È diffuso un luogo comune: il cattolicesimo ostacola il progresso umano, lo sviluppo e il benessere di un popolo. A differenza del protestantesimo. Smontiamolo perché è falso
Secondo un’idea diffusa da intellettuali lontani e/o avversi al cattolicesimo a partire dall’illuminismo, che rimane particolarmente diffusa a livello giornalistico e popolare, il cattolicesimo sarebbe stato di ostacolo alla diffusione e alla penetrazione del capitalismo, in Italia e in generale in quei Paesi che non hanno sperimentato i supposti benefici della Riforma protestante.
La tesi deriva dal sociologo tedesco Max Weber (1864-1920), le cui idee furono confutate già negli anni 1930 da Amintore Fanfani (1908-1999), il quale mostrò come molte innovazioni che Weber attribuiva al mondo protestante risalissero in realtà ai banchieri cattolici toscani. Occorre dire, però, che quanto Weber proponeva in modo sfumato e problematico, riferendolo peraltro più al protestantesimo inglese che a quello della Germania e del Nord Europa, è stato poi ripreso in modo grossolanamente ideologico da polemisti anti-cattolici italiani, a partire da Piero Gobetti (1901-1926).
Da alcuni anni peraltro possiamo leggere in lingua italiana le opere di un sociologo della religione, Rodney Stark, che pur non essendo personalmente un cattolico sostiene che il cattolicesimo non soltanto è all’origine del capitalismo, così come si è sviluppato in Europa e in particolare in Italia, ma anche della stessa scienza e della nozione di libertà personale. La tesi di Stark, esposta per esempio nel suo La vittoria della ragione, è importante anche per le conseguenze che può avere sul modo di pensare alle proprie radici da parte di molti cattolici, in particolare in Italia, che si sentono accusare dagli stessi libri scolastici che leggono a scuola i loro figli di essere economicamente retrogradi proprio in quanto cattolici, in particolare per avere rifiutato la Riforma protestante e la conseguente modernità.
Un mondo creato secondo ragione
La base della sociologia di Stark è che la religione non è qualcosa di secondario, comprensibile soltanto alla luce di cause economiche e sociali. La tesi di Stark di fatto ribalta l’interpretazione del rapporto fra religione e società diffuso in Occidente dal Rinascimento in poi, volto a negare l’importanza di Dio nella vita dei popoli e comunque a ridurlo a un fatto privato.
Al contrario, secondo Stark, il Dio dei cristiani ha creato il mondo secondo ragione, permettendo così agli uomini di scoprire, seppure mai completamente, le leggi che regolano la vita di questo mondo e di poterne fare la scoperta soltanto progressivamente, grazie anche a un difficile lavoro di trasmissione del sapere da una generazione alla successiva. Da qui nasce l’idea del progresso della conoscenza, che appunto cresce nel tempo e si perfeziona, e viene trasmessa di generazione in generazione secondo uno schema proprio della religione cristiana, che la distingue dalla maggioranza delle altre secondo le quali ci sarebbe stata all’origine una età dell’oro, irripetibile, alla quale è successivamente seguita una continua decadenza.
Scienza e cristianesimo
La scoperta delle leggi che regolano la vita dell’universo è ciò che in Occidente viene definito scienza, che appunto secondo Stark è nata nell’Europa cristiana, cioè in un contesto religioso e culturale che non prevede l’esistenza di dèi volubili (come nel paganesimo antico) o di un Dio che può cambiare le leggi dell’universo (come per esempio avviene nell’islam). Il cristianesimo peraltro ha inventato anche la nozione di persona umana, libera e responsabile delle proprie azioni, capace di scoprire, oltre che le leggi dell’universo, anche quelle di natura morale. La persona possiede diritti che non le vengono riconosciuti o concessi dallo Stato ma le sono propri, perché inerenti alla sua natura. Così la persona ha dei diritti ma anche dei doveri, anzitutto quello di vivere alla luce di quella legge morale che è in grado di conoscere. Fra i diritti fondamentali della persona, vi sono quello alla libertà politica nei confronti dell’ingerenza dello Stato, peraltro realizzata in modi diversi nelle varie epoche della storia, e quello alla proprietà privata.
La scienza, la libertà della persona e dei corpi intermedi di fronte all’autorità politica, il diritto a possedere sono i connotati dell’economia moderna, che in realtà è nata nel Medioevo, quando l’Europa supera il resto del mondo nell’ambito delle scoperte scientifiche, dell’organizzazione della vita politica e del sistema economico. Vengono così poste le basi di quel sistema “capitalista” basato sull’esistenza di proprietari privati che intraprendono attività commerciali complesse, di lungo periodo, con la possibilità di investimenti e re-investimenti che favoriscono lo sviluppo e offrono posti di lavoro e un reale progresso economico.
