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11.12.2024

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Giacobbe ed Esaù
31 Gennaio 2014

Giacobbe ed Esaù

 

 

È scritto nella bibbia che: «Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché era sterile e il Signore la esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta.
Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: “Se è così, perché questo?”. Andò a consultare il Signore. Il Signore le rispose: “Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell’altro e il maggiore servirà il più piccolo”». E Rebecca partorì due gemelli: venne alla luce per primo Esaù e poi nacque Giacobbe. Le parole dette dal Signore dovettero divenire per Rebecca un pensiero assillante. In che modo il maggiore, Esaù, avrebbe servito il più piccolo, Giacobbe?
A Esaù toccava il privilegio della primogenitura. Forse Rebecca confidò a Giacobbe le parole profetiche del Signore. Può darsi che gli abbia anche suggerito di chiedere a Esaù di cedergli la primogenitura perché tutto si risolvesse in modo pacifico.
Così quando un giorno Esaù, tornato affamato dalla caccia, chiese a Giacobbe di mangiare la sua minestra che aveva lì pronta, Giacobbe colse l’occasione per chiedergli, in cambio, di vendergli la primogenitura. Le parole di Esaù sono sorprendenti: «” Ecco sto morendo: a che mi serve la primogenitura?”. Giacobbe allora disse: “Giuramelo subito”. Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe… a tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura» .
Questo non va dimenticato.
Rebecca avrà tirato un sospiro di sollievo pensando che in modo del tutto pacifico si avverava la parola del Signore: il maggiore servirà il più piccolo.
E venne il momento della benedizione che il padre Isacco doveva proferire sul primogenito. Egli chiamò Esaù: lo avrebbe benedetto dopo aver mangiato una buona vivanda che Esaù stesso gli avrebbe preparato.
Rebecca, saputo questo, si affretta ad avvertire Giacobbe: lo veste con gli abiti di Esaù, gli prepara ella stessa il cibo che sapeva gradito a Isacco e lo esorta a presentarsi al padre, ormai cieco per l’età avanzata, facendogli credere di essere Esaù, mentre questi era ancora alla I caccia. Giacobbe teme di essere riconosciuto e che la benedizione si cambi in maledizione, ma Rebecca è talmente sicura di dovere agire così che gli dice: «Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci soltanto».
Isacco, dopo qualche esitazione, proferisce su quel figlio che gli sta dinanzi una benedizione stupenda, che sarà irrevocabile. Quando Esaù ritorna e sa quanto è accaduto, odia Giacobbe al punto di volerlo uccidere. Egli però si era guardato bene dal dire al padre che la benedizione della primogenitura non gli spettava più perché l’aveva venduta, con giuramento, al fratello. Chi tiene conto di questo?
Fu dunque, davvero, un sopruso il gesto di Giacobbe? Comunque egli fu costretto a fuggire dalla casa paterna per salvarsi dall’ira di Esaù e si recò presso lo zio materno Labano, che si approfittò di lui in tutti i modi e lo fece molto soffrire. Le vie del Signore! Non poteva Dio far nascere ,”per primo” Giacobbe o “solo” Giacobbe? Fu proprio Dio a volere così. Certo, Giacobbe sarebbe cresciuto negli agi. Isacco era ricchissimo. Fu invece messo nella condizione di dipendere” esclusivamente” ,dalla protezione di Dio. E Dio più volte gli apparve e gli parlò, mettendo alla prova la sua fede in lui. Egli fu santo al punto che Dio volle nominarsi anche da lui, come è scritto più volte: «lo sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe».
San Paolo, nella Lettera ai Romani, ricordando le parole dette a Rebecca dal Signore, rileva che: «Il disegno divino è fondato sull’elezione non in base alle opere ma alla volontà di colui che chiama», Nella Lettera agli Ebrei, scrive ancora: «In mezzo a voi… non vi sia nessun… profanatore, come Esaù che, in cambio di una sola pietanza, vendette la sua primogenitura. E voi ben sapete che in seguito, quando volle ottenere la benedizione, fu respinto».
Come giudicare tanto negativamente Giacobbe, dopo tali testimonianze?
(continua)

 

 

 


IL TIMONE N. 23 – ANNO V – Gennaio/Febbraio 2003 – pag. 58

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