Documento dello secolo, contiene i fondamenti della dottrina teologica, morale ed ecclesiastica cristiana. C'è la prima condanna dell'aborto. E raccomanda di vivere costantemente in stato di grazia per essere degni della gloria eterna
Rimasta sconosciuta sino al 1883, quando il metropolita greco di Nicomedia Filoteo Bryennios ne pubblicò la prima edizione, dopo averne rinvenuto il manoscritto a Costantinopoli dieci anni prima, la Didaché è un documento di straordinaria importanza, risalente al periodo immediatamente successivo a quello degli apostoli.
Fin dalla sua scoperta, essa suscitò un interesse eccezionale – il celebre scrittore russo Tolstoj la lesse con entusiasmo, ravvisandovi il modello di vita cristiana da lui tanto caldeggiato – che col passare del tempo non è mai venuto meno, attirando costantemente l'attenzione sia degli studiosi che dei semplici credenti, affascinati da questo testo che il grande patrologo Johannes Quasten non esita a definire «venerabile».
Agile compendio della dottrina di Gesù
Didaché, parola che in greco significa insegnamento, non è il titolo completo dell'opera, che assai probabilmente suonava nei termini seguenti: Insegnamento del Signore ai gentili, trasmesso dai dodici apostoli.
L'autore è ignoto, ma è plausibile che abbia composto l'opera intorno agli anni 50-70 del l° secolo, al fine di offrire un agile compendio della dottrina di Gesù, così come gli apostoli l'avevano tramandata attraverso la loro predicazione.
Il testo è suddiviso in sedici capitoli: nei primi dieci troviamo varie indicazioni riguardanti la liturgia e l'istruzione dei catecumeni e nei successivi cinque numerosi precetti di carattere morale e disciplinare. Il sedicesimo e ultimo capitolo verte sull'attesa escatologica e il ritorno di Cristo.
La sezione iniziale è strutturata secondo l'immagine delle "due vie», quella della vita, che si fonda sull'amore per Dio e per il prossimo, e quella della morte, contraddistinta dai vizi legati alla debolezza della carne e alle inclinazioni negative presenti nel cuore dell'uomo.
Riecheggiando il Vangelo, la Didaché raccomanda di amare i nemici, di perdonare gli offensori, di fare l'elemosina senza chiedere nulla in cambio, di non fornicare, di non praticare l'aborto e l'infanticidio, di non dire falsa testimonianza, di fuggire l'ira, la doppiezza e l'invidia, di non praticare alcuna forma di idolatria, di non mormorare e diffamare, di essere miti, di educare cristianamente i figli, di non provocare divisioni e di portare la pace.
La più antica denuncia dell'aborto
Riguardo al grave peccato dell'aborto, è interessante ricordare che quella contenuta nella Didaché è la più antica denuncia cristiana al riguardo: "Non sopprimere il bambino mediante l'aborto, e non ucciderlo quando è già nato». Queste parole, che non ammettono incertezze, da una parte si pongono in chiara continuità con la grande tradizione propria del giudaismo che vedeva nella prole un segno della benevolenza e della generosità di Dio, dall'altra manifestano una netta contrapposizione nei confronti della mentalità pagana che accettava che si praticasse l'aborto e che si abbandonassero i figli non graditi.
Per quanto concerne la storia della liturgia, è molto importante quanto nella Didaché è scritto in merito al battesimo: "Per ciò che riguarda il battesimo, battezzate in questo modo: dopo aver detto tutto ciò che precede, battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, con acqua viva. Se non hai acqua corrente, battezza anche con altra acqua; se non puoi farlo con acqua fredda, usa pure quella calda. Se mancano ambedue, per tre volte versa sul capo dell'acqua, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Prima del battesimo, colui che battezza, il battezzando ed anche altri, se possono, debbono digiunare; nel caso del battezzando, devi imporgli un digiuno previo di uno o due giorni».
Poco dopo, sia a proposito del digiuno che della preghiera, l'autore si premura di distinguere con nettezza le pratiche legalistiche, tipiche degli ipocriti, da quelle autentiche, e per quanto concerne la vera orazione ordina di recitare il Padre Nostro tre volte al giorno.