Se questo è ciò che viene chiamato sistema capitalista, spiega sempre Stark, i primi capitalisti sono stati i monasteri medioevali, a partire dal IX secolo, e tale sistema si è sviluppato soprattutto in Italia dove proprio nel Medioevo erano presenti quelle tre condizioni particolarmente favorevoli allo sviluppo di un sistema “capitalista”: la passione per la scienza, particolarmente diffusa nelle università di Padova e Bologna ma anche in un sistema scolastico preuniversitario superiore a quello di altri Paesi; una libertà politica garantita anche dall’esistenza dei Comuni, cioè di un sistema politico con poteri molto diffusi (addirittura nell’Anno Mille si parlava di «anarchia feudale»), che di fatto impedivano o comunque limitavano il potere centrale; e infine dall’esistenza di una proprietà privata assai diffusa.
Il capitalismo in Italia
Nella sua opera, Stark traccia lo sviluppo del “capitalismo italiano” a partire dal Medioevo. Tale sviluppo comporta l’invenzione della banca moderna e del sistema assicurativo, che permettono fra l’altro che l’Italia abbia un primato in Europa dal punto di vista economico, nonostante la sua debolezza politica e militare. Ora, le imprese italiane, nei diversi settori in cui operano in Europa, non soltanto non sono condizionate negativamente ma al contrario hanno ricevuto dal cattolicesimo una “marcia in più” anche per compiere il lavoro economico e finanziario che sono chiamate a svolgere. Tuttavia, questo primato italiano verrà meno quando verrà a mancare la libertà politica, uno dei presupposti fondamentali, per Stark, affinché vi sia un autentico sviluppo economico. Infatti, a partire dal Rinascimento e in seguito alle guerre di religione del XVII secolo, la nascita di signorie dispotiche e poi la dominazione francese e spagnola introdurranno in Italia un sistema politico assolutista, di fatto centralista, che aumenterà le tasse e in un certo modo limiterà lo stesso diritto di proprietà. Il declino italiano, afferma Stark, dipende dall’introduzione di queste caratteristiche che possiamo chiamare centraliste, e non dal fatto che si tratti di un Paese cattolico.
Civiltà occidentale e cristianesimo
Il cristianesimo ha fondato la civiltà occidentale, ma quest’ultima riuscirà a sopravvivere perdendo la fede cristiana, si chiede Stark. Si potrebbe pensare che l’idea che la ragione umana possa scoprire le leggi naturali che governano il mondo sia così penetrata nella cultura dell’Occidente che neppure il peggior secolarismo potrebbe scalfire questa convinzione. Stark però ha due obiezioni a questa tesi. La prima è che l’Europa declina in proporzione al rifiuto delle sue istituzioni pubbliche a riconoscerne le radici cristiane.
La seconda obiezione è che il numero dei cristiani cresce in quei Paesi non europei che si aprono alla ricerca scientifica, alla libertà politica e all’economia moderna. È questo il caso dell’Africa, dove circa la metà di coloro che vivono a Sud del Sahara ormai sono cristiani, ma anche della Cina, dove le conversioni al cristianesimo sono tantissime, nonostante la reticenza del governo ad ammetterlo. Un intellettuale cinese, citato da Stark, avrebbe detto al giornalista David Aikman che, dopo avere per tanti anni ricercato le ragioni della supremazia dell’Occidente, ha ritenuto di poter affermare che tale supremazia risiede nella religione cristiana: «È questa la ragione per cui l’Occidente è diventato così potente. Il fondamento morale cristiano della vita sociale e culturale è il fattore che ha reso possibile l’emergere del capitalismo e la transizione a una politica democratica. Non abbiamo più dubbi su questo punto».
Così accade che, in molti Paesi coinvolti nel processo di globalizzazione, prima fioriscono minoranze cristiane (che in qualche caso possono diventare anche maggioranze) e poi questi Paesi compiono significativi passi nel campo scientifico, in quello delle libertà democratiche e in quello dello sviluppo economico.
Per saperne di più…
Rodney Stark, La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza, Lindau, 2006.
Amintore Fanfani, Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo, Marsilio, 2006.
Su tutta la controversia italiana su Weber, protestantesimo e capitalismo cfr. M. Introvigne,
Introduzione. Centocinquant’anni dopo: identità cattolica e unità degli italiani, in Francesco Pappalardo – Oscar Sanguinetti (a cura di), 1861-2011. A centocinquant’anni dall’Unità d’Italia. Quale identità?, Cantagalli, 2011, pp. 5-33.
Una delle opere di Rodney Stark, La scoperta di Dio. L’origine delle grandi religioni
e l’evoluzione della fede, è stata presentata da Massimo Introvigne su il Timone n. 71/2008.
IL TIMONE N. 118 – ANNO XIV – Dicembre 2012 – pag. 22 – 24
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