Di Gesù si è scritto e detto molto. Di recente, abbiamo visto libri e films che lo hanno presentato nei modi più fantasiosi. E certamente il motivo non era quello di dare libero sfogo alla creatività.
Ma allora che cosa dobbiamo ritenere per vero di Lui? Che cosa ci dice la Chiesa Cattolica?
Sotto l’aspetto storico, secondo il Catechismo, «noi crediamo e professiamo che Gesù di Nazaret [sia] nato ebreo da una figlia d’Israele [nella discendenza di Davide], a Betlemme, al tempo del re Erode il Grande e dell’imperatore Cesare Augusto, di mestiere carpentiere, morto crocifisso a Gerusalemme, sotto il procuratore Ponzio Pilato, mentre regnava l’imperatore Tiberio» (n. 423). Rimanendo sullo stesso piano potremmo aggiungere che numerosi giudei ed anche alcuni pagani hanno riconosciuto in Gesù i tratti fondamentali del messia promesso da Dio a Israele (n. 439). Anche le espressioni «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20) e, più ancora, «ciò che le nostre mani hanno toccato» (1Gv 1,1-4) non fanno altro che sottolineare la concretezza della figura di Gesù, sia prima che dopo la morte, e che la centralità della fede cristiana è l’annunzio di Gesù Cristo. Solo Lui, infatti, «può condurre all’amore del Padre nello Spirito e può farci partecipare alla vita della Santa Trinità» (Catechesi tradendae, n. 5).
Solo per fede, invece, sappiamo – e dobbiamo credere per essere cristiani – che Gesù è la seconda persona della SS. Trinità, il Figlio di Dio, l’Unigenito – affermando così la sua preesistenza eterna; che è il Cristo, cioè il Messia atteso, l’Unto «che salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). «Non vi è altro Nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12). La sua particolare filiazione divina non solo è rivelata di fronte al Sinedrio «Lo dite voi stessi: Io lo sono» (Lc 22,70), ma è pure sottolineata con le parole «Padre mio e Padre vostro» (Gv 20,17). Noi siamo solo figli adottivi. Per fede siamo certi che si è incarnato nel grembo verginale di Maria per opera dello Spirito Santo, che è disceso agli inferi, che il terzo giorno è risorto e che, poi, verrà alla fine dei tempi a giudicare i vivi e i morti. Sì, dovrà giudicare, perché l’Inferno e il Paradiso esistono! Sempre in forza della fede crediamo che Egli è il Capo della Chiesa, suo Corpo mistico, e che realizza la sua promessa di essere con noi fino alla fine del mondo, come vero Dio e vero uomo, nel pane e nel vino consacrati dal sacerdote.
Pietro a risurrezione avvenuta proclamerà la regalità di Cristo con queste parole: «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (At 2,36).Una regalità e una signoria, quelle di Cristo, contrassegnate, l’una, dal servire e dal dare la vita in riscatto di molti, l’altra, dal riconoscimento che l’uomo non deve sottomettere la propria libertà personale, in modo assoluto, ad alcun potere terreno, ma sol-tanto a Dio Padre e al Signore Gesù Cristo (n. 450).
Bibliografia
Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 422-455.
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 16 ottobre 1979.
Dossier: Il Gesù di…
IL TIMONE – N.63 – ANNO IX – Maggio 2007 pag. 46