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13.12.2024

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Fides et Ratio. La “Supplica” di Atenagora
2 Maggio 2014

Fides et Ratio. La “Supplica” di Atenagora

Monoteismo, Trinità, indissolubilità del matrimonio: la Supplica per i cristiani (177 d.C.) è un grande esempio di testo apologetico, in cui il filosofo ateniese difende i cristiani dalle accuse più nefande facendo risaltare la bellezza della fede e della vita cristiana

 

Considerato «il più eloquente dei primi apologisti cristiani» (Quasten), Atenagora di Atene visse nel II secolo e la sua fama è legata quasi esclusivamente all’opera Supplica per i cristiani, che egli indirizzò, verso l’anno 177, agli imperatori Marco Aurelio Antonino e Lucio Aurelio Commodo, figlio di Marco Aurelio. Della vita di Atenagora non sappiamo quasi nulla, ma ci sono noti tre elementi di non trascurabile importanza: era ateniese, era filosofo e, soprattutto, era cristiano.

 

L’uso della ragione per l’apologetica

La Supplica inizia affermando che i cristiani soffrono ingiustamente a causa di calunnie e di errate interpretazioni della fede da loro professata: «Perciò proprio noi cristiani – scrive Atenagora, rivolgendosi agli imperatori – abbiamo osato rendervi palese quanto ci riguarda: conoscerete da queste parole che noi siamo trattati ingiustamente, contro ogni legge e ogni ragione».

È molto interessante notare che Atenagora fa appello alla ragione: da serio studioso di filosofia, non può fare a meno di denunciare non soltanto l’ingiustizia, ma anche l’irrazionalità delle persecuzioni a cui vengono sottoposti i seguaci di Gesù Cristo. Tante sono le accuse che piovono sul capo dei cristiani innocenti e inermi, ma tre sono le più gravi, le più infamanti e, nello stesso tempo, le più false: si dice infatti che essi siano atei, che pratichino il cannibalismo e che si uniscano incestuosamente tra loro.

 

Il Dio ragionevole dei cristiani

Non si possono certo incolpare i cristiani di ateismo: essi sono monoteisti, come lo sono stati alcuni filosofi e poeti pagani, che non per questo vengono considerati atei.

Per di più, la credenza in un solo Dio, seguita dai cristiani, si appoggia alla parola dei Profeti, i quali sono stati ispirati direttamente dallo Spirito di Dio.

E se ciò non bastasse, essi hanno tutte le carte in regola per dimostrare l’unicità di Dio anche mediante la ragione, cosicché «la nozione cristiana di Dio è più perfetta e più pura di quella di qualunque filosofo». Convinto di aver confutato l’accusa di ateismo sia facendo leva sulla Rivelazione che sulla ragione, Atenagora trae le prime conclusioni: «Così vi ho sufficientemente dimostrato che noi non siamo atei, poiché ammettiamo un Dio unico, increato, eterno, invisibile, impassibile, incomprensibile, immenso, che può essere contemplato solo dalla mente e dalla ragione, circonfuso di luce, di bellezza, di spirito e di potenza ineffabile».

Chiarito tutto questo, la difesa di Atenagora prosegue seguendo anche un’altra linea, quella che fa perno sulla testimonianza morale offerta quotidianamente dai cristiani, che si attengono a un’etica così elevata, l’etica dell’amore e del perdono, che nessun filosofo prima di loro aveva mai praticato. Soltanto la fede in Dio può spiegare l’ammirevole condotta dei cristiani: «Orbene – domanda polemicamente Atenagora a questo riguardo –, potremmo forse condurre una vita così santa se non fossimo convinti che Dio presiede al genere umano?».

La Supplica contiene pure una ferma contestazione del politeismo, considerato una vera e propria assurdità.

 

Creazione sì. Panteismo e antropomorfismo no!

Inoltre, Atenagora ricorda che i cristiani distinguono con chiarezza Dio dal mondo: adorano il primo, ma non il secondo, anche se, guardando alla meraviglia del creato, sono invogliati a rendere onore e lode a Colui che ne è l’artefice. Simili a favole, i miti antichi hanno tramandato credenze insostenibili riguardo alla divinità, quale, per esempio, l’antropomorfismo, che attribuisce agli dei sembianze e caratteri umani.

