L’uomo discende dalla scimmia. È la sintesi più efficace della celebre teoria di Charles Darwin, nota a tutti come evoluzionismo.
I cattolici devono prendere per buona questa spiegazione del mondo, e accettarla definitivamente come una verità scientifica inconfutabile? A leggere i titoli di alcuni giornali e a sentire certe dichiarazioni diffuse negli ultimi mesi, sembrerebbe proprio di sì. Basta tentazioni creazioniste, basta obiezioni fastidiose ai capisaldi dell’evoluzionismo, basta discussioni sull’origine della specie: sir Charles Darwin aveva ragione. Ma, attenzione: come sempre, fermarsi alla superficie delle cose è pericoloso, ben sapendo che i mass media sono spesso la quintessenza dell’approssimazione. Cerchiamo allora di capire i termini di una questione che è molto complessa. Proviamo a riassumerli in dieci proposizioni.
1. La Chiesa cattolica non ha “sposato” l’evoluzionismo. Non potrebbe farlo per una semplice ragione di metodo: la Chiesa non è stata fondata da Cristo per manifestare la sua predilezione per una teoria scientifica, ma per annunciare il Vangelo e proclamare la verità sull’uomo. La Chiesa non esclude a priori la possibilità che le teorie evoluzioniste si dimostrino fondate, ma la Rivelazione cristiana tiene per fermi due fatti: la creazione del cosmo da parte di Dio e il suo diretto intervento nella creazione dell’uomo. Salvi questi due punti, ogni teoria è compatibile con le verità della fede. Ma c’è dell’altro. Papa Pio XII afferma che «il Magistero della Chiesa non proibisce che in conformità dell’attuale stato delle scienze e della teologia, sia oggetto di ricerche e di discussioni, da parte dei competenti in tutti e due i campi, la dottrina dell’evoluzionismo, in quanto essa fa ricerche sull’origine del corpo umano, che proverrebbe da materia organica preesistente». Poiché il brano è tratto dall’enciclica Humani generis, pubblicata il 22 agosto del 1950, si capisce bene come non vi sia oggi alcun fatto nuovo nella disponibilità della Chiesa ad ascoltare la campana evoluzionista.
2. Questa apertura deve avvenire però con alcune accortezze: in primo luogo, per usare le stesse parole di Pio XII, «la fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime sono state create immediatamente da Dio». Dunque, l’opera creatrice di Dio sussisterebbe anche nell’ipotesi di una “derivazione” organica dell’uomo da altra specie. Inoltre, il confronto con le tesi degli evoluzionisti deve avvenire «in tale modo che le ragioni delle due opinioni, cioè di quella favorevole e di quella contraria all’evoluzionismo, siano ponderate e giudicate con la necessaria serietà, moderazione e misura e purché tutti siano pronti a sottostare al giudizio della Chiesa, alla quale Cristo ha affidato l’ufficio di interpretare autenticamente la Sacra Scrittura e di difendere i dogmi della fede» (Humani Generis, IV).
Dunque, non deve mai accadere che le dottrine evoluzioniste siano accettate acriticamente e insegnate come vere senza che siano state vagliate con i mezzi ordinari della logica di cui l’uomo normalmente dispone.
3. Nell’ambito dell’evoluzionismo, i cattolici non potranno accogliere la tesi nota come poligenismo. Essa afferma che gli uomini non hanno avuto origine dal medesimo progenitore. «Non si vede – scrive Pio XII – come queste affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e gli atti del Magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale, che proviene da un peccato veramente commesso da Adamo individualmente e personalmente, e che, trasmesso a tutti per generazione, è inerente in ciascun uomo come suo proprio» (Humani generis, V).
4. Non possiamo ignorare che molto spesso l’evoluzionismo è dichiaratamente ateo, e che esso ha come obiettivo fondamentale la dimostrazione che l’universo non è stato creato da Dio. Darwin chiude il suo saggio sull’Origine della specie, del 1889, con un inno al Creatore; ma nel 1937, con la scoperta delle sue Notes segrete, si apprende che egli era già diventato materialista e seguace di Auguste Comte. Allo stesso modo, oggi sono numerosi gli scienziati, i filosofi, gli intellettuali in genere che maneggiano l’evoluzionismo come una clava da picchiare sulla testa dei cattolici. Fingendo di ignorare che nessuna teoria scientifica riesce a spiegare il passaggio dal nulla all’esserci della materia.
