenti persino in nome della solidarietà, siamo in realtà di fronte a un’oggettiva congiura contro la vita che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto”,
(Giovanni Paolo Il, Evangelium vitae, 17).
IL TIMONE N. 21 – ANNO IV – Settembre/Ottobre 2002 – pag. 16 – 17