L’ultimo riconoscimento, in ordine di tempo, è giunto soltanto qualche giorno fa, con la dichiarazione dell’arcivescovo di Salerno, monsignor Gerardo Pierro: la guarigione della signora Anna Santaniello – risanata nel 1952 e oggi novantaquattrenne – da una grave patologia reumatica che aveva danneggiato la funzionalità cardiaca «non è scientificamente spiegabile».
Divengono così 67 i miracoli attribuiti ufficialmente all’intercessione della Madonna venerata a Lourdes (dove la Vergine apparve nel 1858 a Bernadette Soubirous). Quello dei Pirenei è infatti l’unico santuario nel quale è attiva una Commissione medica che valuta dal punto di vista clinico i presunti eventi prodigiosi e che trasmette le conclusioni al vescovo della diocesi nella quale risiede la persona guarita. Spetta poi all’ordinario diocesano, dopo aver valutato le questioni teologiche connesse con l’evento, decretare o meno la sussistenza del miracolo.
Fra le più significative vicende che hanno visto quali protagonisti alcuni pellegrini a Lourdes c’è quella del trentino Vittorio Micheli.
Nel 1962, mentre stava svolgendo il servizio militare, gli venne diagnosticato un tumore maligno. Il sarcoma, come mostrarono le radiografie, progredì sino a causargli la completa distruzione del lato sinistro dell’anca, tanto che la gamba non era più in relazione con il bacino se non per la presenza delle parti molli superficiali. Il 1° giugno 1963, mentre si trovava immerso nella piscina di Lourdes, percepì un miglioramento e al rientro a casa il radiologo riscontrò la straordinaria ricostruzione dei tessuti ossei dell’anca. Il miracolo fu attestato dall’arcivescovo di Trento nel 1976.
Un’altra italiana guarita a Lourdes è la siciliana Delizia Cirolli che nel 1976, a dodici anni d’età, cominciò ad avvertire dolore al ginocchio destro. Le radiografie misero in luce anche in questo caso l’esistenza di un tumore maligno e i medici spiegarono ai genitori che l’unica soluzione poteva essere l’amputazione della gamba. Insieme con la mamma, la bambina fece un pellegrinaggio a Lourdes nell’agosto di quell’anno. Ritornata a casa, continuò a bere ogni giorno un sorso di acqua benedetta nel santuario e da metà dicembre si sentì meglio. I nuovi esami radiologici confermarono la riparazione sia ossea sia corticale e la guarigione definitiva dal neuroblastoma. La dichiarazione del miracolo venne fatta dall’arcivescovo di Catania nel 1989.
Moltissime altre chiese in tutto il mondo sono note per i tanti ex voto pubblicamente esposti, a testimonianza delle innumerevoli grazie ricevute dai devoti, che non di rado sono anch’esse veri e propri miracoli, seppur non riconosciuti formalmente. Ma un particolare luogo di culto ha una storia del tutto eccezionale: è il santuario del miracolo eucaristico di Lanciano, nel quale si conserva un’ostia e del vino consacrati che nell’ottavo secolo si trasformarono in carne e sangue durante una Messa celebrata da un monaco Basiliano che nutriva dubbi sulla verità della transustanziazione.
Un’antichissima tradizione ha tramandato questo episodio. Qualche decennio fa la scienza ha però consentito una verifica diretta dell’attendibilità della narrazione, mediante l’analisi della reliquia curata dal dottor Linoli. La sintesi dei risultati è stata netta: «Le ricerche istologiche hanno accertato che la Carne si compone di un tessuto mesodermale riconoscibile come cuore, miocardio ed endocardio. Le varie ricerche eseguite sul Sangue, e in particolare la cromatografia in strato sottile, hanno permesso di riconoscere trattarsi veramente di sangue. La natura umana dell’antico Sangue e dell’antica Carne di Lanciano è stata dimostrata immunologicamente a mezzo di reazione di precipitazione zonale di Uhlenhuth. Il gruppo sanguigno ricercato sui liquidi di eluizione dell’antico Sangue e dell’antica Carne è risultato eguale nei due tessuti (gruppo Ab)».
Ma la più ricca documentazione relativa a miracoli approvati dalla Chiesa è conservata in Vaticano, nell’archivio della Congregazione delle cause dei santi. Faldoni carichi di polvere e di storia che da oltre quattro secoli narrano eventi riconosciuti prodigiosi dopo un accurato esame da parte di esperti di indiscussa autorevolezza. Si tratta di migliaia di casi, in quanto sino alla riforma del 1983 erano necessari due miracoli per la beatificazione e altri due per la canonizzazione. Ora ne basta uno per ciascuna delle fasi, ma ciò nonostante – nel solo pontificato di Giovanni Paolo II – sono state approvate ben 399 vicende per le quali la Consulta medica ha dichiarato «l’inspiegabilità scientifica».
Negli ultimi anni ho potuto consultare tutte le relative Positio, ossia i ponderosi dossier che contengono ogni testimonianza e incartamento, scegliendo una trentina fra i più eclatanti episodi per due volumi che ho pubblicato con la Piemme: Miracoli. Quando la scienza si arrende (settembre 2004) e I miracoli dei bambini (gennaio 2006). Si tratta davvero di storie al limite dell’impossibile, che le fotografie, i referti medici e le documentazioni cliniche – anch’esse proposte nei suddetti libri – permettono a chiunque di verificare con i propri occhi.
Un caso emblematico è quello che ha visto protagonisti i coniugi costaricensi Claudia e Alex Solís Fallas: due persone dotate di profonda fede e umiltà, i quali hanno “osato” implorare nella preghiera una guarigione che, allo sguardo umano, sembrerebbe davvero una sfida a Dio. Quando Claudia era al settimo mese di gravidanza, infatti, un’ecografia aveva consentito di diagnosticare nel feto la malformazione del cosiddetto «labbro leporino». Un nuovo filmato ecografico, realizzato venti giorni prima del parto cesareo, era stato visionato da uno dei massimi esperti statunitensi, che aveva confermato la patologia. Intanto i due sposi avevano cominciato a invocare l’intercessione della suora salesiana Maria Romero Meneses, nota in tutto il Centro America per le sue esperienze mistiche. E quando, il 28 novembre 1994, venne alla luce la piccola Maria, tutti i medici presenti poterono constatare che, incredibilmente, non c’era alcuna apertura sul labbro della neonata!
«Con quali miracoli specialmente, Gesù Cristo confermò la sua dottrina e dimostrò di essere vero Dio? Gesù Cristo confermò la sua dottrina e dimostrò di essere vero Dio specialmente col rendere in un attimo la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la parola ai muti, la salute a ogni sorta d’infermi, la vita ai morti; con l’imperar da padrone ai demoni e alle forze della natura, e sopra tutto con la sua risurrezione dalla morte».
(Catechismo di san Pio X, n. 88).