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14.12.2024

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Gabriel Marcel
31 Gennaio 2014

Gabriel Marcel


 


Pensatore cristiano, non immune da qualche tinta fideistica, considerò la storia umana un dramma al cospetto di Dio. La realtà è un mistero che ha un senso metafisico e l’uomo deve curarsi di ciò che è e non di ciò che ha.
 
 
 
Marcel De Corte non esitò a paragonare alcune pagine di una sua opera a quelle di Platone e Sant’Agostino, Etienne Gilson considerò un suo testo alla stregua di uno dei capolavori di Henri Bergson. Stiamo parlando di Gabriel Marcel, filosofo e drammaturgo francese nato a Parigi nel 1889. Persa la madre a quattro anni, il piccolo Gabriel fu educato in un ambiente eticamente solido, colto e brillante, ma sostanzialmente agnostico dal punto di vista religioso. Studiò musica e filosofia, subendo in particolare l’importante influenza di Bergson, di cui seguì le lezioni al Collège de France. Insegnò in vari licei e contemporaneamente cominciò a imporsi come grande conoscitore di teatro e come significativo drammaturgo. Nel 1919 si sposò secondo il rito evangelico con Jacqueline Boegner, ma dieci anni dopo approdò al cattolicesimo, grazie a una conversione alla quale dette un contributo assai rilevante Francois Mauriac. Da sempre al centro di una feconda trama di amicizie intellettuali, nel 1933 acquistò nel Quartiere Latino di Parigi una casa che divenne un vero e proprio cenacolo di pensatori, tra cui Berdjaev, Lavelle, Le Senne, Mounier e Landsberg, che vi si riunivano con l’intento di elaborare una filosofia attenta alle istanze spiritualiste di ispirazione cristiana. Intanto la sua notorietà aumentava in patria e all’estero: chiamato a tenere numerosi cicli di conferenze, poté precisare le sue convinzioni, rifiutando, per la sua filosofia, l’etichetta di esistenzialismo cristiano e preferendo quella di neosocratismo. A questo proposito, è opportuno dire che spesso si è erroneamente insistito sull’influsso esercitato da Sartre su Marcel: in realtà, piuttosto, fu vero il contrario. Gli vennero tributati numerosi riconoscimenti e ottenne svariati premi. Nonostante venisse colpito dalla cecità, continuò a lavorare sino alla morte, che lo colse a Parigi nel 1973. Marcel scrisse moltissimo. Tra le sue opere filosofiche tradotte in italiano segnaliamo: Dal rifiuto all’invo-cazione. Saggio di filosofia concreta, Homo viator. Prolegomeni ad una metafisica della speranza, Giornale metafisico e Il mistero dell’essere.
Al termine di questa breve ricostruzione della vita di Gabriel Marcel è opportuno ricordare che la sua filosofia risulta, soprattutto per quanto riguarda la genesi, strettamente collegata con il suo cammino personale di uomo in costante ricerca. Ha scritto Vincent Berning: «Le riflessioni di Marcel derivarono dalla sua situazione esistenziale, connessa al destino d’altri esseri umani. Obiettivo di queste riflessioni era illuminare fenomenologicamente la struttura esistenziale di tale situazione, per poi ascendere al suo senso metafisico. Marcel interpretò sempre le proprie esperienze e il proprio agire come un evento interpersonale di quella storia umana che lo riguardava, in ultima analisi come un dramma profondo al cospetto dell’Eterno, di Colui che, con la sua chiamata, desta e comunica l’essere». Legato com’è alla dimensione autobiografica, il pensiero marceliano appare difficilmente catalogabile, anche se molto chiara risulta la sua tonalità religiosa, che indica con forza il Trascendente, termine di ogni invocazione umana e rivelatore dell’autenticità dell’esistenza stessa. Ha scritto Duilio Bonifazi: «L’esperienza immediata del mio essere mi porta a sentire l’esigenza di oltrepassare il mio essere per arrivare all’Essere [Dio]. L’esistenza dell’io, delle cose e di Dio non si dimostra razionalmente; si vive nell’immediato della sfera dell’essere, si attinge nella zona del […] “mistero”. Accettare e vivere esistenzialmente il “mistero dell’essere” è consenso all’essere, atto di umiltà, impegno, fedeltà, è “conoscenza” sacra, partecipazione illuminata. Questo, per Marcel, è il “sapere metafisico”».
Sulla base di tali considerazioni si comprende perché il filosofo francese abbia negato il valore delle prove razionali dell’esi-stenza di Dio: a suo giudizio, infatti, il vero Dio, il Dio-persona di fronte al quale l’uomo si impegna religiosamente nella fede e nell’amore, non è un oggetto indagabile dal pensiero logico. In stretta correlazione con queste posizioni vi è la celebre distinzione operata da Marcel fra «problema» e «mistero»: per lui un problema riguarda qualcosa che può essere considerato oggettivamente secondo la logica di uno spettatore disinteressato; il mistero, invece, è qualcosa in cui colui che vi si pone di fronte si trova implicato. Un’altra importante distinzione pre-sente nella filosofia marceliana è quella fra «avere» ed «essere»: l’avere rappresenta la dimensione materiale, alienante della vita, la dimensione che, nella modernità, è ben rappresentata dal dominio della tecnica e dall’idolatria del possesso. Dunque, agli occhi di Gabriel Marcel, il compito che si prospetta è quello del passaggio dall’avere all’essere, dal problema al mistero, dal sapere oggettivo a quello soggettivo: così sarà possibile vivere una profonda esperienza metafisica esistenziale, che attesta all’uomo dapprima la sua partecipazione all’essere del mondo sensibile attraverso la corporeità, poi la sua dimensione intersoggettiva che lo apre agli altri, e infine la partecipazione all’Essere in sé, che è Dio stesso, verso cui egli tende nella fede, nell’invocazione, nella speranza e nell’amore.

 

 

RICORDA

«Il pregio inestimabile del pensiero marceliano sta nell’essere un richiamo del filosofo alla sua vera vocazione: a lasciare che le cose parlino, a non sostituire le proprie interrogazioni all’essere. Nei due motivi, su cui egli tanto insiste, dell’umiltà di rispetto all’esistenza e della fedeltà angosciata al suo mistero c’è il segreto del vero metodo e insieme, dal punto di vista storico, un analogo della “meraviglia” che è a fondamento del sistema aristotelico».
(Antonio Livi, La filosofia e la sua storia, vol. III/2, p. 990).

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

Gabriel Marcel, Dal rifiuto all’invocazione. Saggio di filosofia concreta, Città Nuova 1976.
Gabriel Marcel, Giornale metafisico, Abete 1966.
Pietro Prini, Gabriel Marcel e la metodologia dell’inverificabile, Studium 1968.

 

 
IL TIMONE – N. 57 – ANNO VIII – Novembre 2006 – pag. 30 – 31

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