Particolarmente rilevanti risultano il nono e il decimo capitolo, in quanto riportano le più antiche preghiere eucaristiche finora conosciute: prima quelle usate per la consacrazione del pane e del vino e poi quelle di ringraziamento. Fra i testi delle orazioni, si trova, come incastonato, il seguente perentorio divieto che dimostra quale enorme valore venga attribuito dall'autore al nutrimento eucaristico: "Nessuno mangi e beva della vostra eucarestia, ma solo coloro che sono stati battezzati nel nome del Signore; a questo proposito infatti il Signore ha detto: Non date le cose sante ai cani».
Vita ecclesiale
A partire dall'undicesimo capitolo, la Didaché contiene varie norme di vita ecclesiale. Innanzitutto l'autore si preoccupa di insegnare a riconoscere e a rispettare gli autentici apostoli e profeti del Signore, distinguendoli da quelli falsi che non vivono in coerenza con il Vangelo e, in particolare, chiedono somme di denaro: "Chiunque venga nel nome del Signore, sia accolto; in seguito, quando l'avrete messo alla prova, sarete in grado di conoscerlo, perché avete l'intelligenza per distinguere la destra dalla sinistra». Un maestro vero e un profeta autentico meritano quanto occorre per il loro sostentamento. Parimenti, grande attenzione deve essere riservata a coloro che sono nel bisogno, ai quali non deve mai mancare la concreta solidarietà dei cristiani.
Inoltre alla comunità dei credenti l'autore ordina quanto segue: «Nel giorno domenicale del Signore, riunitevi per spezzare il pane e rendete grazie, dopo aver in precedenza confessato i vostri peccati, di modo che il vostro sacrificio sia puro. Colui che ha una lite con il suo compagno non si unisca a voi, finché non si sia riconciliato, perché il vostro sacrificio non venga contaminato. Di questo sacrificio, infatti, è stato detto dal Signore: "In ogni luogo e in ogni tempo mi sia offerto un sacrificio puro; poiché sono un re grande, dice il Signore, e il mio nome è meraviglioso tra le genti"».
Nel quindicesimo capitolo si fa riferimento all'elezione di vescovi e diaconi e si raccomanda caldamente che vengano scelte persone di alta statura morale.
Il futuro Come si è accennato, la Didaché si chiude con un forte richiamo al futuro escatologico: i cristiani sono tenuti a essere sempre pronti ad accogliere il Signore che tornerà e ciò significa che devono vivere costantemente in stato di grazia per essere considerati degni della gloria eterna. L'autore descrive gli ultimi tempi con emozionante partecipazione: si moltiplicheranno i falsi profeti, odi e tradimenti si diffonderanno ovunque e «apparirà il seduttore del mondo: farà segni e prodigi e tutta la terra gli si consegnerà, e commetterà crimini mai visti da quando esiste il mondo». Sarà il momento della prova suprema e «coloro che persevereranno nella fede saranno salvati».
AI termine di questa breve presentazione della Didaché, volentieri riportiamo il seguente illuminante giudizio su di essa, proposto da Umberto Mattioli, uno dei maggiori studiosi di questo antichissimo documento cristiano: «Colpisce la straordinaria densità del testo [ … ]. Vi convergono lo spirito, lo stile sapienziale e lo stile giuridico dell'Antico Testamento [ … ] mentre è sempre presente un sottofondo evangelico e un clima paolino che non può essere effetto di finzione. Sono a ogni modo da segnalare la pagina escatologica finale piena di fiducioso abbandono [ … ] e inoltre le preghiere eucaristiche che echeggiano, nella solenne semplicità, le cadenze ritmi che dei salmi» .•
Per saperne di più …
La dottrina dei dodici apostoli, Edizioni Studio Domenicano, 2009. www.intratext.com/XlITA0035.htm
Padri Apostollci, AntOlogia, Paoline, 1967, pp. 15- 64.
Johannes Quasten, Patrologia, Marietti, 1983, pp. 34-43.
Il Timone – Novembre 2014