Si diffonde in Europa la pratica dell’eutanasia. La chiamano “dolce morte”. La sinistra la spaccia per progresso dell’umanità. Come pensava anche Hitler. Che a volte ritorna. Per i cattolici è un crimine contro la vita.
Una delle caratteristiche più rilevanti che caratterizzano il mondo moderno è la paradossale contraddizione che vede l’incredibile sviluppo scientifico e tecnologico contrapporsi, spesse volte, al naturale progresso civile e morale dell’umanità. Mai nella sua storia l’uomo ha avuto mezzi così potenti per allungare e migliorare la vita degli individui, ma nello stesso tempo sembra scemare la volontà e l’amore per la vita.
Nel descrivere la situazione, Giovanni Paolo II si è chiesto: “Esaminando la situazione dell’umanità, è forse eccessivo parlare di crisi della civiltà? Scorgiamo grandi progressi tecnologici, ma questi non sempre sono accompagnati da un grande progresso spirituale e morale”. In questo contesto, il relativismo morale induce le persone a condividere comportamenti delittuosi senza avvertire la gravita di questi atti. Siamo anzi al paradosso, azioni malvagie come l’aborto o l’eutanasia vengono viste dalla comunità mondiale come atti di compassione, di carità, di emancipazione, di liberazione.
Al processo di Norimberga, alla fine della Seconda Guerra mondiale, l’eutanasia venne indicata come crimine contro l’umanità; oggi, invece, i fautori dell’eutanasia parlano di “morte dolce”, di “atto di carità”, di “amorevole compassione”, e chiedono la non punibilità per chi pone fine alla vita. Così il Ministro della sanità Umberto Veronesi ha dichiarato: “L’eutanasia è un atto di carità”. Lucio Colletti ha aggiunto che: “L’eutanasia è un atto di grande civiltà e umanità”. Laura Balbo, ministro per le Pari opportunità nel Governo D’Alema, ha spiegato: “L’eutanasia? Una questione di pari opportunità”. Per Luigi Pintor del Manifesto: “L’eutanasia è un concetto semplice e di valore e di significato molto umano”. E Indro Montanelli ha scritto in prima pagina sul Corriere della Sera: “Cerco un medico per morire quando e come vorrei”.
A commento di questo dibattito, mons. Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, ha detto: “Vedo in giro una gran voglia di morte”.
In molti casi si tratta di riflessioni personali, umanamente comprensibili per chi è terrorizzato dal non sapere come morirà. Il problema diventa estremamente grave però quando queste prese di posizione vengono utilizzate per la proposizione di norme legislative. Il Verde Francesco Carella, presidente della Commissione Sanità del Senato, il 13 luglio scorso, insieme ai colleghi ambientalisti Luigi Manconi e Rosario Pettinato, ha presentato 3 disegni di legge in Parlamento per legalizzare l’eutanasia. Il Consiglio Comunale di Torino ha approvato una Mozione, il 19 giugno del 2000, in cui si dice: “in materia di “eutanasia passiva – eutanasia attiva – assistenza al suicidio ed umanizzazione della morte [la maggioranza al Consiglio comunale, ndr] ritiene che si debba escludere dal concetto di omicidio la possibilità del suicidio assistito e dell’eutanasia attiva”.
La superficialità degli uomini fa sì che spesso abbiano una memoria molto corta. Così, nonostante le proposte favorevoli all’eutanasia nel nostro Paese siano per lo più sostenute da forze politiche di centro-sinistra, le argomentazioni sono esattamente le stesse di quelle utilizzate da Hitler e dal regime nazista per applicare il programma di eliminazione delle “vite deboli”.
A proposito dell’Eutanasia, Hitler disse: “Si ricordi che la pietà dei saggi è concessa solo alle persone interiormente malate ed in conflitto. Questa pietà conosce una sola azione: lasciar morire i malati”. In una lettera datata primo settembre 1939, Adolf Hitler scrisse: “Al Reichleiter Bouhler ed al Dr. Brandt viene conferita la responsabilità di estendere la competenza di taluni medici, designati per nome, cosicché ai pazienti che, sulla base del giudizio umano, sono considerati incurabili, possa essere concessa una morte pietosa dopo una diagnosi approfondita”. Il Dottar Brandt è stato processato a Norimberga come uno dei maggiori esponenti del programma nazista di eutanasia e genocidio degli ebrei. E Viktor Brack, direttore del programma per l’eutanasia infantile e degli adulti per conto di Hitler e del Governo Nazista, ha spiegato: “Se si osservano questi malati, si potrebbe vedere che non esiste in loro alcuna volontà.
(…) Alla vista di queste creature nessun uomo sano esprimerebbe mai il desiderio di diventare come loro una simile aberrazione dell’essere umano. Si può dunque senza ombra di dubbio pensare che, se il malato fosse consapevole dello stato in cui si trova, chiederebbe egli stesso di abbreviarne la durata. Da ciò traggo il dovere di aiutare queste persone a porre fine alla loro condizione di mortificazione e di sofferenza”.
Sarà forse per questa identità di vedute che il film “Cronaca di una morte annunciata”, mandato in onda dalla TV olandese e da altri canali europei, altro non è che un remake del film “Ich klage an”, voluto da Joseph Goebbels nel 1941 per propagandare l’eutanasia. Mentre la decadenza morale e culturale sembra annichilire le forze migliori dell’Europa, la Chiesa cattolica non smette di chiedere a noi cattolici di vigilare come “sentinelle nella notte”.
Di fronte al tentativo di legalizzare l’eutanasia da parte del Parlamento olandese ha scritto Gino Concetti su L’Osservatore Romano: “Anche se sarà consentita dalla legge, la prassi rimarrà a tutti gli effetti un crimine contro la vita della persona umana, un’abdicazione della scienza medica, un’aberrazione giuridica”.
RICORDA
“(…) in conformità con il Magistero dei miei Predecessori e in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal magistero ordinario e universale. Una tale pratica comporta, a seconda delle circostanze, la malizia propria del suicidio o dell’omicidio”.
(Giovanni Paolo II,
Evangeluim vitae, n. 65)
BIBLIOGRAFIA
Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Evangelium vitae, Città del Vaticano 1995.
Elio Sgreccia, Ramon Lucas Lucas, Commento interdisciplinare alla “Evangelium vitae”, Libreria Editrice Vaticana, Città del Baticano 1997.
Antonio Gaspari, Da Malthus al razzismo verde (La vera storia del movimento per il controllo delle nascite, 21mo secolo, Milano 2000.
IL TIMONE N. 12 – ANNO III – Marzo/Aprile 2001 – pag. 10-11