5. Non si deve mai dimenticare che l’evoluzionismo, lungi dal rimanere una teoria scientifica, rappresenta spesso il tentativo di delineare una nuova antropologia e dunque una nuova filosofia, secondo la quale l’uomo è un animale come tutti gli altri, Dio non esiste e, dunque, l’uomo è norma a sé stesso secondo i suoi istinti. Questa è la vera carica esplosiva insita nella dimensione ideologica dell’evoluzionismo.
6. È per questo motivo che l’insegnamento di questa teoria nelle scuole rappresenta un tema molto delicato. I disegnini arcinoti di scimmioni proni sulle nocche delle mani, che si trasformano con un miracoloso lifting evolutivo in un uomo eretto, tendono a produrre sugli studenti l’idea avvilente che nell’album di famiglia ognuno di noi ha delle bestie pelose. Un duro colpo alla possibilità di cogliere la meraviglia della persona umana e la sua dignità di essere libero dotato di anima spirituale, immagine di Dio.
7. Per questo motivo peccano di leggerezza quei cattolici che ritengono insignificante il dibattito sull’evoluzionismo, perché giudicano irrilevante il modo con cui Dio ha creato l’uomo. Nonostante vi sia del vero in questo atteggiamento, la confutazione critica dell’evoluzionismo rivela oggi più che mai una fortissima valenza
apologetica, alla stregua della conoscenza della vera storia della Chiesa opposta alle leggende nere infamanti.
8. Le teorie evoluzioniste attraversano oggi una profonda crisi. Negli Stati Uniti sono oggetto di una critica serrata che ne ha fortemente ridimensionato la diffusione nei programmi scolastici. Questa ostilità è in parte originata dall’interpretazione letterale che un certo fondamentalismo protestante applica al testo biblico. Ma sbaglierebbe chi pensasse che la ventata creazionista abbia questa unica origine. La verità è che decine di scienziati nel mondo non credono più ciecamente all’evoluzionismo e ne contestano radicalmente molte delle presunte prove.
9. Gli argomenti che mettono in difficoltà l’evoluzionismo sono molti. Ne ricordiamo solo alcuni. Alcuni reperti archeologici pro-evoluzione sono risultati dei falsi. Molti “anelli mancanti” dell’evoluzione continuano a mancare. A oggi non si è ancora osservato in natura il passaggio da una specie verso una specie più complessa. Molte altre incongruenze sono state evidenziate dagli studi condotti dal genetista Giuseppe Sermonti e dal giornalista Maurizio Blondet.
10. L’osservazione dei meccanismi della natura rivela una complessità così elevata e costante, da rendere irragionevole la conclusione che tutto il processo evolutivo si sia sviluppato sulle capricciose onde del caso. Dall’entropia – il disordine – per casualità non si può che aumentare il disordine. Dunque, come minimo il progetto evolutivo porta impresso un “disegno intelligente” che lo governa. Il dito di Dio lascia la sua impronta nella materia creata. Mentre nella ragione umana si insinua un semplice dubbio: e se l’evoluzionismo fosse soltanto un mito?
Bibliografia
Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 279 – 301.
Pio XII, Lettera enciclica Humani Generis, 12 agosto 1950.
Christoph Schonborn, in New York Times, 7 luglio 2005.
Maurizio Blondet, L’uccellosauro ed altri animali. La catastrofe del darwinismo, Effedieffe, 2002.
Giuseppe Sermonti, Dimenticare Darwin, Il Cerchio, 1999.
Giuseppe Sermonti, La scimmia nuda, Il Cerchio, 1999.
Giovanni Monastra, Le origini della vita, Il Cerchio, 2000.
Daniel Raffard de Brienne, Per finirla con l’evoluzionismo, Il Minotauro, 2003.
Jean-Marie de la Croix, L’evoluzione darwiniana dell’uomo: ipotesi vera o falsa?, Mimep-Docete, 2002.