Dunque, come è facile notare, tantissime sono state le dottrine sostenute a proposito di Dio e della divinità: perché – si chiede Atenagora – a essere perseguitato è soltanto il cristianesimo? Esso, in verità, ha portato nel mondo una fede nuova decisamente superiore a tutte quelle precedenti e ha saputo dare spiegazioni molto convincenti riguardo a molte questioni controverse, fra cui quelle relative all’esistenza e all’azione degli angeli e dei demoni.

Che dire poi dell’evidente insensatezza della divinizzazione degli imperatori e dei re abbastanza diffusa nel mondo pagano?

 

Accuse ai cristiani smontate

Tenendo conto di tutto ciò, risultano davvero ridicole le accuse di empietà mosse nei confronti dei cristiani, i quali, al contrario, si distinguono per purezza dei costumi e per nobiltà d’animo. Tale loro atteggiamento rende completamente ingiustificate le accuse di incesto e di antropofagia, originate esclusivamente dall’odio che alcuni nutrono per i credenti in Cristo, che sono ben lontani dal commettere simili infamie.

I cristiani considerano la castità come una virtù elevatissima e mai si permetterebbero di attentare alla purezza di alcuno, tanto meno di un consanguineo. Inoltre, essi condannano duramente la violenza e l’omicidio: come potrebbero cibarsi di carne umana? Il Vangelo ha insegnato a guardare al premio eterno che non può essere barattato col piacere terreno, figlio dell’impudicizia e della voluttà. Coloro che credono nella resurrezione sono obbligati a nutrire il massimo rispetto per i corpi che un giorno dovranno risorgere. È dunque evidente che i cristiani meritano che si smetta di accusarli ingiustamente.

Atenagora conclude la Supplica con un’esortazione agli imperatori, nella quale, fra l’altro, si legge: «E voi, che siete in tutto e per tutto, per natura e per educazione, buoni, moderati, benevoli e degni dell’impero, inclinate il vostro capo regale a chi ha sventato le accuse e ha dimostrato che noi siamo pii, modesti e di animo castigato».

Volendo sintetizzare i contenuti principali dell’opera di Atenagora, è opportuno sottolineare quanto segue. Nella Supplica è abbozzata la prima dimostrazione razionale del monoteismo e vi è un’esposizione sorprendentemente chiara della dottrina trinitaria, tenuto conto del fatto che l’opera è stata composta prima del Concilio di Nicea.

Atenagora ha idee chiare circa l’esistenza degli angeli ed è un convinto assertore dell’ispirazione divina della Sacra Scrittura. Inoltre, egli loda con particolare vigore la verginità e sostiene con forza l’indissolubilità del matrimonio, il cui fine egli vede nella procreazione, cosa che gli permette anche di condannare senza appello l’aborto, considerandolo a tutti gli effetti un omicidio.

A più di diciotto secoli di distanza, la Supplica per i cristiani dell’ateniese Atenagora non ha perso il suo smalto e rimane un bell’esempio di scritto apologetico volto da una parte a difendere i cristiani dalle accuse più nefande e dall’altra a mettere in risalto la bellezza della fede in Cristo e della vita vissuta in coerenza col Vangelo.

 

 

 

Ricorda

 

«Quali sono, adunque, i precetti in cui noi siamo allevati? […] Amate i vostri nemici, benedite quelli che vi maledicono, pregate per chi vi perseguita […]. Chi mai […] di coloro […] i quali si promettono di rendere […] del tutto felici chi li frequenta, chi mai, dico, è così puro d’animo da amare i nemici invece di odiarli, e invece (ciò che sarebbe la cosa più moderata) di dir male di chi fu primo a coprirli di contumelie, dirne bene, e pregare per chi attenta alla loro vita?».

(Atenagora, Supplica per i cristiani, capitolo XI).

 

 

Per saperne di più…

 

Atenagora, Supplica per i cristiani, Edizioni Paoline, 1980

www.larici.it/culturadellest/icone/apologeti/atenagora/supplica.pdf

Johannes Quasten, Patrologia, Marietti, 1983,pp. 202-208.

Manlio Simonetti, La letteratura cristiana antica greca e latina, Sansoni, 1969, pp. 73-74.

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